di Fabio Macedoni
Di seguito i proverbi per il nostro appuntamento bisettimanale con la rubrica Dialettandoci.
La neve marzarola trica quando la suocera e la nora.
(la neve di marzo dura quanto l’armonia fra la suocera e la nuora)
La neve marzolina, da la sera a la matina.
(La neve marzolina dura dalla sera alla mattina)
Dura meno ‘na neve marzolina che la lengua de ‘na vicina.
(Dura di meno la neve marzolina che la lingua di una vicina)
La gazzera da lu culu niru, de marzu fa lu nidu ; d’aprile feta l’oe e de magghju le butta fora.
(La gazza dal culo nero di marzo fa il nido, d’aprile depone le uova e di maggio masconi i figli)
Se non vô murì, rpunni le legne per marzu e aprì.
(Se non vuoi morire dal freddo, metti da parte la legna anche per marzo ed aprile)
Sèllero dorge e gindile somendalo de marzu o d’aprile.
(Per ottenere il sedano dolce e gentile seminalo di marzo e d’aprile)
Luna o non luna, pota de marzu se vòi l’uva.
(O con la luna os enza, pota di marzo se vuoi avere l’uva da vendemmiare)
Quanno marzu ha cingue venardì, poca fava e gnende jì.
(Quando marzo ha cinque venerdì poca fava e niente lino)
Marzu vendusu, aprile temberatu, viatu lu villà che ha somendato.
(Marzo ventoso ed aprile temperato, piovoso : beato il contadino che ha seminato)
Marzu va scarzu ‘r villanacciu ; se c’è vendu, se c’è strina, non ze scarza fino aprì.
(marzo, il contadino va scalzo ; se c’è vento e brina non si scalza fino ad aprile)
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