di Alessandra Pierini
E’ già nelle strade e nelle piazze il city brand Macerata, il nuovo sistema di identità visiva, presentato questa mattina nell’auditorium “Dante Cecchi” davanti a una platea ricca di istituzioni, operatori, rappresentanti delle associazioni, studentesse e studenti.
L’intervento dell’assessore Riccardo Sacchi
«Si tratta di un simbolo che è pensato per parlare a tutti» ha sottolineato l’assessore Riccardo Sacchi che ha fortemente voluto questo progetto e ha ricordato come nel programma elettorale del 2020 fosse già previsto. «Sono pochi i luoghi che hanno un brand per comunicarsi. Noi lo abbiamo voluto, avviando e portando a termine questo progetto – prosegue Sacchi – e altro punto virtuoso, lo abbiamo fatto utilizzando i fondi europei Iti. A realizzare il city brand è stato Leonardo Sonnoli, professionista di riconosciuto valore internazionale nel campo dell’identità visiva e della comunicazione».
Leonardo Sonnoli
E’ stato proprio Leonardo Sonnoli a spiegare come si è arrivati a questo city brand formato da un logotipo e da un marchio composto da tre forme astratte che rappresentano i tre perimetri del comune, del centro abitato e del centro storico. E’ stato Sonnoli a ripercorrere il cammino fatto per giungere a questa forma, partendo da quando, da studente, era arrivato a Macerata in cerca delle tracce del Futurismo e del gruppo Boccioni per poi incontrare Mario Buldorini e sperimentare l’accoglienza maceratese: «Il punto di partenza di questa scelta è stata la riflessione sul paesaggio di questo territorio, un elemento di forte valenza storica e naturalistica appunto. Questa scelta ha portato a considerare come un importante artista maceratese, Vladimiro Tulli, avesse espresso questi concetti nei suoi paesaggi estratti, che avevano sempre un riferimento alle sue radici.
Il nuovo marchio su una shopper
Nella scelta cromatica, che deve molto alla tavolozza di Tulli – l’azzurro corrisponde alla visione prepotente del cielo che domina sul rosso dei Coppi e su bianco calvo e rosato degli intonaci e delle pietre che caratterizzano i palazzi nobiliari e lo Sferisterio». E’ così che il city brand di Macerata guarda al futuro, si propone come avanguardista ma non rinuncia alle sue radici. Tra le ipotesi di logo valutate nei mesi di percorso di creazione anche quella legata al dialetto e alla pronuncia della parola Macerata da parte degli stessi maceratesi con una “c” tendente a “g”: «sarebbe stato molto originale – ha detto Sonnoli – ma capisco che per una amministrazione non è il modo ideale di porsi».
La professoressa Alessia Bartolazzi
A lanciare le sfide per il futuro è stata Alessia Bertolazzi, delegata Unimc per la comunicazione, sociologa e docente: «Il futuro del brand dipende da come lo costruiremo insieme -ha spiegato -. Un city brand deve diventare simbolo e la sua forza è nell’evocare un immaginario». Per poi ricordare come Macerata, attraverso Unimc, sia inserita in reti internazionali che la collegano quotidianamente con il resto del mondo e come l’università sarà necessariamente attore del percorso di promozione. La sfida è riuscire a costruire un immaginario che rappresenta Macerata sempre più aperta al mondo e capace di attrarre».
Il nuovo city brand è già nelle vie della città
Alla presentazione hanno portato il loro contributo Emilio Macchia, docente nell’ambito del design per la comunicazione visiva dell’Accademia di Belle Arti e la docente di Graphic Design Simona Castellani che è stata anche l’ideatrice dle primo logo realizzato dopo il passaggio dall’araldica alla fase attuale: «Il brand è molto più di un simbolo grafico – ha detto e mi auguro che anche le future amministrazioni ne comprendano il valore e vogliano mantenerlo e valorizzarlo».
Simona Castellani, docente Abamc
Hanno salutato i presenti la vice sindaca Francesca D’Alessandro che ha sottolineato il valore del progetto, Marina Santucci, presidente dell’Atim («un progetto sfidante che deve anche rafforzare il senso di appartenenza, al momento i marchigiani di adozione sono i nostri migliori testimonial»), il rettore John McCourt che ha confermato il ruolo fondamentale dell’università nell’attrarre da tutto il mondo studentesse e studenti che poi si fanno portavoce della loro esperienza e il direttore dell’Abamc Piergiorgio Capparucci che vede nel city brand una rappresentazione di quello che per le Marche è un punto di forza, essere una regione al plurale.
Marina Santucci e John McCourt
Il City Brand è stato presentato questa mattina all’auditorium Dante Cecchi
tipo una ciambella col buco
non si può guardare
C'è gente in questa giunta comunale che, negli anni, ha gettato merda sopra quasi tutti i murales presenti in città. Molti sono stati cancellati, alcuni stanno per fare la stessa fine. Tutto ciò, perché hanno la presunzione di conoscere l'arte e la certezza di avere in mano la bellezza. Beh, questi colori pieni di vita e di gioia sono il nostro city brand. Questa è la bellezza che ci acceca. Questo è quello che ci meritiamo. Applausi per tutti
Matteo Seri solo a me sembra un'assorbente buttato in acqua?
È un simbolo che parla a tutti... allora io, o so' surdu o so' shtuputu
Non sono culturalmente adeguato per fornire un giudizio obbiettivo. Non me ne voglia l'autore se dall'alto della mia ignoranza la cosa mi ricorda molto la corazzata Potëmkin.
Andrea Del Brutto il buon Emilio Fede avrebbe detto..,,
Ma quanto è brutto sciapo e insignificante!
Che bruttura!
Ma lavete pagato? Un qualsiasi studente del corso di graphic design della locale accademia avrebbe fatto molto ma molto meglio direi che Sonnoli sarà anche famoso ma in questo caso non sembra essersi applicato!
Andrea Sbrancia ma sono del mestiere questi ?
Leonardo lui ha un bel curriculum, Isia Urbino, studio Dolcini mi sembra stranissimo che abbia partorito un aborto del genere Forse non lhanno pagato!
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Geniale, stupendo !!!
Pur nel rispetto del dichiarato astrattismo dell’opera ci pare che nel rosso dei coppi si possano vedere stilizzati alcuni profili: quello d’un polipo invalido perché rimasto con un solo tentacolo, quello della testa d’un gatto o altro felino, quello d’un camelide sudamericano, quello d’un dinosauro erbivoro e infine quelli di due busti umani a testa in giù. Il profilo d’un pistacoppo non c’è ma avrebbe dato all’avanguardismo del brand un maggior senso di non rinuncia alle radici, senso che resta comunque garantito da quel bianco “calvo” che è un colore che solo Macerata possiede.
…ma siii, branditiamoci!!! ‘Ma vacce mbo’ tu a capì chedè Magerata!!! gv p.s.: sicuramente sono io che sono un perfetto ignorante…
sono stati spesi soldi e tempo per partorire questa cagat*?
A me non piace. Che poi ci sia necessità di avere un Brand è importante. Somiglia più a quelle “macchie” presenti nel test psicodiagnostico di Rorschach che hanno la possibilità, per proiezione,di intuire turbe del carattere e malattie mentali.
rifate questa schifezza. Ve lo suggerisco io il city brand gratis, il maceratese è un pistacoppi quindi stilizzate un coppo/coppi con un piccione sopra.
Ma a che serve?
Sulle colline un segno s’innalza, canta e si leva,
curva d’eterno vibra, l’anima in sinfonie si intreccia e si eleva,
Tulli ne plasma armonie, stelle in note si riversan rapide,
Macerata s’adagia, rime in melodia si fondan, danze infinite!
Rosso e blu si fondono, cieli in accordi si spalancan veloci,
logo sussurra melodie, eterni ritmi si slancian, son focosi,
mura di storia cantan, armonie in cadenze si susseguono,
cuore sfiora zefiri, rime di essenza in battiti si muovono!
Ogni linea si scioglie, echi di lusso in tonalità si accendano,
colori d’arpa d’albe, tenori melodici in ritmi si confondano,
perimetro sacro vibra, sinfonie celesti in canti si avvolgano,
Macerata regina, sospiri e salmi in danze si prolungano!
In effetti sembra proprio uno degli escrementi lasciati a terra da un “Pistacoppo” che soffre di diarrea ….
Ma per carità !!! Vergognatevi !!!
I soldi spendeteli per aiutare chi ha veramente bisogno !!!
Rimane comunque un city brand molto visionario perché può ricordare anche l’esplosione d’un razzo di Elon Musk.
e sto disegno dovrebbe rappresentare Macerata?dai spero siate in tempo a cambiarlo chiamate qualche studente dell accademia delle belle arti e pregatelo di fare qualcosa
Oramai ci si divide in tutto anche su un innocuo simbolo …….e’ questa la politica di oggi i sinistri sembrano assatanati…fanno paura.
“Ma n’ ce staranno a pià per culo questi ?”
Sora Lella
è come la corazzata potiomky per me è una c.ta pazzesca.
hanno partorito un simbolo come quando la fiat partorì la duna un auto disegnata in cantina con la benda e le luci spente.