Consiglio aperto sulla sanità,
la politica gioca a scaricabarile

MATELICA - Cresce il malcontento sul depotenziamento dell'ospedale, accuse reciproche tra centrodestra e centrosinistra. Il sindaco Cingolani: «Più attenzione ai servizi nelle aree interne». Il governatore Acquaroli: «Richieste condivisibili, sono già nel piano socio-sanitario»

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di Monia Orazi

Il consiglio comunale aperto sulla sanità, ieri sera a Matelica, ha evidenziato il crescente malcontento per il progressivo depotenziamento dell’ospedale, con accuse reciproche tra centrodestra e centrosinistra. La seduta al teatro Piermarini, molto partecipata, ha suscitato polemiche per la mancata concessione di parola ai cittadini presenti. Vista la posizione geografica della città, tra Camerino e Fabriano, è stato chiesto, come fatto già per altre realtà in passato, di concedere la possibilità di usufruire all’occorrenza dei servizi assistenziali e di pronto intervento anche fuori comprensorio provinciale.

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«Oggi non abbiamo più un ospedale, c’è carenza di personale infermieristico e medico. Le difficoltà per avere le cure sono quelle che procurano più ansie tra la popolazione. Non è accettabile che un cittadino di Matelica debba percorrere decine e decine di km per una visita, un ricovero o una semplice analisi del sangue», ha dichiarato Denis Cingolani, evidenziando come le aree interne vengano «costantemente private di servizi a favore della costa». Ha chiesto inoltre «un impegno concreto e immediato».

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Il capogruppo di minoranza, Marcello Catena, ha denunciato una situazione critica: «Oggi restano appena 20 letti tra Rsa e lungodegenti, e due letti, addirittura, sono rotti da tempo e nessuno ha provveduto a sostituirli. I turni vengono garantiti difficilmente con un solo medico rispetto ai tre che c’erano prima». Ha aggiunto che «sembra che il 118 verrà spostato a Castelraimondo» e che «chi vuole curarsi è sempre più costretto a far affidamento alle cure a pagamento».

Preoccupazione espressa anche dall’arcivescovo Francesco Massara: «La salute è un diritto di ciascuno e uno dei problemi più grandi è relativo alle liste di attesa. Come Caritas ci troviamo tanta gente che non si cura perché non se lo può permettere». Ha concluso che «Matelica è un gioiello del territorio» e si è augurato che «se si lavora in unità e sintonia si potrà fare molto per i nostri cittadini».

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Per i sindacati, David Ballini (Cisl) ha evidenziato che «la struttura di Matelica è stata negli anni depotenziata, ridotta ad un ospedale di comunità» e che «il punto salute non prende in carico a 360° le esigenze del territorio». Ha mostrato preoccupazione anche per «i numeri di gestione di Adi» e «il calo dei medici di base che oggi hanno circa 1.800 pazienti».

Il consigliere regionale Pierpaolo Borroni (FdI) ha difeso l’operato della giunta Acquaroli: «Partivamo da 13 ospedali chiusi e abbiamo impedito la megastruttura ospedaliera per il territorio». Ha sottolineato che «il nuovo piano socio-sanitario tende a spalmare la sanità sul territorio, anche se non è facile farlo». Mentre Romano Carancini, consigliere regionale del Pd, ha attaccato la gestione regionale: «Il 16,6% dei marchigiani rinuncia alle cure, più della media nazionale. La mobilità passiva nel 2023 è cresciuta a 40 milioni e i bilanci di previsione delle Ast il saldo è di -25 milioni».

Dopo Borroni è intervenuto l’ex consigliere regionale Sandro Bisonni (Europa Verde) che ha sottolineato come non sia stato consentito al pubblico di poter intervenire, prerogativa del consiglio comunale aperto: «La destra in sanità ha sempre portato avanti una politica di privatizzazione, qualche anno fa era stato proposto di privatizzare anche l’ospedale di Matelica. Se ci si trova a dover prenotare un esame o una visita ci sono lunghe liste d’attesa, a pagamento si trova subito posto. Racconteranno favole, ma è fondamentale porsi una domanda: l’ospedale aveva più servizi 5 anni fa o oggi? Qualche anno fa aveva tutti i servizi essenziali, oggi hanno reso l’ospedale una scatola vuota».

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Ha replicato il consigliere regionale ed ex sindaco di Castelraimondo Renzo Marinelli: «I nostri numeri potranno essere visibili solo fra 4 o 5 anni. La riforma non è stata pienamente attuata a causa degli anni della pandemia. Stiamo cercando i medici per riuscire a coprire le carenze che esistono».

L’ex consigliere comunale Massimo Montesi ha poi incalzato: «A Matelica, nel 2019, abbiamo lasciato 12 posti letto Rsa e 18 posti di cure intermedie, un’ambulanza medicalizzata e il punto di primo intervento. Oggi restano 12 posti Rsa, i medici vengono a spot da Camerino. Si può dire che l’ospedale è peggiorato?».

E poi ancora, la consigliera comunale di minoranza Corinna Rotili si è detta «indignata per la situazione della sanità pubblica nella nostra regione» e ha chiesto: «Perché Cingoli è diventato ospedale di base e Matelica no? Forse perché non abbiamo un consigliere regionale della Lega o non abbiamo portato un camion di neve in Regione? (facendo riferimento alla protesta di Filippo Saltamartini quando era sindaco di Cingoli, ndr)».

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Il consigliere comunale di maggioranza, Maurizio Casucci, ha sottolineato che «i medici di base denunciano un appesantimento del lavoro per l’aggravio degli assistiti a loro carico, togliendo la possibilità di cure e un peso che mina la loro stessa salute». Poi è toccato al vicesindaco Rosanna Procaccini che ha ricordato: «Noi abbiamo avuto ospedali per ben nove secoli, finché le Comunità montane e il primo piano socio-sanitario ci hanno depauperato di servizi ospedalieri. Nessuno ha difeso l’ospedale di Matelica negli anni, né la destra, né la sinistra».

Il direttore generale Ast Macerata, Alessandro Marini, ha evidenziato: «Una delle possibilità che abbiamo è l’uso delle nuove tecnologie anche tramite il Pnrr, strumentazioni ormai indispensabili anche per sopperire alla carenza di operatori».

L’assessore regionale alla sanità Filippo Saltamartini ha difeso l’operato della giunta Acquaroli: «Nel nostro Paese dal 2012 al 2020 i governi Letta, Renzi e Gentiloni hanno tagliato le risorse per 36 miliardi». Ha precisato che «dal 2021 stiamo finanziando un piccolo tesoretto di medici, quindi matematicamente nei prossimi anni avremo medici per gli ospedali». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente della Regione, Francesco Acquaroli, che ha sottolineato: «La stragrande maggioranza delle richieste non solo sono condivisibili, ma sono quelle che abbiamo inserito nel piano socio-sanitario». Ha aggiunto che «dopo la pandemia la domanda di prestazioni sanitarie è cresciuta del 30% e questo ha messo in difficoltà il sistema sanitario».

È intervenuto anche il medico di base Emanueli Kanani: «Quando ho rassegnato le dimissioni ero totalmente disilluso. Il problema vero è l’Acn che crea un problema unico. L’anno prossimo se ne andranno tre medici e nessuno li sostituirà».

Al termine dell’incontro, il consigliere comunale di minoranza Marcello Catena ha concluso: «Usciamo avendo perso due ore di tempo, senza aver ricevuto risposte, ma solo chiacchiere da campagna elettorale. Ho dovuto fare l’assicurazione sanitaria proprio per pagarmi quelle spese mediche che voi non offrite più».

La questione appare particolarmente sentita in una città di 9.100 residenti, che con gli studenti universitari e gli sfollati post-sisma raggiunge circa 10.000 abitanti, a cui si aggiungono i residenti di Gagliole ed Esanatoglia.



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