Il contatto Instagram, la proposta hard
e una ragnatela di account fasulli:
una 21enne nell’incubo dello stalker

CIVITANOVA - L'uomo avrebbe conosciuto la ragazza con la proposta di girare un video hot da vendere per poter ottenere 300mila euro. Tra i due era nata una relazione, poi lo stalking e le minacce di pubblicare i filmati. Imputato per stalking un 47enne: ha patteggiato un anno. Il legale della giovane: «Di fronte a reati particolarmente cruenti come lo stalking e la violenza sessuale si continuano a fare passi indietro. Nessun risarcimento in caso di patteggiamento»

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Un cellulare (foto d’archivio)

di Alessandro Luzi

Tramite profili falsi minaccia la ex di diffondere video hard e, fingendosi agente della polizia postale, le avrebbe detto di non frequentare più alcuni amici. Queste in sintesi le accuse per un 47enne di Porto Sant’Elpidio che ieri ha patteggiato un anno per stalking al gup del tribunale di Macerata. La pena è sospesa ma a condizione che l’imputato frequenti dei corsi di recupero per uomini maltrattanti.

 

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Da sinistra Alberto Gallucci e Rossano Romagnoli

LA RICOSTRUZIONE – A partire da metà febbraio del 2023, tramite un profilo falso con nome femminile, il 47enne avrebbe contattato su Instagram una 21enne di Civitanova facendole la proposta di girare video porno da vendere all’estero, dietro un importante compenso in denaro: la promessa sarebbe stata di 300mila euro.

La ragazza aveva accettato e dal profilo falso le era stato fatto il nome dell’uomo, appunto l’imputato, con cui poteva girare i video. In seguito i due si erano incontrati e avrebbero iniziato una relazione sentimentale e l’uomo l’avrebbe indotta a girare 5 o 6 filmati hot sempre con lo scopo di venderli.

Sempre ad aprile il 47enne, spacciandosi per una agente della polizia postale, avrebbe inviato una email alla giovane dicendo che si stava occupando di alcune indagini a suo carico, così avrebbe dovuto “pulire” il suo account. Con questa scusa, dice l’accusa, sostenuta dal pm Rosanna Buccini, l’uomo si sarebbe fatto dire le credenziali del suo profilo per accedere e utilizzarlo a proprio piacimento.

L’accusa sostiene inoltre che il 47enne avrebbe paventato alla ragazza di raccontare delle sue condotte sessuali alla famiglia. Il 47enne, prosegue l’accusa, l’avrebbe minacciata anche di spezzarle le gambe perché stava frequentando un altro ragazzo.

Inoltre avrebbe inviato una mail alla famiglia della ragazza in cui l’uomo l’avrebbe screditata attribuendo alla 21enne comportamenti disinibiti e censurabili. Altri due account email sarebbero stati utilizzati dal 47enne per screditare la giovane di fronte alla mamma. Avrebbe inoltre utilizzato un profilo Instragram che minacciare la ragazza di pubblicare i video hard. I comportamenti dell’uomo, continua l’accusa, avrebbero soggiogato la ragazza e intimorita allo scopo di avere il controllo della sua vita.

Gli episodi sarebbero continuati fino a settembre 2023, quando la 21enne ha deciso di fare denuncia alla polizia.

Ieri si è svolta l’udienza preliminare davanti al gup Daniela Bellesi. Il 47enne è difeso dagli avvocati Rossano Romagnoli e Alberto Gallucci.

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L’avvocato Paolo Carnevali

La giovane, tramite l’avvocato Paolo Carnevali, si è costituita parte civile. «Circa la vicenda di ieri si ribadisce come la difesa della vittima venga sempre più penalizzata – ha detto il legale -. Nonostante l’introduzione di nuove norme e la previsione obbligatoria di percorsi di recupero e presa di coscienza da parte degli autori di reati particolarmente cruenti come lo stalking e la violenza sessuale si continuano a fare passi indietro. La riforma Cartabia ha previsto anche l’integrale risarcimento della vittima per poter accedere a riti premiali da parte dell’imputato (abbreviato, patteggiamento)».

E poi ancora: «In caso di patteggiamento però il colpevole, oltre a beneficiare della sospensione condizionale della pena, è esentato dal risarcimento in quanto, dice la Corte di Cassazione, il giudice non può entrare nel merito della quantificazione della somma da corrispondere alla vittima. Ecco, quindi, che per ottenere un giusto risarcimento si debba intraprendere una lunga e costosa causa civile aumentando sia il danno che la beffa in capo al soggetto che dovrebbe essere maggiormente tutelato».



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