di Filippo Mignini
Nel 1608 Li Zhizao scrive una prefazione all’opera ricciana Dieci Capitoli di un uomo strano. Nel 1629 inserisce quest’opera nella sua Prima Collezione di Libri Cristiani. Il dotto Li era uno dei più intimi amici di Ricci (Xitai, ovvero maestro occidentale); con lui aveva composto e tradotto molti libri, per le sue opere aveva concepito prefazioni ed epiloghi.
Il testo che oggi proponiamo ai lettori di Cronache Maceratesi fornisce un’avvincente e alquanto particolare descrizione della figura del gesuita maceratese, attraverso la quale possiamo immaginare quali commenti e giudizi la figura di Ricci scatenasse nell’ambiente degli intellettuali cinesi agli albori del XVII secolo.
Prefazione ai Dieci Capitoli di un uomo strano di
Li Zhizao
Il dotto Xitai è arrivato in Cina dopo un lunghissimo viaggio marittimo di novantamila Li, durante il quale ha incontrato mille pericoli e difficoltà, attraversando innumerevoli paesi di cannibali e di delinquenti. Tuttavia egli non ha avuto paura della Cina, ricercando con perseveranza l’amicizia. Manteneva intense relazioni sociali, senza chiedere niente agli altri e pure non mancando di nulla. Dunque all’inizio mi sembrava un uomo strano. Poi ho visto che non era sposato né eunuco; era avaro di parole e agiva con riservatezza; si concentrava ogni giorno nel perfezionamento della propria virtù al fine di servire il Signore del Cielo. Pensavo dunque che fosse un monaco vagabondo. Dopo averlo conosciuto meglio, pian piano ho saputo che egli segue la giustizia, adora la verità e contesta le dottrine eterodosse; ha sempre in mano dei libri e, dopo averli letti, riesce a recitarli dalla prima parola all’ultima e dall’ultima alla prima. Conosce perfettamente le dottrine sulla vita e sulla sorte dell’uomo; è bravo in astronomia e possiede l’abilità di disegnare mappe; conosce la matematica e cose ignorate dai sapienti confuciani, che avevano accumulato di generazione in generazione ricchissime conoscenze. Dimostra e spiega spesso le sue nuove conoscenze senza nascondere nulla. Credo dunque che sia una persona erudita e sapiente. [Dal primo incontro con lui] fino ad oggi sono passati quasi dieci anni, nei quali si è perfezionato ulteriormente. Le parole, le azioni e i pensieri assurdi gli sono già scomparsi, mentre la virtù che sta perfezionando in armonia con il cielo, con l’uomo e con se stesso è diventata sempre più pura. Aspettando che venga l’epoca della virtù, lascia le sue orme dappertutto e non fa mai discorsi aggressivi. Chi non lo conosce bene non riesce a capirlo; ma chi lo comprende è sempre convinto gioiosamente da lui. Ogni tanto gli chiedo dei consigli: se li seguo, di solito le cose vanno bene; se non lo ascolto, me ne pento spesso. Dunque, lo considero come l’uomo perfetto. L’“uomo perfetto” è simile alla Natura ma non diverso dagli uomini [comuni]. Recentemente, il dotto Xitai ha composto un libro di Dieci capitoli pubblicato come opera gemella del Vero significato [della dottrina] del Signore del Cielo. Egli denomina sé stesso un “uomo strano”. Le parole di questo libro riguardano la verità della vita umana, esortano gli uomini a stabilire l’ideale e a non ricercare la fama e la ricchezza, a praticare la virtù confidando nella Provvidenza, a parlare con parsimonia e a temprare il carattere per perfezionarsi, a eliminare i desideri personali e a essere filantropici, in modo da accedere al Paradiso dopo la morte. Anche se la maggior parte di questi argomenti è stata già trattata dai santi e savi [cinesi] del passato, i Dieci capitoli di Ricci sono ricchi di [nuovi] esempi e aforismi che suscitano la meditazione della gente in modo che, dopo averli letti, si sveglino i confusi, diventino integri i venali, modesti i superbi, magnanimi i gelosi, bonari i feroci. Il pensiero costante dell’arrivo della morte, che ci aiuta a fare il bene, a evitare i pensieri maligni e a invocare la protezione del Signore del Cielo è un canto che suscita una vasta eco, un discorso veramente splendido che può illuminare questo mondo. Allora che c’è di strano? Si sospira spesso perché la morte è inevitabile e non si sa neanche quando ci raggiunge. Non è possibile cambiare il verdetto del Signore del Cielo su di te. A chi offende il Cielo è inutile pregarlo. Anche la gente cattiva può servire il Signore dopo aver corretto i propri errori. Queste cose si devono studiare fin da piccoli, sicché le conoscano sia gli intelligenti sia gli ignoranti. Purtroppo ci sono molte persone che hanno smarrito la propria natura originale e quando sono giovani e forti non hanno nessuna voglia di fare sforzi per realizzare i nobili ideali. Quando la campana suona a morte e la sabbia della clessidra finisce di cadere, ci sono molte persone che non hanno ancora intenzione di correggere i propri errori. Allora si parla di cose enigmatiche per ingannare gli uomini di questo mondo, oppure ci si immerge nel Buddismo per superare la morte. È possibile superare la morte e ingannare la gente di questo mondo? La malattia dell’animo umano diventa sempre più grave; dunque è inevitabile che le medicine per curare l’animo siano forti al punto da farci girare la testa. Le medicine forti che ci fanno girare la testa giovano alla virtù, come i cibi deliziosi sono gradevoli alla bocca. Sappiamo che i Dieci capitoli giovano a migliorare la virtù e non sono affatto strani.
Ha scritto con ossequio [questa prefazione] Li Zhizao di Hulin, nell’anno di Wushen del regno di Wanli (1608).
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati