«Zio Ugo adorava Camerino, l’ha fatta amare anche a me». A parlare è Patrizia Frosini, nipote di Ugo Betti, drammaturgo, novelliere e poeta originario di Camerino. A lui è stata dedicata l’iniziativa “Ugo Betti e il paesaggio” organizzata dalla città e dal centro studi teatrali e letterari omonimo con il patrocinio dell’università di Camerino, dell’università di Macerata e dell’università degli Studi di Trieste.
L’incontro, ospitato presso l’Accademia della Musica in via Savonanzi, ha rappresentato un’importante occasione di studio e confronto sulla figura di Ugo Betti e sul ruolo centrale che il paesaggio ha avuto nella sua produzione teatrale e letteraria. Il tema della giornata, infatti, ha inteso esplorare le molteplici sfaccettature del paesaggio nelle opere dell’autore camerte: un elemento non solo geografico, ma anche profondamente simbolico, culturale ed esistenziale.
Il sindaco Roberto Lucarelli ha portato il proprio saluto, ringraziando le Università per il prestigioso patrocinio e il centro studi per l’ottimo lavoro svolto. Ha quindi ribadito la volontà dell’intera amministrazione comunale di riscoprire un autore di primaria importanza del Novecento italiano, troppo spesso colpevolmente dimenticato.
Impossibilitata a partecipare all’iniziativa, ha voluto mandare il proprio saluto anche Patrizia Frosini, nipote per parte della zia paterna Andreina Betti Frosini: «Sono dispiaciuta di non essere oggi con voi. Perché grazie a zio Ugo mi sento un po’ camerte. La splendida casa sulle mura, affacciata sul panorama di struggente bellezza, mi ha accolta bambina ed era la sua casa, il suo studio. Adorava Camerino e l’ha fatta amare anche a me. Ringrazio tutti voi con affetto per l’attenzione e la cura profusa in questa occasione per ricordare le opere di Ugo Betti».
Il programma ha visto alternarsi autorevoli relatori del mondo accademico e culturale, coordinati da Francesco Rosati, direttore tecnico-scientifico del Centro studi teatrali e letterari Ugo Betti: Pier Luigi Falaschi (Unicam), Alfredo Luzi (Unimc), Andrea Catorci (Unicam), Paolo Quazzolo (Units), Carlo Pongetti (Unimc), Massimo Fabrizi e Carla Carotenuto (Unimc). La lettura di testi bettiani, affidata alla voce di Antonio Sterpi, ha arricchito ulteriormente il momento di riflessione. A seguire, un’apericena conviviale ha accolto i partecipanti negli spazi esterni dell’Accademia, preludio al suggestivo concerto serale dedicato alla sensibilità poetica e paesaggistica di Betti.
Protagoniste della serata la soprano Frédérique Willem e la pianista Cecilia Airaghi, che hanno proposto un repertorio raffinato: le Wesendonck-Lieder di Richard Wagner, Le canzoni della notte di Emanuele Desderi su testi di Betti e le Ariettes oubliées di Claude Debussy.
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