«Respingiamo con forza le dichiarazioni dell’assessora regionale Biondi sul dimensionamento scolastico per l’anno 2025/26. Il dimensionamento scolastico era previsto dagli accordi tra il governo Draghi e l’Unione Europea, eppure l’attuale governo avrebbe potuto evitare i tagli investendo più risorse nella scuola pubblica, invece, ha deciso di fare cassa sull’istruzione. Ricordiamo però che gli indirizzi nazionali non fissano più come predittivo il criterio numerico dei 900 alunni indicando la quota complessiva delle autonomie scolastiche per ogni Regione, che quindi si assume la responsabilità delle scelte sugli accorpamenti».
Netta la risposta dei sindacati Cgil, Cisl e Uil all’assessora regionale all’Istruzione Chiara Biondi sugli accorpamenti degli istituti scolastici previsti nel nuovo piano regionale che sarà discusso domani in Commissione. L’assessora aveva criticato i sindacati, dicendo che stavano facendo allarmismo e che al massimo l’accorpamento avrebbe riguardato solo i dirigenti scolastici e aveva scaricato la colpa sulle Province.
«Il dimensionamento scolastico non riguarda solo i dirigenti scolastici – replicano i sindacati – Sebbene accorpare istituti non significhi sopprimere plessi, si vengono a unire più istituti, quindi in ultima analisi si parla di tagli di intere istituzioni scolastiche. Giustificare gli accorpamenti dicendo che non si chiudono i plessi è inaccettabile: chi conosce la scuola, sa bene che ci saranno ricadute sul personale , ma soprattutto che gestire Istituti comprensivi con decine di plessi sparsi in aree interne, equivale a pregiudicare la loro funzionalità e quindi il servizio alla comunità. Le Province si sono mosse sulla base delle linee guida emanate dalla Regione Marche di cui più volte abbiamo denunciato la genericità e per il secondo anno la Regione affronta il dimensionamento in maniera tardiva e in modo non condiviso al tavolo interistituzionale come più volte ribadito».
«Ma su una cosa le Linee guida davano indicazioni precise, peraltro su indicazione delle stesse organizzazioni sindacali – continuano Cgil, Cisl e Uil – tutelare gli Istituti delle aree interne e valutare la costituzione di poli d’istruzione superiore in relazione a una coerente offerta formativa, che nelle aree urbane può essere razionalizzata. Quindi l’assessora all’Istruzione sa bene che i sindacati hanno sempre sollecitato un’analisi condivisa del territorio su scala regionale insieme alle stesse Province. Istanza appunto disattesa. Quando l’assessora annovera l’IC Caldarola tra le scuole a reggenza, occorre sottolineare che ciò non è avvenuto per carenza di alunni. Allora quali i criteri in base ai quali alcune scuole sono “salve” ed altre no? E’ evidente che la Regione non abbia mai tenuto conto delle richieste poste dalle organizzazioni sindacali, visto che la proposta non risponde a quella programmazione di respiro auspicata. Questo dimensionamento scolastico, così come ipotizzato, è sbagliato. Non è stata colta l’opportunità di una riorganizzazione del sistema dell’istruzione (questo era l’obiettivo del Pnrr), non produce una riduzione degli alunni per classe ma si traduce in un mero taglio a spese del personale delle scuole nonché delle studentesse e degli studenti, senza una programmazione efficace dell’offerta formativa. Abbiamo ampiamente motivato nei vari incontri la necessità di salvaguardare e rilanciare le aree interne, facendo crescere un sistema culturale e socio-economico aperto senza produrre ulteriormente chiusura e isolamento di territori già in sofferenza. Ecco perché ribadiamo ancora una volta la nostra contrarietà a questo dimensionamento scolastico e alla modalità con cui continua ad essere affrontato questo tema da parte della Regione ai danni proprio di quei territori con il più alto grado di complessità dei bisogni. La valorizzazione delle aree interne dovrebbe – concludono i sindacati – partire dal non tagliare e penalizzare uno degli elementi di maggiore aggregazione comunitaria e sociale, quale è la scuola».
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Giuseppe Paolini, presidente dell’Upi Marche
Va al contrattacco anche il presidente dell’Upi Marche, Giuseppe Paolini, che preannuncia anche un possibile ricorso al Tar. «Sono esterrefatto dalle dichiarazioni dell’assessore riportate dalla stampa in merito agli accorpamenti scolastici – dice Paolini – Biondi asserisce che le Province non abbiano adempiuto ai loro compiti, non predisponendo i piani di dimensionamento e costringendo la Regione ad intervenire: niente di più falso. Invito Biondi ad essere onesta intellettualmente e riportare pubblicamente quanto accaduto realmente in questi mesi, durante i quali sia le Province sia l’Upi Marche, che riunisce tutti e cinque gli Enti provinciali, l’hanno incontrata formalmente ed anche informalmente. Gli stessi uffici provinciali e regionali possono confermarlo, viste le riunioni che si sono tenute. Molte sono state le proposte fatte da parte delle Province, anche tenendo conto degli accorpamenti già effettuati negli anni passati e che hanno toccato più massicciamente alcuni territori rispetto ad altri. Per questo ci saremmo aspettati quest’anno un ribilanciamento delle situazioni, come fatto presente nelle sedi opportune. Ed invece le riorganizzazioni avanzate dai territori, anche sulla base di questi criteri, sono state ignorate e la Regione è intervenuta di imperio con una delibera, fra l’altro l’antivigilia di Natale. Una manovra davvero scorretta. E, sorpresa, guarda caso le province più colpite sono sempre le solite, Pesaro-Urbino in testa che ha già pagato dazi altissimi alla causa del ridimensionamento con quattro autonomie sottodimensionate nel 2023-2024 e altre quattro nel 2024-2025 ed ora arrivano altri tre ridimensionamenti, su un totale di sei decise in tutte le Marche. È chiaro che dietro a queste scelte regionali ci sono motivi politici. Non può non saltare all’occhio, infatti, che la Provincia di Ancona resta immune dagli accorpamenti, con particolare riguardo a Fabriano, territorio di riferimento dell’assessore, dove non è stata accolta l’ipotesi di unire i due licei scientifici presenti in città. Siamo pronti a rivolgerci al Tar se necessario per impugnare la delibera della Regione».
«Non sarà chiusa nessuna scuola, gli accorpamenti riguardano solo la presenza dei dirigenti»
«In arrivo accorpamenti delle scuole: una ghigliottina per il Maceratese»
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