«Via dalla giunta perchè ho osato dissentire,
dietro la mia cacciata c’è Tolentino popolare»

POLITICA - L'ex assessore Flavia Giombetti: «Ho espresso un’opinione diversa sulla spesa di denaro pubblico per un evento che non ritenevo opportuno. Non uno scontro personale o un atteggiamento ostile, ma una legittima valutazione di merito. Il mio unico interesse è sempre stato quello della collettività. Se il sindaco ha centrato degli obiettivi del programma come lo sgombro dell’area container è merito mio»

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Flavia Giombetti

di Francesca Marsili

«Se il sindaco ha centrato degli obiettivi del programma come lo sgombro dell’area container, senza il quale la cittadella sanitaria ora non sarebbe lì, è merito mio. La mia espulsione non è legata a un mancato impegno, ma a dinamiche di potere che nulla hanno a che vedere con il bene della città. Si afferma che la mia rimozione sia stata richiesta dalle tre le liste di maggioranza, ma sappiamo bene che dietro questa decisione ci sono equilibri politici interni alla coalizione dettati da Tolentino Popolare». A parlare è l’ex assessore di Tolentino Flavia Giombetti. Smonta punto per punto tutte le motivazioni che il sindaco Mauro Sclavi ha riportato nel decreto.

All’accusa di una mancanza di collaborazione con alcuni consiglieri di maggioranza dice: «La verità è che ho osato dissentire. Ho espresso un’opinione diversa sulla spesa di denaro pubblico per un evento che non ritenevo opportuno. Non uno scontro personale o un atteggiamento ostile, ma una legittima valutazione di merito. Eppure, questo è bastato per generare malumori in chi avrebbe preferito un consenso acritico – sottolinea -. Se ogni voce critica viene etichettata come “non collaborativa”, significa che la politica non accetta più il confronto, ma solo l’obbedienza». Rivendica il suo operato nei due anni e mezzo: «Chi oggi mi accusa sa benissimo che il mio unico interesse è sempre stato quello della collettività, non quello di compiacere equilibri interni o sostenere iniziative di dubbia utilità. Se collaborare significa dire sempre sì, allora è evidente che abbiamo idee molto diverse sul significato della parola “amministrare”».

Passa poi a quanto avvenuto nel Consiglio comunale del 30 gennaio, quando assieme alla collega Elena Lucaroni ha lasciato l’aula, atto poi annoverato nel decreto firmato da Sclavi tra i motivi della loro cacciata. «Ho espresso il mio dissenso, ma voglio essere chiara: non mi sono dissociata dalla decisione presa dal sindaco, bensì dalle motivazioni contenute nel decreto di revoca all’ex assessore Fabiano Gobbi, ben diverse da quelle dichiarate da Alessandro Massi, e successivamente dallo stesso Sclavi. Sono intervenuta perché ritengo fondamentale la trasparenza e la chiarezza istituzionale. Non si può giustificare una decisione importante, come quella di revocare un assessore, con motivazioni che vengono ritrattate o risultano diverse rispetto a quanto dichiarato ufficialmente. La coerenza è un valore imprescindibile per chi ricopre ruoli pubblici».

Ciò che amareggia Giombetti è che, riguardo l’abbandono dello scranno del presidente del Consiglio Alessandro Massi avvenuto in quella stessa seduta, ma prima dell’uscita delle due :«Il sindaco ha scelto supinamente il silenzio. Il rispetto per le istituzioni dovrebbe spingerci tutti a condannare ogni azione che mina l’integrità e la credibilità degli organi rappresentativi, in particolare quando si tratta di atti così significativi. Per giustificare la mia revoca è stato scritto di un mio “comportamento indecoroso”, frase che prima di essere una affermazione di delegittimazione politica di una gravità inaudita, esprime un giudizio di carattere morale. È un’accusa che va oltre la mia persona e mina il basilare principio del rispetto va sempre salvaguardato. Il Consiglio Comunale – prosegue – non può trasformarsi in un’aula di tribunale dell’inquisizione dove si emettono condanne senza prove, solo per rafforzare il dominio di chi comanda. Questo non è solo un abuso di potere, ma un pericoloso precedente che minaccia la politica locale stessa. Se oggi si colpisce me con accuse infondate, domani chiunque potrebbe essere messo alla gogna per il solo fatto di pensarla diversamente». Nel suo addio politico all’amministrazione Sclavi aggiunge: «Ho affrontato ogni giorno con serietà e dedizione, mettendo l’interesse della comunità davanti a tutto. Mi sono assunta responsabilità e fatta carico di problemi complessi, ho lottato per dare risposte concrete. Nonostante tutto questo, non una spiegazione né una parola di ringraziamento da parte di chi sa del lavoro svolto e del sostegno che gli è stato dato sin dall’inizio di questa esperienza. Ma non sono le parole a definire il valore di un operato. Il tempo è il miglior giudice: mostrerà chi ha davvero servito questa città e chi, invece, ha pensato solo alla propria carriera». Nel ringraziare tutte le persone che in questi giorni le hanno manifestato stima e affetto conclude: «Continuerò a lavorare per il bene della nostra città».

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