L’interno del museo
di Monia Orazi
Dopo nove anni di polvere e silenzio, in un labirinto di strade disegnato da gru e cantieri in piazza Cavour a Camerino il museo diocesano Giacomo Boccanera riapre le sue porte. L’inaugurazione è prevista per domani mattina alle 10 con una solenne cerimonia, mentre oggi pomeriggio si è svolta l’anteprima per la stampa. Il museo, situato al primo piano di palazzo arcivescovile completamente restaurato, rappresenta la prima grande opera completata nel centro storico di Camerino dopo il terremoto del 2016.
Il nuovo allestimento presenta circa 80 opere dal Duecento al Settecento, con un criterio prevalentemente tipologico che divide le sale per tipo di oggetti. Come ha spiegato lo storico dell’arte Matteo Mazzalupi, curatore dei testi: «Abbiamo fatto una scelta principalmente tipologica, cioè abbiamo diviso le sale principalmente per tipo di oggetti. Quindi abbiamo una prima sala con dipinti su tavola, freschi e stendardi, abbiamo due sale di sculture, una sala di dipinti in grandissima parte su tela».
Tra i capolavori esposti spiccano i tre dipinti di Valentin de Boulogne, «miracolosamente scampati alla distruzione perché erano in prestito al Metropolitan Museum di New York» al momento del sisma, e il Tiepolo proveniente dalla chiesa di San Filippo. Una sala è dedicata interamente a Santa Maria in Via ed espone l’icona duecentesca venerata dai camerinesi. In posizione centrale è esposta la venerata Madonna lignea del Duomo, scultura della Misericordia di Macereto opera dello scultore camerinese identificato da Mazzalupi come Luca Antonio Barberetti, «una delle sculture non solo più importanti di Camerino, ma anche più care alla popolazione camerinese». La Madonna, sotto il suo mantello, sembra accogliere la popolazione.
L’allestimento si distingue per una scelta illuminotecnica particolare. «Qui è stata fatta una scelta opposta» rispetto ai musei con luci concentrate sulle singole opere, ha precisato Mazzalupi. «Non troverete luci puntate sulla singola opera, ma luci diffuse che invitano anche a muoversi liberamente in questi spazi che comunque sono molto ampi, permettono una visita molto agevole e molto, direi, anche rilassata».
L’apparato didascalico è stato curato con particolare attenzione alla comprensibilità. «Ho cercato di dare molto poco per scontato, di spiegare che cosa sono questi oggetti, a che cosa servivano», ha spiegato il curatore, sottolineando come questo approccio risponda alle esigenze di «un mondo secolarizzato in cui sempre meno si conoscono queste cose».
Palazzo Arcivescovile Camerino
Il museo si inserisce in un più ampio progetto di recupero di palazzo arcivescovile, costato 26 milioni di euro. L’ingegnere Carlo Morosi, direttore dei lavori, ha illustrato la complessità dell’intervento: «Abbiamo superato il 0,6% rispetto all’adeguamento del 1%, cioè in pratica l’abbiamo trattato come un palazzo di civile abitazione». Un risultato notevole considerando che «dal punto di vista sismico non è altrettanto bello, è un palazzo vulnerabile, è una struttura molto complessa».
Palazzo Arcivescovile Camerino
Il restauro ha rispettato le pavimentazioni, gli intonaci e i cromatismi originali, eliminando le superfetazioni accumulate nei secoli. «Con questo restauro noi abbiamo ripristinato gran parte di quelli che erano, ad esempio le pavimentazioni, fregi, le pareti, i cromatismi», ha aggiunto Morosi.
Barbara Mastrocola, direttrice delle collezioni diocesane, ha evidenziato il valore identitario del museo: «Abbiamo restituito un pezzo di cuore a Camerino. Questo era luogo di incontro, insieme alla piazza e agli altri edifici erano il baricentro della vita quotidiana».
L’arcivescovo Francesco Massara ha sottolineato il valore simbolico dell’apertura: «Quando si apre qualcosa di più bello, possiamo dire che domani si apre un salotto della bellezza. Quindi qualcosa che aiuta anche le nostre comunità, che non si muore, c’è una speranza che rinasce, perché nella bellezza possiamo far rinascere anche qualcosa di più bello di prima, non come prima, ma più bello di prima».
Il successo dell’operazione è frutto di una stretta collaborazione istituzionale. Il sindaco Roberto Lucarelli ha evidenziato come «l’apertura di questo luogo è sicuramente un punto d’arrivo importante», sottolineando che restituisce alla città uno dei suoi «punti di riferimento che danno identità».
Il commissario Guido Castelli ha fornito dati sulla ricostruzione del patrimonio culturale: «Quasi 35mila beni mobili culturali da restaurare, comunale e nazionale, 5.100 edifici vincolati interessati, fra cui anche le chiese, 1.200 le abbiamo già finanziate». Per quanto riguarda il centro storico di Camerino, «su 170 progetti di ricostruzione delegata abbiamo circa 110 già presentati, 80 già decretati, 34 già chiusi».
Il palazzo ospiterà diverse attività. Al piano terra, nel locale dove si trovava la vecchia libreria Sisto V, aprirà un’attività commerciale bancaria. Torneranno anche i media diocesani: la radio ed il settimanale nella vecchia sede, mentre la curia dovrebbe essere ospitata nell’ex palazzo del professionale in via Macario Muzio. La residenza arcivescovile, per il momento, non tornerà nel palazzo in cui tanti anni fa dormì anche papa Giovanni Paolo II. Monsignor Massara ha sempre dichiarato pubblicamente che fino a quando l’ultimo dei terremotati non sarà tornato a casa, non lo farà neanche lui.
L’Arcivescovo ha annunciato che «a breve si riaprirà anche la cattedrale i cui lavori sono oltre il 50 per cento», definendolo «il regalo più bello che possiamo fare» alla comunità camerinese.
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