Alberto Tibaldi, dirige il dipartimento di Prevenzione dell’Ast
di Luca Patrassi
Alberto Tibaldi, maceratese di 59 anni, è il direttore del dipartimento di Prevenzione della Ast. Laurea in Medicina veterinaria a Bologna, specializzazioni in “Malattie infettive, profilassi e polizia veterinaria” e “Diritto e legislazione veterinaria”, master alla Politecnica delle Marche in “Management delle organizzazioni sanitarie a rete”, primo incarico professionale nel 1992.
Di cosa si occupa il dipartimento di Prevenzione?
«E’ la struttura preposta alle attività di prevenzione collettiva e di tutela della salute pubblica dai rischi di origine ambientale, lavorativa, alimentare e di tutela della salute e del benessere degli animali. Gli obiettivi sanitari sono necessariamente pluriennali. In particolare il dipartimento svolge attività di prevenzione e profilassi delle malattie infettive e diffusive della collettività, prevenzione dai rischi infortunistici e sanitari connessi agli ambienti di vita, prevenzione e promozione della sicurezza nei luoghi di lavoro, promozione della salute e orientamento delle collettività all’adozione di comportamenti e di stili di vita che diminuiscono i rischi per la salute, screening oncologici sulle popolazioni target, sorveglianza e controllo sugli alimenti in tutte le fasi delle filiere produttive, sorveglianza e controllo della salute e del benessere degli animali, analisi e descrizione epidemiologica dei fattori di rischio potenziali o già esistenti che hanno origine dall’interfaccia tra ambiente-animali-ecosistemi. Le azioni sono volte a sviluppare le sinergie ed integrazioni trasversali attraverso l’approccio sistematico del “One Health” che riconosce la salute delle persone, degli animali e degli ecosistemi fortemente interconnesse. Le azioni di prevenzione accompagnano e supportano il cittadino in tutte le fasi della vita, nei luoghi in cui vive e lavora».
Lavoro complesso, articolata anche la rete operativa…
«Nella Ast di Macerata ci sono otto Uoc (strutture complesse) e tre Uosd (strutture semplici dipartimentali): Prevenzione malattie infettive e cronico degenerative, Ambienti aperti e confinati, Screening oncologici, Epidemiologia, promozione della salute e comunicazione dl rischio, Prevenzione sicurezza ambienti lavoro, Epidemiologia occupazionale, Igiene alimenti e nutrizione, Igiene alimenti origine animale, Igiene allevamenti e produzioni zootecniche, Sanità animale, Epidemiologia veterinaria, comunicazione del rischio e flussi informativi. Queste strutture operano su un territorio di 52 comuni, esteso su 2.564 chilometri quadrati di cui più del 75% in area montana e a bassa densità demografica. Un territorio a particolare vocazione agro-zootecnica (più del 40% del patrimonio zootecnico della regione), acquacoltura (impianti di caratura europea per la produzione e commercializzazione di trote) e raccolta e produzione di mitili nell’area costiera. E’ un territorio fortemente provato dal sisma del 2016-2017 con i suoi 40 Comuni in area cratere dove la ricostruzione, oggi lo caratterizza per l’elevata numerosità dei cantieri».
I servizi erogati…
«I servizi della Prevenzione vengono erogati con approccio multidisciplinare (medici, medici veterinari, biologi, chimici, nutrizionisti, biotecnologi, ingegneri ambientali, assistenti sanitari, tecnici della prevenzione, operatori tecnici e amministrativi) organizzati su tre sedi principali (Macerata, Civitanova e Camerino) e altre sei secondarie (Recanati, Tolentino, Passo Sant’Angelo in Pontano, San Severino, Castelraimondo, Matelica) che sono i nodi di prossimità della rete territoriale della prevenzione per garantire i migliori livelli di assistenza alle collettività e l’attuazione del sistema dei controlli ufficiali sulle filiere alimentari. Le attività e le prestazioni della prevenzione collettiva sono tante e la loro erogazione efficace ed efficiente è legata alla disponibilità di personale sanitario altamente specializzato, competente e motivato».
Le soddisfazioni maggiori?
«La soddisfazione maggiore che ha gratificato il dipartimento di Prevenzione è stata quella del riconoscimento a tutti gli operatori sanitari per l’incredibile risposta sanitaria sviluppata nel controllo e contrasto alla diffusione del virus Sar-Cov2 nelle diverse fasi del periodo pandemico. Una risposta sanitaria di squadra, molto compatta ed in situazione critica dove tutto il personale sanitario si è prodigato per assistere la popolazione colpita dalla pandemia intervenendo anche in mancanza di strumenti e presidi medici essenziali».
Le situazioni di criticità?
«Anche nell’area della prevenzione si sta pagando il prezzo della carenza di personale di tutti i ruoli sanitari e la componente medica in modo particolare che è fortemente assorbita dalle discipline specialistiche clinico-chirurgiche che sono prioritarie. Purtroppo i giovani laureati nelle discipline sanitarie cercano soluzioni lavorative all’estero dove trovano maggiori soddisfazioni di remunerazione e di prospettive per la carriera. Quindi è necessario che i decisori politici affrontino tempestivamente il problema della carenza di personale sanitario a 360 gradi ed in modo strutturale creando attrattività verso le professioni sanitarie».
Le prospettive?
«La pandemia ci ricorda il rapporto intimo e delicato tra gli esseri umani e il pianeta. Tutti auspichiamo un mondo più sicuro ma ogni obiettivo è destinato a fallire se non si affronta in modo globale l’interfaccia critica tra persone e agenti patogeni, e la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, che sta rendendo la nostra Terra meno abitabile. L’ambiente, nella sua accezione più completa e complessa, comprensiva di stili di vita e condizioni sociali ed economiche, è un determinante fondamentale per il benessere psicofisico e quindi per la salute delle persone e delle collettività. L’approccio One Health è un modello integrato che collega la salute umana, animale e ambientale. Questo approccio è ampiamente riconosciuto dalle Istituzioni e dalle comunità scientifiche mondiali come strategia fondamentale per affrontare le sfide sanitarie globali. Una sola salute per gli umani, gli animali e l’ambiente: è questo il senso dell’approccio One Health, che ora più che mai è urgente adottare. La sfida è metterlo in pratica attraverso una vera governance per la protezione e promozione della salute non più confinate in modo miope solo sulla salute umana. Il Pnrr è un’importante opportunità per lo sviluppo del modello “One Health” dove la digitalizzazione, l’intelligenza artificiale e le nuove tecnologie sono elementi chiave per affrontare le disuguaglianze e promuovere una salute globale. La missione 6 del Pnrr prevede finanziamenti significativi per sostenere l’approccio One Health con programmi pilota integrati sul tema ambiente-clima-salute e promuove tecnologie rispettose dell’ambiente, consumi sostenibili, bioedilizia e spazi verdi urbani aventi ricadute importanti sulla gestione efficiente dei sistemi sanitari. In sintesi un futuro all’insegna di nuove sfide nell’era della digitalizzazione in cui gli strumenti e le tecnologie innovative possono supportare la prevenzione nel controllo dei rischi per la salute con modelli previsionali e predittivi generati attraverso l’ai capace di elaborare le innumerevoli informazioni delle banche dati (big-data)».
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Salve Direttore, per quanto riguarda gli “Ambienti Aperti e Confinati” non si dovrebbe intervenire su Segnalazione o Denuncia anche nei contenziosi tra privati? Chi se non Voi potete accertare l’emissione di fumi nocivi alla salute, derivanti da sostanze stupefacenti pesanti, emessi in maniera continuata notte e giorno da condomini che fanno delle loro abitazioni luoghi di consumo e spaccio?
Se il governo invece di spendere i soldi in armamenti li mettesse sulla sanità sarebbe cosa buona e giusta secondo il mio modesto parere. P.S prevenire è meglio che curare e questo vale per la salute e le cose quotidiane.