Al centro, il vescovo di Macerata Nazzareno Marconi
di Marco Pagliariccio
Una fine anno che però rappresenta un inizio per la Diocesi di Macerata, ma più in generale per tutta la Chiesa: siamo alla vigilia dell’apertura del Giubileo 2025. Giubileo che nel Maceratese inizierà ufficialmente domenica prossima, 29 dicembre, con la celebrazione eucaristica alla chiesa dell’Immacolata e il successivo pellegrinaggio verso la cattedrale di San Giovanni.
Il vescovo Nazzareno Marconi
Uno snodo importante che è stato il pretesto perfetto per il vescovo Nazzareno Marconi per fare il punto di un anno di attività molto intenso, un anno ricco di sfide, temi e proposte. «E’ stato un 2024 segnato da tantissime attività – ha rimarcato Marconi incontrando la stampa nell’Aula conferenze della Curia arcivescovile insieme al segretario generale don Gianluca Merlini – a punteggiarlo in primis sono state le visite pastorali presso tutte le unità locali, un modo per cercare di conoscere nel dettaglio tutta la Diocesi. Sono entrato in contatto con tutte le amministrazioni comunali e tutte le associazioni di volontariato, un grande lavoro che porterà alla stesura di un documento nel quale cercheremo di evidenziare punti di forza e di debolezza della nostra rete. Viviamo in una realtà che è cambiata tantissimo dopo il covid, una situazione non facile e di grandi cambiamenti».
Il Giubileo è un’occasione per dialogare con la società, sia quella dei credenti che quella laica, e la Diocesi di Macerata vuole viverla in prima persona. Per questo sette chiese del territorio (San Giovanni e Mater Misericordiae a Macerata, San Nicola a Tolentino, San Domenico a Recanati, Santa Sperandia a Cingoli, Santissimo Crocifisso a Treia e Suffragio a Porto Recanati) saranno “chiese giubilari”, ossia luoghi dove i fedeli potranno ricevere l’indulgenza.
«Vogliamo parlare sì ai cristiani, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà – rimarca il vescovo – ci stiamo coordinando con gli altri vescovi delle Marche e con la Cei per raccordarci e istituire momenti di respiro regionale e nazionale. In questo senso si è già da tempo costituito un comitato paritetico che coinvolge Cei Marche e Presidenza della Regione proprio per coordinare queste attività. Il Giubileo è sì un evento di fede, ma anche culturale e turistico importante per il territorio nel suo complesso. Le Marche sono una grande via di pellegrinaggio, il Cammino lauretano è uno dei sette riconosciuti dalla Chiesa».
Don Gianluca Merlini, segretario generale della Diocesi
Sono quattro le grandi sfide che ha affrontato nel 2024 e che saranno ancora una volta cruciali nel 2025: ricostruzione, migranti, lavoro e pace. «Da quando, tra il 2021 e il 2022, le Diocesi hanno avuto la possibilità di prendere in mano la ricostruzione dei propri edifici la ricostruzione ha sicuramente accelerato avendo sgravato lo Stato di molto lavoro – spiega Marconi – ma il lavoro per noi è esploso, anche se lo facciamo con grande passione. Fino al 2016 ci rivolgevamo solo a due studi di progettazione per le opere di cui avevamo bisogno, dopo il sisma sono diventati una cinquantina. Per questo abbiamo costituito un ufficio interno di coordinamento con quattro professionisti all’opera. Abbiamo seguito e stiamo seguendo qualcosa come 74 interventi, che vanno dai restauri delle chiese più piccole a quelle più grandi come possono essere il duomo di San Catervo di Tolentino. Siamo più o meno a metà dell’opera, visto che cinque cantieri sono conclusi, otto sono partiti e per altri 25 abbiamo i progetti esecutivi approvati, mentre per gli altri sono in corso le progettazioni. Di recente sono partiti i lavori per l’abbazia di San Firmano a Montelupone, per San Catervo e San Francesco a Tolentino, ma non dimentichiamo i progetti che sono al di fuori del calderone del sisma, in primis la cattedrale di San Giovanni qui a Macerata. Una mole di lavoro enorme e per la quale il vescovo ha le stesse responsabilità di un sindaco. Con la differenza che qui parliamo, per l’appunto, di 74 cantieri».
Il fronte migranti è sempre molto dibattuto, ma il vescovo, al di là dei numeri, ha un’idea ben chiara. «E’ un tema complesso che non si può affrontare da dilettanti, bisogna trovare tutte le sinergie necessarie – dice Marconi – da un anno e mezzo stiamo lavorando in maniera molto operativa attraverso la Caritas diocesana. In questo periodo abbiamo curato l’accoglienza di circa 600 migranti, con diversi minori non accompagnati, e dico circa perché il numero è in costanza evoluzione, tra chi arriva e chi se ne va. Attualmente ne seguiamo circa 250. Abbiamo accompagnato circa 80 di questi a un inserimento lavorativo grazie alla collaborazione con le associazioni di categoria e alcune imprese. Caritas e Diocesi non sono agenzie di lavoro, ma di una cosa siamo convinti: trovare a queste persone un lavoro, dopo aver insegnato loro la lingua e aver dato loro delle competenze, aiuta a far capire alla gente che queste sono persone e come tali devono avere una dignità. E ovviamente non è vero che rubano il lavoro agli italiani, anzi: sono gli imprenditori stessi a chiederceli perché per alcuni lavori non si trova manodopera».
Ancora più complessi i temi del lavoro e della pace, sui quali la Diocesi ha meno possibilità di incidere direttamente. «Sono temi impegnativi e complessi, per i quali non ci sono risposte semplici – evidenzia il vescovo – la Chiesa da parte sua, in ogni caso, lavora per costruire, non per distruggere. Ed è sempre vicina a chi soffre. Abbiamo contatti diretti con la Diocesi di Kiev, ma anche con il parroco di Gaza, conosciamo bene queste situazioni. Macerata ha una vocazione missionaria da sempre grazie all’esperienza di Padre Matteo Ricci: ci scambiamo gli auguri di Natale con Shanghai, Pechino, Hong Kong. Quando dico che sono il vescovo della città di Matteo Ricci, si aprono spesso canali di comunicazione insospettabili».
Infine, l’augurio di Natale. «Riprendendo il tema proposto da Papa Francesco per il Giubileo, siamo certi che un pellegrino non sia un turista o un disperso – conclude il vescovo – sa da quale luogo proviene e conosce la sua destinazione. L’augurio più grande che posso fare è di non perdere di vista i vostri obiettivi, il vostro compito, la vostra meta».
Una società che in apparenza ,e non solo , crede molto di più nei CONDONI che nelle INDULGENZE .
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Il lavoro prima agli italiani!
Come mai l’abbazia di Rambona non viene mai citata? Qual è la previsione per la cripta e la chiesa?
ma la priorità sono le chiese o le case?
Signori lo vogliamo dire ma si diciamolo tra 50 anni più o meno L’Italia sarà una repubblica islamica che lo si voglia o no con poi tutte le conseguenze del caso. P.S. il sottoscritto per quella data visto l’età che ho non sarà più di questo mondo ma per le generazioni future non mi sembra il massimo che si possa desiderare.
Nella chiesa cattolica, il Giubileo è il periodo durante il quale il Papa concede l’indulgenza plenaria ai fedeli che si recano a Roma e compiono particolare pratiche religiose.
Non dice mettersi in prima linea per ricostruire le chiese.
Soldi che potrebbero essere usati per aiutare tanti italiani poveri, famiglie povere senza lavoro. Ecco questo bisogna fare andare in giro, visite pastorale in tutte le unità locali per aiutare chi ha bisogno.
Una persona per pregare se ci crede non gli serve la chiesa ma può farlo in ogni luogo.
Ricostruire 74 chiese???
Poi si vuole parlare non solo ai cristiani, ma anche a tutti gli uomini di buona volontà: quindi i cristiani non sono uomini di buona volontà???
Ma ancora non se ne parla della ristrutturazione della CATTEDRALE di SAN GIULIANO, xche’?