di Alessandro Luzi
Femminicidio di Gentiana Kopili, la procura ha chiesto di fare la perizia psichiatrica in incidente probatorio su Nikollaq Hudhra. L’uomo, 55 anni albanese e bracciante agricolo, si trova in carcere con l’accusa di omicidio premeditato della moglie 45enne, anche lei albanese, la sera del 14 giugno in viale Benadduci a Tolentino.
Il pm Enrico Riccioni
Venerdì il magistrato che sta coordinando le indagini, Enrico Riccioni, ha chiesto al gip Daniela Bellesi del tribunale di Macerata la perizia psichiatrica. La procura vuole valutare la capacità di intendere e di volere al momento dei fatti del 55enne, la capacità di stare a giudizio e la sua pericolosità sociale.
Ora sta al gip valutare se accogliere o meno la richiesta della procura che poi potrebbe chiedere il giudizio immediato.
Erano circa le 20 di sabato scorso quando il 55enne ha teso l’agguato alla ex moglie che era di spalle e stava parlando al telefono. L’uomo, Nikollaq Hudhra, l’ha inseguita lungo via Benadduci a Tolentino con un monopattino e l’ha raggiunta colpendola alle spalle con 17 coltellate, diverse mortali.
I fendenti sono stati sferrati con un coltello da cucina dalla lama di 18 centimetri che l’uomo ha nascosto in una busta per non farsi notare dai passanti.
L’avvocato Guglielmo De Luca
Dopo l’omicidio si è seduto su una panchina a pochi passi dal corpo della donna esanime. Lì dove è stato raggiunto dai carabinieri che lo hanno portato in caserma a Tolentino per interrogarlo.
«Era la terza volta che volevo farlo. L’ho uccisa per rendere liberi i miei figli» aveva detto il 55enne ai militari quella notte, confessando l’omicidio. Cose che poi l’uomo, difeso dall’avvocato Lucia Testarmata, ha ripetuto davanti al gip durante l’udienza di convalida: «Adesso che quella monstra è morta non c’è malattia per i miei figli, ora sono liberi».
Lucia Testarmata, avvocato difensore di Nikollaq Hudhra
Il gip aveva confermato la custodia del carcere e il 55enne era stato portato a Montacuto. Dopo qualche settimana Hudhra è stato trasferito nel carcere di Ferrara.
I famigliari di Gentiana sono tutelati dall’avvocato Gugliemo De Luca che aveva seguito la donna durante la separazione dal marito: «Lui aveva l’idea fissa che lei lo avvelenasse, in casa aveva messo una catena sul frigorifero. Prima della separazione aveva cambiato la serratura di casa per non farla entrare. Le avevo detto di allontanarsi da quell’uomo».
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