Truffa del finto maresciallo,
quattro le vittime:
a un anziano portati via 6mila euro

PROCESSO - Sotto accusa al tribunale di Macerata un 33enne. Avrebbe accompagnato un complice a prendere i soldi e avrebbe fatto da palo

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di Alessandro Luzi

Serie di truffe del finto maresciallo, uno della banda finisce sotto accusa. Ieri al tribunale di Macerata si è aperto il processo per Antonio De Ledda, 33 anni napoletano, accusato di essere la persona che accompagnava in auto un complice (rimasto ignoto) a ritirare i soldi degli anziani. A cadere nel raggiro un 83enne e tre donne: una di 90 anni, una 85enne e una 86enne.

Quattro gli episodi contestati dall’accusa, uno il 26 giugno 2024 e gli altri sarebbero avvenuti il 3 e il 4 luglio. De Ledda è imputato per truffa, secondo l’accusa, sostenuta dal pm Francesca D’Arienzo, avrebbe agito in concorso con altre persone non identificate.

La prima volta, dice l’accusa, due persone (entrambe ignote) avrebbero chiamato un 83enne a Camerino dicendo di essere uno il nipote e l’altro un maresciallo.

I due avevano raccontato all’anziano che la figlia «non ha pagato all’ufficio postale e sta per essere condannata». Per evitare ciò, dice l’accusa, l’83enne avrebbe dovuto consegnare tutto l’oro che aveva in casa e circa 5mila euro. Lì, accompagnato con una Fiat Panda dall’imputato, si sarebbe presentata una persona dicendo di essere un ufficiale giudiziario. Quest’ultimo avrebbe ritirato dall’anziano 6.200 euro: 1.200 euro in casa e altri 5mila euro che l’83enne avrebbe prelevato da uno sportello bancomat. Poi i due se ne sarebbero andati.

La banda avrebbe architettato due piani simili il 3 luglio, uno a Mogliano e l’altro a Pollenza. Nel primo caso, dice l’accusa, due persone avrebbero telefonato a una 90enne presentandosi come un avvocato e un maresciallo. I due avrebbero detto all’anziana che i figli «erano stati sequestrati per problemi legati a un incidente stradale» e per sistemare la cosa avrebbe dovuto pagare con denaro e gioielli. Alla porta della 90enne si sarebbe presentata una persona, sempre accompagnata dal 33enne che intanto faceva da palo, dicendo di essere stato mandato dal maresciallo. L’anziana avrebbe consegnato all’uomo 150 euro e dei gioielli.

A Pollenza a finire nella trappola una 85enne. Sempre con la scusa dell’incidente al figlio e che era in stato di fermo, due persone avrebbero telefonato alla donna chiedendo dei soldi per liberarlo. Uno di loro, prosegue l’accusa, si sarebbe presentato come il figlio e avrebbe detto cose come: «mamma prepara la roba che ti ha detto». A casa dell’85enne si sarebbe presentato un uomo dicendo di essere l’avvocato. Anche stavolta era stato accompagnato dal 33enne a bordo di una Fiat 500 X. L’anziana avrebbe consegnato 210 euro e alcuni beni.

Al 33enne viene contestato anche un episodio avvenuto a Campiglia Marittima il 4 luglio. Sempre con il trucco della chiamata in cui raccontavano del figlio in difficoltà, alla porta di una 86enne si sarebbe presentato un finto avvocato, accompagnato in auto dall’imputato, e si sarebbe fatto consegnare gioielli in oro e 1100 euro in contanti.

Il 33enne, tramite l’avvocato Nunzia Della Corte, ha chiesto la messa alla prova ma al momento non è stato dato il consenso dal pm. Il giudice Domenico Potetti ha rinviato l’udienza al 16 marzo.



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