La sfiducia a Sclavi non arriva in Consiglio
«Il centrodestra neanche ha risposto,
ma il nostro messaggio è forte e chiaro»

TOLENTINO - L'atto proposto da Civico 22 non ha trovato le firme necessarie, solo due consiglieri sui sei necessari lo hanno sottoscritto: Massimo D'Este e Luca Cesini (Pd). Quindi non approderà in aula. Ma la lista che aveva appoggiato il sindaco al ballottaggio non usa mezzi termini: «Per quanto ci riguarda l'atto resta, alla luce degli ultimi accadimenti che rasentano la malapolitica fatta di tatticismi, questa amministrazione non ha più la nostra fiducia»

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C’ERAVAMO TANTO AMATI – La famosa stretta di mano tra Mauro Sclavi e Massimo D’Este

di Francesca Marsili

La mozione di sfiducia al sindaco Mauro Sclavi proposta dal gruppo di opposizione Civico 22 non arriva in Consiglio. Due le firme ottenute sulle sei necessarie: quella del loro consigliere Massimo D’Este e del collega del Pd Luca Cesini, «Il centrodestra non ha neppure risposto – sottolinea il coordinatore di Civico 22 Paolo Dignani -, per quanto ci riguarda resta un atto con cui lanciamo un messaggio forte e chiaro: alla luce degli ultimi accadimenti che rasentano la malapolitica fatta di tatticismi, questa amministrazione non ha più la nostra fiducia».

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Massimo D’Este e Paolo Dignani

Dopo la crisi politica del governo cittadino con tre assessori cacciati, due consiglieri di maggioranza passati al gruppo misto e uno che se n’è andato, per Civico 22 è arrivato il momento di interrompere quella “fiducia sui temi” siglata da una stretta di mano alla vigilia del ballottaggio, quando i voti del candidato sindaco sconfitto al primo turno Massimo D’Este sono stati fatti convergere su Sclavi, che ha cosi battuto la candidata del centrodestra Silvia Luconi. Ed è proprio su questo punto che Dignani evidenzia a chiare note: «Il centrodestra, che per quella stretta di mano ci ha sempre additati come corresponsabili di questa situazione, aveva già perso al primo turno con circa 4100 preferenze su 10600 votanti. La città si era già espressa al primo turno verso un cambio di ideologia politica, figurarsi se i nostri elettori del centrosinistra avrebbero mai appoggiato la destra. In questi anni non siamo mai stati organici alla maggioranza, abbiamo rifiutato l’assessorato alle Politiche sociali offerto al nostro consigliere D’Este da Sclavi proprio per essere liberi di agire sui temi, di fare opposizione come avvenuto su Tari, mense scolastiche, Assm e casa di risposo, e di tenere un atteggiamento di responsabilità su quanto in comune come l’edilizia scolastica. Non siamo quindi noi a fare la stampella di questa maggioranza, piuttosto – rintuzza Dignani – è il centrodestra che alla nostra proposta di sfiducia a Sclavi non ha neppure risposto».

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Paolo Dignani

Il coordinatore illustra poi su quali fatti ha incardinato la proposta di sfiducia a Sclavi, sostanzialmente due. Il primo riguarda la discrepanza sulle motivazioni del ritiro delle deleghe all’ex assessore Fabiano Gobbi. «A nostro dire la questione più grave. Se prima la revoca viene motivata a mezzo di una conferenza stampa con il fatto che c’era un accordo stipulato al momento dell’accettazione da parte di Gobbi in cui dopo due anni e mezzo avrebbe dovuto lasciare spazio a Benedetta Lancioni, e poi nel decreto firmato da Sclavi si parla di condotte non in linea e ostruzionismo nel realizzare il programma, sorge il dubbio: è stata detta una frottola in conferenza stampa o per fa sì che il decreto di revoca dal punto di vista formale fosse inoppugnabile si è impregnato di non verità? Se è stata una boutade in conferenza stampa pazienza – prosegue – ma se quello che viene scritto in un atto formale è grave. Ecco perché ribadiamo che è venuta meno quel poco di fiducia rimasta in questa amministrazione debole». La seconda questione citata nella proposta di sfiducia riguarda quanto emerso durante la conferenza stampa di Fabiano Gobbi con i vertici locali e regionali di Forza Italia. «Apprendiamo che c’è stato un accordo mai reso noto tra il sindaco e il partito, attraverso il quale Gobbi, eletto in quota a Tolentino popolare, era divenuto un assessore di Forza Italia. C’è stata mancanza di rispetto nei confronti dei cittadini che hanno fatto confluire il voto di D’Este su Sclavi, e nei nostri: quella stretta di mano era relativamente a una compagine politica fatta da civici, se ci fosse stato il sentore che da li a poco sarebbe apparsa Forza Italia avremmo ragionato in modo diverso».

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Massimo D’Este

Per Civico 22 questa è una scelta legittima, ma Sclavi doveva informare. Il consigliere di minoranza D’Este prosegue: «Ho contattato il consigliere del gruppo misto Federico Pieroni per sottoporgli il documento. Ha manifestato la volontà di firmare ma con delle correzioni al testo che però non erano supportate da atti concreti. La presentazione alle altre forze di opposizione è stata fatta, ma se Pieroni ci ha dato una qualche risposta, dal centrodestra solo silenzio. Prendiamo atto di questo scelta, noi quello che pensavamo di fare lo abbiamo fatto». Anche l’ex candidato sindaco torna su quella famosa stretta di mano. «Strinsi quella mano nella consapevolezza di fare un gesto nei conforti di una coalizione fatta da movimenti civici, che veramente avessero messo in gioco il tanto decantato cambiamento, che poi è venuto a mancare».

Dopo tre anni D’Este si toglie un sasso dalla scarpa: «Il centrodestra nasconde a se stessa una grande verità: non ha perso le elezioni per quella stretta di mano, ma al primo turno, ed erano ben consci di andare incontro d una sconfitta la ballottaggio. Facciamola finita di utilizzare questa scusa. L’ultimo accadimento in Consiglio con l’abbandono dell’assise prima del presidente del Consiglio e poi delle assessore è stato deplorevole. Continuano ad essere aperti a qualsiasi collaborazione per il bene della città».

 

 

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