Camoscio sugli Appennini
di Monia Orazi
Volontari cercasi per contare sua maestà il camoscio, il re tornato sui Sibillini. Serviranno 40 persone per il censimento autunnale. Da una manciata di esemplari a oltre 240: la popolazione si è stabilizzata dopo la reintroduzione del 2008. Volontari cercasi per contare il re dei Sibillini. Sua maestà il camoscio appenninico, che dopo decenni di assenza è tornato a popolare le creste e le vette del Parco nazionale, ha bisogno di essere censito. E per farlo servono 40 persone disposte a svegliarsi all’alba, infilare gli scarponi e armarsi di binocolo.
Il Parco ha lanciato la chiamata per il censimento autunnale 2025, in programma il 28 ottobre e l’11 novembre, con recuperi previsti il 31 ottobre e il 14 novembre in caso di maltempo. Le operazioni partiranno alle prime luci del giorno, lungo 18 transetti che attraversano i principali versanti, dal Fargno-Priora al Vettore, dal rifugio Sibilla al Monte Porche. I volontari affiancheranno i tecnici del gruppo di intervento faunistico dei Sibillini, del reparto carabinieri del parco e del Laboratorio di ecologia applicata, responsabile del monitoraggio scientifico.
Per partecipare bisogna inviare la scheda di adesione entro il 23 ottobre all’indirizzo censimento.camoscio@sibillini.net e presentarsi all’incontro preparatorio lunedì 27 ottobre alle 16,30 nella sede del parco a Visso. Servono scarponi da montagna, abbigliamento tecnico invernale, binocolo o cannocchiale e, per alcuni percorsi, buona esperienza escursionistica. L’assicurazione è garantita per tutti.
Ma perché tanto impegno? Perché la storia del camoscio appenninico sui Sibillini è la storia di un ritorno alla natura. Il Rupicapra pyrenaica ornata, sottospecie endemica considerata a rischio estinzione a livello internazionale, era scomparso da queste montagne nel secolo scorso. Caccia e perdita di habitat naturale l’avevano cancellato. Poi, nel 2008, è arrivato il progetto europeo Life “Coornata”: otto esemplari rilasciati sul Monte Bove, cinque femmine e tre maschi. L’inizio di tutto. Negli anni successivi, grazie a ulteriori immissioni e al lavoro di tutela, la popolazione si è estesa. I camosci hanno riconquistato vette e valloni, hanno formato gruppi stabili, hanno dato alla luce cuccioli. Nel censimento estivo 2024 sono stati osservati 274 individui, tra cui 81 piccoli nati nell’anno. Nel 2025 si contano circa 264 esemplari distribuiti su più nuclei. Un traguardo notevole, se si pensa che meno di vent’anni fa qui non se ne vedeva più neppure uno.
Oggi il Parco punta a consolidare questi risultati attraverso i monitoraggi stagionali, raccogliendo dati su distribuzione, natalità, mortalità e spostamenti per migliorare le strategie di conservazione. La popolazione complessiva di camoscio appenninico supera ormai i 3800 esemplari lungo tutto l’Appennino. «Il censimento non è solo un’attività scientifica – spiegano i tecnici del parco – ma anche un modo per vivere da vicino la bellezza dei Sibillini e contribuire in prima persona alla tutela di una specie simbolo della biodiversità appenninica».
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