Le due donne e i due bambini palestinesi arrivati a Porto Recanati
Un lungo, lunghissimo viaggio quello che da Gaza porta fino a Porto Recanati. Due famiglie palestinesi, però, ce l’hanno fatta e grazie all’intervento dell’associazione Porto Recanati Solidale ora per loro gli echi della guerra sono lontani.
È Giampiero Cappetti, presidente dell’associazione, a riavvolgere il nastro e raccontare il percorso accidentato che ha portato quattro palestinesi a scappare dalla guerra che imperversa nella loro terra per arrivare in riva all’Adriatico. «Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo spesso dato spazio sulle nostre pagine social a Bayan, ragazza palestinese 23enne di Gaza, che abbiamo avuto l’onore di conoscere grazie ad una serie di amicizie comuni con le quali abbiamo in tutti i modi provato ad assistere, con forniture d’acqua e cibo, quella martoriata gente che vive sotto martellanti bombardamenti – racconta Cappetti – Bayan, prima che scoppiasse la guerra, frequentava un circolo di scrittura. Amava scrivere. Per questo motivo abbiamo pensato fosse giusto darle l’opportunità di poterlo fare anche in quelle pessime condizioni di vita che ha conosciuto negli ultimi 18 mesi. L’abbiamo dunque tradotta, interpretata e pubblicata, nei suoi scritti. Nel contempo, attraverso una fitta corrispondenza con lei, è nata una amicizia vera e propria. Una di quelle amicizie toccanti che ti spingono a provare l’impossibile. E l’impossibile significava farla inserire in una lista di persone che potevano aderire ad un corridoio umanitario che, con l’ausilio di enti internazionali e del Governo italiano, potesse raggiungere il nostro paese».
Bayan ha due bambini, che l’hanno seguita in Italia, e un marito, che invece è rimasto in Palestina. «L’11 giugno attraverso l’Oms, con un volo dell’Aeronautica Militare sono arrivate a Milano 17 famiglie provenienti dalla Striscia di Gaza, ad attenderli anche il Ministro degli esteri Tajani – continua il presidente dell’associazione – due di queste famiglie sono state segnalate e seguite da Prs per la loro evacuazione. Questa missione è stata estremamente lunga e complessa ma il risultato ottenuto ripaga di ogni minuto impegnato per ottenerlo. Maryam, la bambina, aveva infatti bisogno di cure pediatriche urgenti che in Palestina per le condizioni belliche vigenti non potevano esserle garantite. Ci siamo messi in azione ed è così che Bayan, sua sorella Iman e i due bambini, di 3 e 5 anni, sono stati inseriti in quel corridoio umanitario. Sono state trasferite a Torino, dove all’ospedale Regina Margherita medici che non finiremo mai di ringraziare, si sono occupati delle condizioni sanitarie della piccola curandola a dovere. Non potevamo abbandonare Bayan e la sua famiglia al proprio destino, così una volta terminate le cure e nelle more dei tempi occorrenti al disbrigo delle pratiche burocratiche per far loro riconoscere lo status di rifugiato, come associazione abbiamo pensato che fosse giusto prendersi cura di lei e della sua famiglia».
Una delegazione di Porto Recanati Solidale è così partita per Torino ed è andata a recuperare la famiglia di Bayan per portarla nelle Marche. «Abbiamo trovato loro una sistemazione logistica nella nostra zona dove, in attesa del da farsi, potranno vivere in modo sereno e ora Bayan passeggia nella nostra Porto Recanati – sottolinea Cappetti –. Prs con i suoi volontari proverà in tutti i modi ad assisterla e a farla inserire nel nostro contesto civico. Ci occuperemo di lei nei vari aspetti che riguarderanno la sua vita e quella dei suoi bambini. La assisteremo nel percorso di regolarizzazione che dovremo affrontare. E’ un grande e impegnativo compito quello che ci siamo assunti e stiamo provando a portare avanti. Ma la consapevolezza di aver messo in salvo quattro vite umane ed aver dato a lei la possibilità di far crescere i figli in un contesto dove un cacciabombardiere che ti passa sopra la testa non sia la normalità, rende tutto meno faticoso e più giusto. Gaza, la sua terra con i suoi affetti, rimane come ovvio che sia, nei suoi freschi ricordi e continuerà a caratterizzare una ovvia nostalgia. Nel contempo, due bambini, scorrazzano felici sulle nostre spiagge».
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