“Non investirò più in Italia” è stato l’amaro commento di una manager svedese della Electrolux al termine di una faticosa mattinata passata all’agenzia delle entrate di Macerata per cercare di far valere le proprie ragioni a fronte alle esose richieste del fisco per la compravendita di un terreno in un comune della provincia.
«La donna svedese, che chiameremo Ingrid, venuta in vacanza nella nostra zona, si è innamorata delle colline maceratesi ed ha deciso di acquistare una proprietà, un rudere ed un terreno, per costruire la sua casa, – racconta Maja Gnjidic’, imprenditrice di Mogliano titolare di una ditta che si occupa della gestione delle proprietà di cittadini stranieri – per la compravendita del solo terreno sono stati versati quasi 20.000 euro di imposte dichiarando nell’atto il prezzo reale di acquisto pari a poco meno di 15.000 euro ad ettaro. Trattandosi di un terreno collinare in zona a confine con la provincia di Fermo tale prezzo risulta assolutamente in linea con i valori di mercato, anzi si può dire che sia superiore ai valori dei terreni di quella zona che vengono normalmente venduti ad un prezzo di circa 12-13.000 euro ad ettaro. Ma questo al fisco non interessa. In forza dell’applicazione di nuove disposizioni, i cui risvolti non erano noti neppure ai notai, il fisco, se il valore del terreno è inferiore a quello stabilito nella tabella dei valori agricoli medi in vigore, ritenendo che vi sia stato un occultamento parziale del corrispettivo pattuito invia una accertamento di rettifica del valore, spesso basato su elaborazioni arbitrarie e senza alcun fondamento di prova. Quindi se hai fatto una buona trattativa e sei riuscito a spuntare un buon prezzo e su quel prezzo hai pagato tutte le imposte il fisco ti chiederà la differenza, gli interessi e applicherà addirittura delle sanzioni su quello che avresti dovuto pagare in base al valore stabilito dalle loro tabelle.
Il problema deriva proprio dalla pedissequa applicazione di queste tabelle, che per la zona in questione stabiliscono un valore per un terreno seminativo di 19.150 euro ad ettaro che supera di diverse migliaia di euro il valore reale ma che invece è inferiore al valore dello stesso tipo di terreno ubicato magari a Civitanova o a Recanati, comuni che rientrano nella stessa regione agraria numero 6 del nostro caso, ma dove il reale valore di mercato è maggiore di quello stabilito dalle famose tabelle; per questo motivo chi compra un seminativo lungo le basse vallate del Chienti e del Potenza, magari pagando un prezzo di 25-30.000 euro o più ad ettaro, per stare a posto con il fisco potrà dichiarare nell’atto di averlo pagato 19.150 euro e tutto sarà regolare.
Ciliegina sulla torta: se Ingrid avesse acquistato il terreno confinante con quello che ha acquistato, per il solo fatto di trovarsi in provincia di Fermo dove è in vigore una tabella che ne stabilisce un valore pari a 14.800 euro (regione agraria numero 4) non avrebbe avuto nessuna noia con il fisco.
Se fossimo un paese normale, come purtroppo si sente dire sempre più spesso, Ingrid avrebbe potuto sostenere le proprie ragioni nei confronti dell’ufficio accertatore e ottenere l’annullamento dell’accertamento. Questo è possibile solo in linea teorica in quanto i funzionari incaricati della trattazione delle varie pratiche godono di una autonomia anche in questo caso teorica in quanto sentono il fiato sul collo dei loro dirigenti poco inclini ad una applicazione delle norme fatta su basi di giustizia ma perfettamente consci che il rapporto tra contribuente e fisco in Italia non è un rapporto paritario ma è pesantemente sbilanciato verso quest’ultimo. Certo, c’è sempre la via del ricorso. E qui entriamo nel campo minato dei tempi biblici della giustizia, dei vari gradi di giudizio, della necessità di affidare il caso a un avvocato e con l’assoluta incertezza dell’esito finale ma, per contro, con la certezza assoluta delle lungaggini e delle spese necessarie.
Se fossimo un paese normale il funzionario incaricato dovrebbe effettuare un ragionamento in base al quale il valore agricolo medio deriverebbe, essendo appunto medio, da un valore agricolo più alto (quello per esempio di Civitanova) raffrontato con quello più basso (quello per esempio di Mogliano) e se il terreno della compravendita rientrasse nella seconda zona accerterebbe che il prezzo dichiarato è conforme a quello reale di mercato.
Se fossimo un paese normale non avrebbe senso inserire nella stessa tabella comuni come Petriolo e Civitanova o come Appignano e Porto Recanati né avrebbe senso che a due terreni confinanti venga attribuito un valore di 4.350 euro di differenza.
Se fossimo un paese normale non saremmo costretti a consigliare a chi per la prima volta si trova a combattere con la burocrazia italiana di pagare alcune migliaia di euro riconoscendo implicitamente di aver evaso il fisco pur non avendolo fatto e di chiudere qualsiasi pendenza con esso.
Ingrid ha scoperto che non siamo un paese normale. Ha scoperto che oltre alle colline, al sole, all’aria pulita, al buon cibo c’è dell’altro ed ha avuto la reazione normale che l’ha portata a dire che lei non investirà più in Italia. Poi è tornata a Pordenone ad occuparsi delle questioni della Elettrolux. Chissà se quando dovranno decidere se continuare a produrre in Italia o magari delocalizzare in Polonia o altrove questa vicenda avrà un suo peso?»
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati
Pur conoscendo questo disgraziato paese in tutte le sue distorsioni e mostruosità, non ci si abitua mai alle solite figuracce che facciamo con gli stranieri. Tutte le volte che, per un motivo o per l’altro, entriamo in relazione con persone di qualche altro paese dobbiamo sempre vincere il (giusto) pregiudizio che ci fa apparire confusionari, disorganizzati ed anche un po’ cialtroni. Ho fatto un sogno: ho visto un giovane dirigente dell’Agenzia delle Entrate, sorridente, aperto, insomma, un vero servitore del contribuente che prende in mano la pratica, si reca in Svezia presso la Signora e gli comunica che si è trattato di un increscioso errore e tutta la questione è stata risolta. Con l’occasione consegna alla sfortunata signora una lettera di scuse vergata a mano dal sommo capo Attilio Befera ed anche dei biglietti omaggio per assistere alla stagione lirica dello Sferisterio. Ma poi mi sono svegliato e mi sono apparse le tristi e grigie stanze dell’Agenzia delle Entrate, o di qualche altro ufficio pubblico, dove staziona una umanità chiusa nelle ottuse regole della burocrazia e disconnessa dal paesaggio che la circonda. E mi sono detto: “maledizione, anche questa volta si è trattato di un sogno!”
Se l’Italia è al 49° posto nella classifica della competitività (Svezia 6°) superata anche da Barbados e Lituania un motivo ci sarà!
sono contento che siano rese pubbliche queste tristi storie. i dipendenti pubblici, specialmente ai più alti livelli, sono tra i principali responsabili della disastrosa situazione sociale ed economica in cui versa questo paese.
si fa un grande parlare di legge elettorale, di IMU o magari di tassare le rendite finanziarie ma la verità è che per noi poveri cittadini che non siamo pagati dallo stato si prospetta il modello Electrolux: o lavori come uno schiavo per due pugni di riso oppure fai la valigia e te ne vai…
Non solo gli stranieri ma , forse, anche gli italiani di buon senso evidenteme scappano dall ‘Italia o meglio dagli italiani. Il Censis ha reportato che dal 2002 al 2012 sono emigrati dall italia quattro milioni e trecentomila connazionali. Il tutto con un picco tra il 2011 ed il 2012 e fra le persone con meno di 35 anni.
L ‘ articolo qui sopra è pregno di amarezza che pervade anche chi legge. Tuttavia non l ho trovato per niente sorprendente . Temo sia solo un caso quanto eclatante tanto ordinario.
.purtroppo l’Agenzia delle Entrate colpisce,preferibilmente, le persone perbene,trattate aprioristicamente come evasori! Una persona perbene va a colloquio con L’Ufficio e ne esce scandalizzato. Capisce che non può acquistare al prezzo di mercato un bene immobile ma ad un valore tabellare “statale”!Capisce che non può acquistare un bene a 70 mila euro perché per “loro” il valore è di 80 mila e quindi devi restituire 2 mila euro di tassa di registro. Questi casi sono troppo ricorrenti e troppi non ricorrono perché delusi dalla giustizia in senso e allora pagano! Ho pagato anch’io , ha pagato Ingrid, ha pagato Pierino,ha pagato Giuseppe,ha pagato Luigi e pagherà anche Luisa!Tante persone perbene pagano e pagheranno! I funzionari fanno il budget con noi poveri mortali e comunicazione mediatica con i casi dei grandi evasori Valentino Rossi,Vasco Rossi, Pavarotti….la Sig.ra Armellini che hanno tutta la convenienza ad accordarsi con il fisco. I consulenti che si possono permettere per evadere e/o eludere serviranno anche per gestire lo pseudo contenzioso con il fisco. Basta, la misura è colma! Questi casi di ordinaria aggressione ai cittadini perbene hanno la forza di creare la sfiducia “periferica”, quella che porta alla resa troppa gente perbene! Da ultimo , perché meno importante , non commento le notazioni tecniche espresse nell’articolo!Troppo giuste e puntuali e potrei aggiungerne altre!Rinuncio come ho rinunciato con l’agenzia delle entrate …..e chiedo solo un supporto psicologico perché dopo aver insegnato da quasi trenta anni ESTIMO ho una forte crisi di identità professionale. Buona sorte a tutti!!!
Fare impresa in Italia è veramente un’impresa. Secondo l’ultima classifica stilata dalla Banca Mondiale, l’Italia si situa al 65esimo posto su 189 Paesi mondiali esaminati. Tra i Paesi che si piazzano davanti all’Italia si trovano per esempio: Botswana (56), Tunisia (51), Armenia (37), Rwanda (32). Tra i parametri presi in considerazione vi sono: burocrazia, rigidità del mercato del lavoro, costo dell’energia, tassazione, accesso al credito, efficacia dei contratti ecc…Tra i primi si situano i paesi anglosassoni (quelli con il sistema elettorale maggioritario): Nuova Zelanda (3), Stati Uniti (4), Regno Unito (10).
Secondo uno studio dell’Heritage Foundation che ha stilato una classifica dei Paesi con maggiore libertà economica, l’Italia si situa all’86° posto!
La via indicata dalle maggiori istituzioni internazionali e seguita dai Paesi meglio classificati sono: liberalizzazioni, privatizzazioni, taglio della spesa pubblica improduttiva, riduzione della pressione fiscale sulle imprese e sugli individui, semplificazione normativa, aumento della flessibilità nel mercato del lavoro, aumento della produttività del lavoro, riduzione dei tempi della giustizia civile e penale ecc… L’Italia naturalmente va dalla parte opposta. Un Governo instabile (eufemismo), sistema politico fatto di migliaia di micropartiti, strapotere sindacale, presenza asfissiante
dello Stato (Comuni, Province, Regioni, Stato centrale) nell’economia, rigidità del mercato del lavoro (eufemismo), burocrazia su burocrazia che si somma ad altra burocrazia, spesa pubblica fuori controllo fatta per lo più di assistenzialismo e poco di investimenti in infrastrutture (trsporti, scuola, sanità).
Ormai appare evidente che o si fa una vera rivoluzione liberale e liberista avvicinandoci ai Paesi virtuosi o l’Italia finirà divorata da partitini, portaborse, faccendieri e presentatori televisivi mendicando aiuti internazioni (da quegli istituti che abbiamo snobbato) per pagare (molto di meno) stipendi e pensioni.
Chiudo con bellissime parole di Ronald Reagan:
“…I Padri Fondatori sapevano che lo stato non può controllare l’economia senza controllare la gente. E sapevano che quando lo stato decide di fare questo, è costretto ad usare la forza per ottenere quanto si propone. Per questo siamo giunti all’ora delle scelte”.
Per fortuna sono riuscito a lasciare quel paese di m da alcuni anni gia. Anzi non e’ il paese che e’ di m ma gli italiani, la maggior parte. Abbiamo un paese che ci invidiano in tutto il mondo per arte cultura gastronomia ecc. Ma purtroppo e’ nelle mani sbagliate. E penso che anche io al posto di quella imprenditrice avrei fatto lo stesso. E in fondo ce lo meritiamo se siamo in questa situazione. A volte ci vuole un po di buona volonta per cambiare le cose. Anche qui in Svezia anni fa c’era il problema della burocrazia. L’hanno “misteriosamente” risolto. Adesso la maggior parte delle cose le fai da casa con un click. Ci vuole tanto? Ancora una volta: meritatevelo! E chi e’ causa del proprio male pianga se stesso!
L’Italia è la repubbica delle banane e se le persone se ne vanno io le capisco perfettamente. Non c’è più certezza!!!
@Pigi78
Rassegnati. Io l’ho fatto da tempo. Una rivoluzione liberale in un paese che non ha mai avuto una controriforma (religiosa intendo) non è fattibile- almeno per i prossimi 100 anni -.
Ma l’Elettrolux non è quella che vorrebbe ridurre a 600 euro gli stipendi degli schiavi italiani? Se per un presunto errore dell’agenzia immobiliare e del notaio questa manager vuole andarsene si accomodi ad investire altrove gli utili di questa eticissima azienda. In burundi gi stipendi sono 35 euro al mese
Casomai è senza la Riforma – credo che il Visconte al commento 9 si sia sbagliato a scrivere – che la rivoluzione liberale non si può fare. Invece la rivoluzione liberista (illiberale) viene benissimo, anzi meglio.
Ogni occasioni è buona (per molti italiani ) di tirare fuori il peggio che abbiamo dentro nei confronti del nostro PAESE. Con un tocco di provincialismo che anche esso non manca mai affrontiamo le questioni aprendo sempre credito ai poveri stranieri vittime della nostra oppressiva burocrazia. Ora la burocrazia ,in questo caso poco ci azzecca., semmai il dilemma è il solito pagare o non pagare ? La domanda che ognuno si dovrebbe porre è ha ragione la Vikinga a prescindere, o le richieste dell’agenzia non è peregrina? Le nostre colline sono richieste da stranieri per costruire dimore per loro o per dare vita a iniziative imprenditoriali, come in questo caso. Ora i nostri contandini sanno che le loro terre valgano di più della nuda proprietà e del valore aggiunto dervamte dal coltivo autoctono. Essendo “scafati” i villici contadini di Mogliano sono certo che hanno vendiuto non meno di € 25.000 ad ettaro, girando le nostre colline i “tocchi di terra” con potenzialità turistiche valgono non meno di quella cifra, è il sano capitalismo! Ora siuccome u burocrati delle agenzie delle entrate di Maceratalo sanno gli hanno detto “molla la differenza”! quinid questa storia è al solita stria di furbetti., che siano nostranio o no sempre furbetti.