Domani (lunedì 2 febbraio) alle ore 21 andrà in scena al Teatro Rossini di Civitanova il concerto di Vinicio Capossela.
Bizzarro, ironico, sentimentale, Vinicio Capossela è il più dotato tra i cantautori italiani della sua generazione. I suoi modelli più evidenti sono i blues aspri e deliranti di Tom Waits e le ‘chanson’ jazzy di Paolo Conte. Ma nel suo repertorio convivono anche il teatro di Brecht e il surrealismo, melodie mediterranee e sonorità fragorose di chiara matrice balcanica, pantomime circensi e atmosfere malinconiche degne del miglior Luigi Tenco. Artista errante, che – come Waits – ha fatto del randagismo quasi una filosofia di vita, Capossela ha percorso tutte le tappe di una gavetta dura, da ’emigrante’.
Vinicio Capossela nasce ad Hannover, Sassonia, il 14 dicembre 1965, da genitori di origine avellinese emigrati in Germania all’inizio degli anni ‘60.
Tornato poco dopo in Italia con la famiglia, a Reggio Emilia, si iscrive senza successo al conservatorio e terminati gli studi, dopo alcune parentesi poco significative in gruppi rock, nella seconda metà degli anni ‘80 si dedica al pianoforte, esibendosi nei locali notturni della riviera romagnola.
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