Lente di ingrandimento su Puccini,
Batisti ne spiega la grandezza: «Genio»

OPERA - Agli Antichi Forni il critico musicale ha raccontato attraverso Bohème la rivoluzione apportata dal compositore nella sua epoca. «Ha dato voce alle persone comuni, ha anticipato il cinema»

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Alberto Batisti

di Marco Ribechi

Alberto Batisti ritorna agli Aperitivi Culturali e i presenti lo acclamano per La Bohème. Alla vigilia della seconda messa in scena del capolavoro di Puccini in arena, che ha già riscosso abbondanti consensi dopo la prima (leggi l’articolo), gli appuntamenti condotti da Cinzia Maroni ritrovano Alberto Batisti, uno degli ospiti più graditi dal pubblico degli Antichi Forni grazie alla sua capacità di raccontare l’opera, e la musica in generale, attraverso una sensibilità tutta personale guidata però da grande padronanza della materia.

Oggi, a finire sotto la lente di ingrandimento caleidoscopica del critico musicale, è stata La Bohème di Puccini, di cui soprattutto si è cercato di metterne in mostra gli aspetti più innovativi e moderni. Infatti, proprio a causa di un certo giudizio approssimativo sulla sua produzione, Puccini per molti decenni ha subito gli attacchi feroci di chi aveva capito solo in parte la sua ricerca musicale. Proprio dalle esperienze giovanili quindi è partita la trattazione di Batisti che ha restituito la descrizione di un compositore capace di incarnare un nuovo modo di intendere e produrre musica.

«Giulio Ricordi è stato uno dei primi a credere nelle doti di Puccini – spiega Batisti – aveva fiutato il talento ancora inespresso del compositore. Puccini stesso, in età giovanile, ebbe modo di fare esperienza dei componimenti wagneriani come L’anello del Nibelungo e il Parsifal, che determinarono in buona parte la sua idea compositiva. Lo stesso Ricordi acquisì in quegli anni i diritti sulla partitura del Parcifal che, fino a quel momento, erano come secretati. Il giovane Puccini fu uno dei primi a poter leggere la partitura di Wagner».

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Il pubblico degli Aperitivi Culturali

Lettura che sconvolse in parte la sua vita determinando una delle cifre stilistiche del compositore lucchese: «La Bohème è costruita tutta sull’orchestra – spiega Batisti – ogni personaggio ha il suo leitmotiv che lo caratterizza e questo deriva proprio da Wagner. Non si fa risucchiare però nel suo intellettualismo filosofico, per lui l’idea di associare ad ogni personaggio un’idea musicale è già sufficiente e gli permette di rivoluzionare l’orizzonte musicale a cui si era abituati».

Cioè quello del melodramma italiano e in particolare di Verdi da cui viene ripresa, in particolare dal Falstaff, l’idea di un canto conversativo. «In Puccini i personaggi seguono l’orchestra – prosegue Batisti – è la musica che li conduce. Viene totalmente annientata quella ricerca di eroicità e di valore che caratterizzava la lirica italiana fino a quel momento. I personaggi di Puccini sono persone comuni che parlando con uno small talk che sarebbe stato impensabile per Verdi. La narrativa pucciniana invece parte da piccoli sentimenti che però, tramite il genio compositivo, diventano ascrivibili all’intero genere umano».

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Cinzia Maroni

Per questo la Bohème è uno spettacolo universale che si può ambientare ovunque, basta avere un gruppo di giovani che da una vita fatta di sogni si scontrano con la concretezza della loro esistenza e quindi con la morte. «La stessa Mimì e le situazioni che si creano erano scandalose per la morale del tempo – spiega il critico – Mimì è meno ingenua di quello che si vuol far credere. Crea una situazione promiscua, dice di non andare a messa, lancia delle chiare provocazioni che rivoluzionano il pensiero comune dell’epoca e lo scandalizza».

Batisti poi ha analizzato nel dettaglio alcuni passaggi dell’opera, commentando sopra la musica le situazioni drammaturgiche e compositive presentate. «La musica di Puccini taglia anche con tutte le strutture, sia metriche che intellettuali, che erano tipiche della musica del tempo – conclude Battisti – ne deriva una nuova verità, una nuova naturalezza che racchiude la vita delle persone comuni. Puccini sta preparando il nuovo linguaggio che poi farà strada al cinema e a tanti racconti della vita quotidiana di gente comune. Sicuramente un genio che congeda l’Ottocento ormai superato e, allo stesso tempo,  si congeda tramite Bohème anche dalla sua giovinezza e dalla vita scapigliata di cui resterà solamente il tema della memoria».

Una spiegazione dettagliata, completa e argomentata che ha lasciato i presenti capaci solo di un grande liberatorio applauso, in attesa del consueto aperitivo offerto questa volta dal Centrale Macerata. Domani sarà la volta di Marcello Veneziani che invece affronterà il tema “L’enigma e l’amore”.

 

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