Minnucci dirige Medicina Interna:
«Battesimo di fuoco con il Covid.
La soddisfazione? Il grazie dei pazienti»

LE INTERVISTE AI PRIMARI - Maria Luisa Minnucci dal 2000 lavora nel reparto dell'ospedale di Civitanova. «La pandemia una esperienza umanamente terribile ma sul piano professionale ho potuto vivere una straordinaria condizione di spirito collaborativo e di abnegazione con i colleghi. Il nostro reparto è improntato ad una visione olistica del paziente. Ho l’impressione che la carenza di medici si stia risolvendo, ma il problema è che i nuovi laureati si indirizzano verso specializzazioni a minor responsabilità e più remunerative»

- caricamento letture
Maria-Luisa-minnucci-2-650x488

Maria Luisa Minnucci con il personale del reparto

di Luca Patrassi

Maria Luisa Minnucci dirige la Medicina Interna dell’ospedale di Civitanova: fermana di Monte San Pietrangeli, è a Civitanova da 30 anni, sposata, due figli, laurea e specializzazione in Medicina Interna (guidata dal prof Giovanni Danieli) alla Politecnica delle Marche e in Ematologia. Primo incarico precario a Villa Adria, primo concorso vinto nel 1998 all’ospedale di Fermo.

Quando è arrivata a Civitanova e qual è l’impressione che ha avuto dell’ospedale?

«All’inizio del 2000 sono stata assunta nel reparto di Medicina interna, all’epoca diretto da Riccardo Centurioni. Allora ero l’unico medico donna: sono stata accolta nel reparto in un clima caloroso e collaborativo da parte di tutti i colleghi, mi sono sentita subito a casa. L’ospedale di Civitanova mi è apparso a misura di persona, con tante professionalità ma soprattutto con uno spirito collaborativo di gruppo che anche oggi, come allora, non è sempre facile riscontrare. Nel 2009 mi è stato attribuito l’incarico del Day hospital ematologico. Sotto la direzione altamente professionale di Centurioni ho contribuito a potenziare il gruppo e le attività di oncoematologia (trattamenti chemioterapici di leucemie e linfomi e trapianti autologhi di cellule staminali): per molto tempo sono stata il dirigente vicario e al pensionamento di Centurioni, nel marzo 2020, sono risultata vincitrice del concorso per la direzione del reparto. Contestualmente la sezione di Ematologia assumeva una funzione dipartimentale la cui direzione veniva affidata al dottor Alesiani. Ho avuto subito il battesimo di fuoco: nel marzo 2020 scoppiava la pandemia Covid, tutto l’ospedale di Civitanova veniva convertito in struttura Covid, con cinque reparti di degenza affidati alla mia responsabilità, è stata una esperienza umanamente terribile ma sul piano professionale ho potuto vivere una straordinaria condizione di spirito collaborativo e di abnegazione con tutti i colleghi dell’ospedale che si sono messi a totale disposizione a prescindere dalla loro formazione ed esperienza professionale».

Maria-Luisa-minnucci-1-650x469

Maria Luisa Minnucci

Come è strutturato il reparto? Organici e prestazioni.

«Attualmente il reparto di Medicina Interna e la struttura di Ematologia operano in diretta collaborazione: vengono effettuate in comune, con forti economie di risorse, le guardie pomeridiane e festive e le reperibilità, i ricoveri per i malati ematologici che necessitano di degenza vengono effettuati su posti letto indistinti.

I posti letto del reparto sono 42: sempre in forma indistinta vi afferiscono anche i pazienti della struttura di Nefrologia e dialisi che necessitano di ricovero.

I pazienti provengono principalmente dagli accessi di Pronto soccorso: sono pazienti con pluripatologie, anche di tipo oncologico e pneumologico. La compresenza di posti letto indistinti del reparto contribuisce a sviluppare in tutti i colleghi medici quella qualificazione multidisciplinare che è il bagaglio caratterizzante il medico internista. Per questa caratteristica i medici del reparto sono anche particolarmente impegnati nelle consulenze agli altri reparti ospedalieri, per il trattamento delle situazioni patologiche concomitanti alla patologia principale di ricovero. Il reparto è dotato anche di un Day hospital medico dove vengono trattati pazienti con patologie immunologiche, reumatologiche, gastroenterologiche, con farmaci biologici, anticorpi monoclonali».

La squadra…

«L’equipe del reparto si compone di otto medici ognuno dei quali, oltre all’attività di degenza, cura un particolare settore. Mariana Gaetani, titolare della unità “Complessità internistica e Day Hospital medico” cura l’ambulatorio di gastroenterologia, Francesco Giorgetti cura l’ambulatorio reumatologico, Paolo Barbatelli cura l’ambulatorio di Medicina e diagnostica vascolare coadiuvato anche da Denise Menghini, Lorenzo Biondi e Denise Menghini curano l’ambulatorio di Medicina interna, Gianluca Smerilli cura l’ambulatorio reumatologico con prevalente indirizzo diagnostico, Marta Murri si occupa di malattie endocrinologiche e Giulia Rosettani si occupa delle patologie geriatriche. Si tratta di un gruppo di giovani medici estremamente motivati e preparati. L’equipe medica è coadiuvata da un valido gruppo di infermieri ed operatori socio sanitari diretti da Antonio D’ostuni».

Il rapporto con i pazienti, la comunicazione della malattia: trasparenza o cautela?

«Il nostro reparto è improntato ad una visione olistica del paziente. Trattandosi per la gran parte di pazienti pluripatologici e cronici, oltre alla fase diagnostica e di cura, assume particolare importanza l’empatia e l’interazione che si riesce a sviluppare con il complesso di vita del paziente e del suo contesto famigliare. La capacità di comunicare con il giusto equilibrio le diagnosi e le prognosi, la capacità di non illudere e nel contempo infondere coraggio nell’affrontare le cure molte volte pesanti per tutti noi rappresenta un obiettivo primario; ognuno dei nostri operatori che interagisce con il paziente persegue costantemente questo obiettivo che è parte essenziale del percorso di cura del paziente.

La terapia risolve tutto? Alla voce prevenzione quali consigli inserirebbe?

Chiaramente non sempre la terapia ed il ricovero in reparto possono risolvere tutto. Anzi diverse degenze a volte anche ripetute nel tempo possono scaturire da difetti di prevenzione e cure primarie. Per questo, soprattutto per i pazienti cronici è necessario un forte lavoro di squadra con tutti gli attori, a partire dal paziente, dalla famiglia e poi i medici di medicina generale e le strutture territoriali. I processi di comunicazione fra i professionisti, l’interazione ospedale/territorio, la formazione del paziente e del contesto famigliare che da soggetto passivo deve sentirsi componente della squadra che presiede al suo piano di salute, assumono enorme rilievo nei risultati di salute, ancor prima dei pur eccezionali strumenti di diagnosi e cura ospedaliera».

Cosa le ha dato più soddisfazione in questi anni?

«La soddisfazione del lavoro di tutti questi anni viene prima di tutto dal rapporto con i pazienti, dalla loro riconoscenza. Frasi come: “siete tutti così bravi e gentili”, “anche con tutte le paure per la mia malattia con voi mi sento sicuro in famiglia”, “non vi dimenticherò, per me siete stati i miei angeli”, ti fanno capire che stai esercitando una professione molto pesante ma altrettanto nobile. Altra grande soddisfazione è quella di potersi recare ogni giorno al lavoro con la consapevolezza di essere inserita in un gruppo su cui puoi sempre contare con stima e rispetto reciproco: parlo del gruppo del mio reparto, aspetto che potrebbe essere anche abbastanza normale, ma mi riferisco anche, e lo ritengo abbastanza eccezionale, a tutta la compagine sanitaria dell’ospedale».

Cosa farebbe subito se potesse decidere in piena autonomia anche sul fronte delle scelte aziendali?

«Se fossi chiamata ad assumere una specifica iniziativa aziendale mi concentrerei da subito su un progetto di maggiore integrazione fra professionisti ospedalieri e del territorio che vada oltre la pur importante comunicazione; svilupperei un vero e proprio processo di osmosi. La disciplina di Medicina interna si presterebbe molto: un medico di medicina generale potrebbe fare esperienze di gestione ospedaliera, cosi come i miei collaboratori potrebbero fare esperienze di cure domiciliari, nei settori della prevenzione. Sono sicura che con tali azioni le distanze fra professionisti dei vari settori si ridurrebbero ulteriormente e la gestione complessiva dei pazienti potrebbe avvenire su ben altri canali comunicativi».

Mancano i medici: sbagliata la programmazione, alcune specialistiche non sono più attrattive nel rapporto tra rischi e benefici economici, carriere più facili all’estero, o ci sono altre motivazioni?

«La carenza di medici specialisti è nota. Mi sono laureata in un periodo in cui la Facoltà era aperta a tutti, ho fatto un percorso di studi in cui la selezione era selvaggia e conduceva a lunghi anni di precariato e di attesa per esercitare a pieno la professione. Sono stata favorevole all’introduzione del numero chiuso, ne ho beneficiato con la specializzazione e credo di aver potuto beneficiare di una formazione molto più accurata ed approfondita. E’ chiaro ed evidente che negli ultimi 20 anni vi sia stato però un grave difetto di programmazione, sia riguardo alle ammissioni alla Facoltà di Medicina che alla programmazione dei posti delle scuole di specializzazione come ritengo che oggi, nell’impeto di risolvere il problema, si rischi di cadere nell’errore opposto. Ho l’impressione che la carenza di medici si stia gradatamente risolvendo, ma il problema vero è che i nuovi laureati, potendo scegliere, si indirizzano verso specializzazioni a minor responsabilità e più remunerative, quando il fabbisogno reale rimane nelle discipline cardine di ogni ospedale come la Medicina d’urgenza, la Chirurgia generale e la Medicina interna. Comprensibilmente i nuovi specialisti rispondono prioritariamente a chi offre di più: il privato e la sanità di Stati esteri. Il settore pubblico oggi appare offrire una prospettiva svilita della professione medica: stipendi sempre più bassi in termini reali, una burocratizzazione che assorbe una eccessiva quantità di orario di lavoro e scarse possibilità di carriera. Faccio questa analisi con molto dispiacere: credo fermamente nella sanità pubblica ed universale; ho un figlio che studia Medicina e che sogna di fare il mio stesso percorso professionale. Pur con tutte le note carenze e le difficoltà, sono convinta della bontà e della preziosità dell’assistenza sanitaria pubblica. Mi spaventano questi fenomeni emergenti che tendono a trasformare il paziente da soggetto bisognoso di salute a soggetto consumatore di prestazioni, spostando il baricentro sanitario dai risultati di salute ottenuti sulla popolazione al numero di prestazioni erogate. Io vengo da una generazione cresciuta e che ha creduto fermamente nella riforma sanitaria del 1978 e nei concetti di salute dell’Organizzazione mondiale della sanità».

Gabriele Brandoni guida la Diabetologia «Progressi enormi con i nuovi farmaci. Assistiti più che raddoppiati»

Medicina interna, fiore all’occhiello «Umanità e scienza per i nostri pazienti. Formiamo medici su scala nazionale»

«Grandi progressi nella cura dell’ictus, e sulle cefalee risultati eccezionali»

Al timone della prevenzione in provincia: «Usiamo un approccio multidisciplinare. Miope occuparsi solo della salute umana»

«Ogni mese 1.100 prestazioni ambulatoriali, Civitanova è la città più popolata e il budget dovrebbe tenerne conto»

Una donna alla guida del Pronto soccorso, Rita Curto: «Trentamila accessi annui Servizi in crescita grazie a un grande staff»

Camerino, Ortopedia pioneristica con Pasotti: «Abbiamo ridotto la mobilità passiva. Sarebbe interessante avere il robot»

La sanità che funziona, il primario Luzi: «La nostra Cardiologia ai vertici in Italia: 300 interventi l’anno e 7mila pazienti»

Fibrillazione atriale, in due anni eseguite cento procedure col cryopallone

Ematologia, Alesiani orgoglioso del team: «Vi presento le “mie” valorose dottoresse. Le soddisfazioni? Arrivano dai pazienti»

Pronto Soccorso, Sicolo guida Camerino: «Ventimila prestazioni l’anno Ambulanze infermieristiche nel territorio»

Faccenda, direttrice del settore Territorio Ast: «Servizi specialistici potenziati, lavoriamo per l’infermiere di comunità»

Roberto Procaccini e la “sua” Ortopedia «La nostra eccellenza il capitale umano»

Pierandrei guida Medicina da oltre 20 anni «Potenziare il rapporto con il territorio. La nostra è una sanità di prossimità»

La dottoressa che guida Geriatria: «Il lavoro di squadra garanzia di qualità. Riequilibrare la solidarietà tra generazioni»

Pucci, l’eccellenza dell’Allergologia: «Rivoluzione con i farmaci biotecnologici. Inadeguata la formazione universitaria»

Emanuele Rossi guida il Pronto Soccorso: «Oltre 100 accessi quotidiani ma il reparto ha un organico coperto solo al 50%»

Marco Sigona, la guida di Dermatologia: «Servizi attrattivi ed equipe professionali. Pazienti più attenti alla cura della pelle»

Ast, la primaria di Urologia Lucilla Servi: «Guido un’equipe giovane di grande livello. Un ottimo investimento? Il robot chirurgico»

Sopranzi, il volto della sanità che funziona: «Nefrologia, una nuova era con tantissime prospettive per i pazienti»



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X