Giallo dei Sibillini, sentiti i cacciatori
che ritrovarono i corpi a Podalla
e il commesso che vide un’auto rossa

COLD CASE - Oggi sono stati ascoltati in caserma Domenico Panunti, che per primo scoprì i corpi e Corrado Ermini che era andato a fare una battuta di caccia con lui. Poi anche il commesso di un negozio di materiale edile che il pomeriggio della scomparsa di Jeanette e Gabriella (29 novembre 1980) vide una vettura che sembrava aspettarle. I VIDEO

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La seconda giornata per sentire i testimoni (5 video in sequenza)
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Domenico Panunti arriva in caserma per essere sentito

di Gianluca Ginella e Francesca Marsili

Ancora una lunga giornata di testimonianze sul Giallo dei Sibillini alla caserma dei carabinieri di Tolentino per l’indagine sulla morte di Jeanette May Bishop, l’ex baronessa de Rothschild, e della sua amica e assistente Gabriella Guerin. Oggi sono stati sentiti (presente il pm Francesco Carusi) i due cacciatori che trovarono i resti a Podalla di Fiastra, in una radura. Il commesso di un negozio dove Jeanette e Gabriella si erano fermate nel pomeriggio del 29 novembre 1980, giorno della scomparsa, e il figlio dell’uomo che aveva venduto la casa in località Schito a Jeanette e al marito.

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Corrado Ermini

I TESTIMONI –  «Morte bianca? Per me sì» ha detto Corrado Ermini prima di entrare in caserma per essere sentito da carabinieri e magistrato. E’ uno dei cacciatori, oggi 82enne e pensionato (era custode della diga di Fiastra), che trovarono il corpo il 27 gennaio del 1982.

«I resti li ha trovati Domenico Panunti – racconta Ermini -, io ero col fratello e ci eravamo messi d’accordo per fare una battuta di caccia ai cinghiali. Infilandosi un po’ nei boschi Panunti si è imbattuto in questi resti. Io sono andato su dopo, per me i corpi stavano messi in una posizione, sulla radura, quasi di riposo, già un po’ affossati nel terreno, forse erano lì da tempo». Sul luogo, una radura in un bosco, dove sono stati trovati i resti dice «certamente con una bufera non potevano fare questo tragitto».

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Antonio Porfiri

Se siano state uccise o se siano morte a causa del freddo, spiega: «La mia idea è quella della morte bianca».

Antonio Porfiri, figlio di Vittorio Porfiri, è stato sentito perché Jeanette e il marito, Stephen May, avevano comprato dal padre la casa da ristrutturare in località Schito. Proprio per quella casa Jeanette era a Sarnano in quei giorni.

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Domenico Panunti

In caserma questa mattina sono entrati anche Domenico Panunti, il cacciatore che trovò i corpi, accompagnato dalla moglie. Panunti è arrivato iniziando con «Non fate riprese, vi denuncio».

Per poi continuare, una volta uscito, dicendo ai giornalisti che gli chiedevano come fosse andata «Vi dovete fare i c… vostri, sennò lo dovete chiedere alla magistratura e al Ros».

Nel giro di dieci minuti da quando era uscito è tornato in caserma e ha ripetuto il concetto di prima «sono c… nostri».

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Gianni Bianchelli

Più costruttivo il dialogo con Gianni Bianchelli, che all’epoca era commesso in un negozio che vendeva materiale per l’edilizia e dove il pomeriggio del 29 novembre si fermarono Jeanette con Gabriella.

«Mi hanno chiesto di quella volta. Erano venute verso le 19? No, prima, cominciava a fare scuro. Non parlava italiano, aveva l’interprete. In fondo al viale ho visto un’auto che sembrava le stesse aspettando, era un’auto rossa». Alla domanda se gli inquirenti avessero insistito perché ricordasse qualche particolare della vettura ha detto no.

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Domenico Panunti arriva in caserma insieme alla moglie

La procura ha aperto un fascicolo per duplice omicidio. Le indagini sono affidate ai carabinieri del Reparto operativo e al Ros di Roma. Al momento non ci sono indagati. La prossima settimana, è previsto per mercoledì, saranno sentiti altri testimoni e dovrebbero essere gli ultimi.

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