Turandot si svela e accende la curiosità:
sarà un omaggio contemporaneo
a Svoboda e Puccini (Foto)

MACERATA - Al teatro Lauro Rossi il direttore artistico del Mof Gavazzeni, insieme ai protagonisti dello spettacolo, racconta l'allestimento che andrà in scena a partire dal 19 luglio: «Ci sarà una sorta di specchio per ricordare la mitica Traviata». Inoltre si interromperà con la morte di Liù, come nella versione originale e incompiuta

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I protagonisti della Turandot introdotti dal direttore artistico Paolo Gavazzeni

di Marco Ribechi (foto di Fabio Falcioni)

Macerata presenta la sua Turandot, un omaggio a Puccini e alla mitica Traviata degli specchi di Svoboda e Brockhaus. Pomeriggio di lirica nel teatro Lauro Rossi di Macerata dove tutti i principali protagonisti, che a partire dal prossimo 19 luglio porteranno in scena allo Sferisterio il capolavoro pucciniano, hanno incontrato un folto pubblico di appassionati e curiosi per fare l’esegesi dello spettacolo che aprirà il 60° Macerata Opera Festival. Insieme al direttore artistico Paolo Gavazzeni presenti il regista spagnolo Paco Azorín, che firma la nuova produzione dopo il successo di Otello del 2016, il maestro Ivan Ciampa che ha già entusiasmato il pubblico nel Macbeth del 2019, e i tre protagonisti Olga Maslova (Turandot), Angelo Villari (Calaf), Ruth Iniesta (Liù). L’incontro, che aveva l’intento di preparare il pubblico alla visione dello spettacolo, ha totalmente convinto e acceso delle scintille di curiosità che però potranno essere soddisfatte solamente in arena con il debutto dell’allestimento.

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Paolo Gavazzeni

Un realmente ispirato Gavazzeni ha saputo trascinare gli spettatori in un avvincente viaggio all’interno dell’opera del maestro Giacomo Puccini che, trapassato esattamente 100 anni fa, nel 1924, ha lasciato incompiuto il suo capolavoro spartiacque nella storia del melodramma italiano. «Puccini non lasciò nessun erede – spiega il direttore artistico – con la morte di Liù finisce non solo la parte da lui composta ma anche un intero modo di far opera in Italia». Per questo, in omaggio alla sua grandezza, la Turandot sarà realizzata nella sua versione originale così come fece il maestro Toscanini nel 1926 quando, giunto al momento della morte di Liù, posò la bacchetta e voltandosi verso il pubblico disse: “La rappresentazione finisce qui”. Già questo particolare ritorno alle origini sarebbe sufficiente per animare l’entusiasmo dei melomani ma Gavazzeni fa di più, andando a svelare, complice il regista spagnolo Azorín, anche alcuni particolari dello specifico allestimento maceratese. «Devo confessare che non amo tutte le tipologie di allestimenti contemporanei – prosegue Gavazzeni – non mi piace quando si tende ad urtare la sensibilità del pubblico. La contemporaneità ha senso quando si mantengono i connotati di un’opera e devo dire che non è stato difficile per me sposare le scelte di Paco Azorín, con cui condivido la stessa sensibilità».

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Il pubblico in sala

Il regista spagnolo ha poi preso la parola per raccontare le idee alla base del suo lavoro: «Lo Sferisterio è un luogo molto importante per me – spiega Azorín – per questo ho voluto tenere conto anche della storia degli spettacoli che si sono succeduti in questa arena. In particolare l’omaggio è alla Traviata degli specchi e quindi ci sarà una sorta di specchio contemporaneo in omaggio a Puccini e Svoboda. Dal mio punto di vista il palco è il luogo dove tutto può succedere e quindi mi piace mantenere una dimensione favolistica, dove si gioca come farebbero i bambini». Parole in parte criptiche ma anche chiarificatrici sul tipo di teatro che il regista ha in mente. Per aggiungere un po’ di pepe sono stati svelati altri particolari sulla scena stessa: a quanto pare ci sarà una passerella di circa cinque metri (da vertigine secondo Gavazzeni) che vuole richiamare il palazzo di Turandot mentre il palco diventerà una risaia. «Chi è Turandot? – prosegue il regista – è una donna che uccide gli uomini che non sanno rispondere ai suoi quesiti. Quindi è un’assassina. Esiste un conflitto tra il popolo e la classe militare che va compreso» . Probabilmente è in questo che si giocherà l’aspetto della contemporaneità, insieme alle scelte registiche che sono state definite “crude e anche violente” come si dedurrà nel momento, ad esempio, della morte del principe di Persia ispirata al martirio di San Sebastiano. Una grande pietà Cinquecentesca l’ha definita il direttore artistico.

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Il maestro Ivan Ciampa spiega l’aspetto musicale dell’opera

Spazio anche all’analisi musicale portata avanti dallo stesso Gavazzeni coadiuvato dal maestro Ciampa. Alcuni passaggi sono stati sottolineati dal canto dei tre protagonisti accompagnati dal pianista Simone Savina. Momenti di grande valore musicale soprattutto perché, tra le mura del Lauro Rossi, si è potuto apprezzare tutta la straordinaria potenza vocale dei cantanti che invece arriva leggermente ridimensionata nell’enorme spazio all’aperto dello Sferisterio. Sarebbe bello avere dell’opera anche al Lauro Rossi, magari in inverno.

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L’incontro, molto applaudito, si inserisce in una serie di momenti preparatori all’opera che proseguiranno sabato 6 luglio alle 19 con Norma, alla presenza del direttore d’orchestra Fabrizio Maria Carminati, la regista Maria Mauti, i soprani Marta Torbidoni e Roberta Mantegna, il tenore Antonio Poli. La Bohème invece sarà introdotta il 17 luglio. Nelle settimane che precedono le prime sarà possibile anche assistere alle prove d’assieme aperte al pubblico che costituiscono un’occasione unica per scoprire le professionalità e il lavoro che sta dietro alla preparazione di uno spettacolo: l’8 luglio per Turandot, l’11 per Norma e il 24 per La Bohème. Pochi i biglietti ancora disponibili. Per chi desidera invece scoprire lo Sferisterio in Tv il 5 luglio secondo appuntamento su Classica HD (Sky canale 136) quando sarà la volta di “Sartoria e i costumi”, per conoscere da vicino il lavoro di preparazione di Turandot e Norma insieme ai costumisti Ulises Mérida e Nicoletta Ceccolini e ai sarti del festival.

 

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Olga Maslova (Turandot)

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Angelo Villari (Calaf)

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