Il primo Aperitivo Culturale della 60esima stagione lirica
di Marco Ribechi
Turandot è già acclamata (questa sera la prima), pienone agli Antichi Forni per il primo Aperitivo culturale, terminato tra gli applausi. Anche quest’anno gli appuntamenti mattutini accompagneranno tutte le rappresentazioni della 60esima stagione lirica di Macerata. Tema gli enigmi della principessa di ghiaccio, illustrati da alcuni illustri ospiti: il regista Paco Azorín, il maestro Francesco Ivan Ciampa e la giornalista del Sole 24 ore Carla Moreni. Prima dell’avvincente trattazione però, come di consueto, gli auguri per l’inizio del Mof, giunto quest’anno a ben sei decadi di storia, in concomitanza con il centenario della morte di Puccini a cui è dedicata la stagione.
A rappresentare l’amministrazione comunale l’assessore alla cultura Katiuscia Cassetta insieme alla presidente di Sferisterio cultura Federica Frontini, del sovrintendente Flavio Cavalli e naturalmente del direttore artistico Paolo Gavazzeni che ha fatto i migliori auguri per quella che, almeno per ora, viene già salutata da giorni come un’annata memorabile.
Carla Moreni
Se si parla di Turandot non si può evitare il capitolo “enigmi”, disseminati nell’opera ma anche ricollegabili alla vita privata di Giacomo Puccini che ritorna soprattutto nel personaggio di Liù.
«Uno dei quesiti è come mai Puccini in circa quattro anni non riesce a finire Turandot – dice Carla Moreni – seguendo i suoi appunti possiamo notare come lui continui a riflettere su questa cosa fin dentro il letto di morte. Vediamo come la commedia veneziana di Gozzi è stata stravolta per mettere al centro il femminile e in particolare Liù, che spesso viene anche più applaudita di Turandot durante le spiegazioni.
L’ancella infatti ricorda la figura di Doria Manfredi, la cameriera di Puccini che si era suicidata per non rivelare i tradimenti del compositore. In un certo senso è proprio il sacrificio di Liù che rende Turandot libera di amare».
Paco Azorín
Proprio il ruolo di Liù è quello maggiormente valorizzato dalla rappresentazione che andrà in scena questa sera e che si concluderà al momento della morte della ragazza, ovvero fin dove Puccini scrisse prima di morire.
«All’inizio credevo fosse strano non mettere in scena anche il finale di Alfano, che ormai è un classico – spiega il regista Azorín – ma poi riflettendo è proprio Liù il personaggio da cui tutti imparano all’interno della narrazione, è lei la protagonista quindi ora credo che sia una scelta azzeccatissima, anche in relazione all’omaggio ai 100 anni dalla morte del compositore».
A rafforzare questa idea anche l’aspetto musicale: «In tutta l’opera ogni parte di Liù inizia sempre in levare, mai in battere – aggiunge il maestro Ciampa -, il levare rappresenta l’etereo, il personaggio è come sospeso. Tutta l’opera è una contrapposizione di dualità, vita morte, calore e ghiaccio. C’è solo una cosa che unisce il tutto e cioè l’amore. Infatti Liù nel secondo atto canta solamente l’amore. Non credo che l’opera sia incompleta, secondo me è conclusa così».
Francesco Ivan Ciampa
Un’ultima indicazione sulle scelte registiche: «La regia è al tempo stesso moderna e tradizionale – dice Azorín – senza svelare troppo posso dire che il primo atto è più realista mentre il secondo è poetico e il terzo è quasi metafisico. Questo è il modo in cui intendo il teatro, non come una rappresentazione ma come il luogo in cui tutto può avvenire e che deve permettere agli spettatori di attingere a dei mondi più immaginari e astratti».
Al termine dell’appuntamento presentato anche il folder di Poste italiane in occasione della 60esima stagione. Sarà in vendita dalle 17 in piazza Nazario Sauro insieme a delle cartoline e all’annullo speciale dello Sferisterio.
Domani sarà la volta del debutto di Norma con Maria Mauti, Fabrizio Maria Carminati e il giornalista Enrico Girardi.
Il primo annullo con il timbro speciale
Cinzia Maroni
Matteo Paparelli
Gabriela Lampa nella lettura di un estratto di Claude Lévi-Strauss
Katiuscia Cassetta
Federica Frontini
Paolo Gavazzeni
Flavio Cavalli
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