Colpita da due terremoti e un incendio:
dopo 15 anni riapre
la chiesa di San Giuseppe

SAN SEVERINO - Il vescovo Francesco Massara ha riaperto le porte ai fedeli. I lavori sono stati un percorso a ostacoli. All'interno resta la "Madonnina resiliente" scampata al rogo del 2009 con un altare in legno nuovo di zecca

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Il nuovo altare

di Monia Orazi

Si è riaperto puntuale oggi pomeriggio alle 18 a San Severino il grande portone in legno della chiesa di San Giuseppe, che si affaccia sul cuore pulsante di San Severino, la centralissima piazza del Popolo, con tantissimi settempedani che non sono voluti mancare all’appuntamento. Era chiusa da 15 anni. Subito dopo la benedizione, la santa messa celebrata dall’arcivescovo di Camerino-San Severino Francesco Massara ha dato il via all’ingresso da parte dei fedeli, presente il sindaco Rosa Piermattei ed altri amministratori.

Riapertura-San-Giuseppe-4-650x488«Questa chiesa ha resistito a due terremoti ed un incendio – ha detto Massara dal pulpito – è un luogo di ritrovo che si affaccia sulla piazza, non è solo un recupero di un edificio dal punto di vista estetico, ma il ritrovare un percorso per camminare nella fede. Quando venite in piazza passate anche qua, nel segno della grande devozione a San Giuseppe».

Una storia lunga e complicata, quella della chiesa che sopravvisse tre volte, ai due terremoti del 1997 e del 2016 e all’incendio del 31 dicembre 2009, prima di rivedere la luce tornando ad essere fruibile da tutti.

Un bagno di folla all’inaugruazione di San Giuseppe è tra le chiese più care e frequentate dai settempedani, per la sua posizione centrale e la devozione di fede.

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A destra il vescovo Francesco Massara

E’ stato un percorso a ostacoli, quello che ha portato finalmente a completare i lunghi lavori di restauro. La novità è l’altare ligneo con effetto di trasparenza, costruito da maestranze settempedane al posto di quello danneggiato, con laminato di legno di betulla, che conserva all’interno della nicchia la statua della Madonna che miracolosamente si è salvata dalle fiamme dell’incendio.

A raccontarne la storia è l’architetto Luca Maria Cristini progettista dei lavori di restauro: «Nella ricostruzione dell’altare bruciato in San Giuseppe, ha meritato particolare cura la conservazione della commovente statua in gesso della Madonna di Lourdes: aggredita dal fuoco, non è stata mai rimossa dalla nicchia, né durante la prima fase dei lavori e neanche in seguito al sisma del 2016.

Riapertura-San-Giuseppe-1-650x488Si è ritenuto doveroso conservarla definitivamente in quella collocazione, vista anche la grande devozione di cui è fatta oggetto da parte dei fedeli. La statua raffigura la Madonna di Lourdes e vi è stata collocata nella prima metà del 900 per celebrare il miracolo avvenuto nella grotta sui Pirenei. Il grave danno subito nell’incendio dalla statua ha determinato l’impossibilità di ogni suo spostamento e di un restauro, che non sia un semplice consolidamento volto a cristallizzare lo stato attuale. Si è collocato davanti alla nicchia un quadro, già pala l’altare nella stessa chiesa fino agli inizi del diciannovesimo secolo e successivamente conservata in sagrestia. Un semplice telaio con cerniere laterali permette al dipinto di ruotare e scoprire alla vista la Madonna nella sua nicchia».

Riapertura-San-Giuseppe-9-650x488Quando è stata colpita dall’incendio, la chiesa di San Giuseppe attendeva ancora il recupero dei danni del sisma del 1997. Solo nel 2013 sono iniziati i lavori di recupero, con con il consolidamento di alcune parti della chiesa che ha scongiurato ulteriori danni a seguito delle scosse del 2016-2017, ma a farne le spese è stato il campanile.

Riapertura-San-Giuseppe-11-650x488Prosegue nel racconto Cristini: «A pagare pegno è stato però il campanile, sul quale non si erano eseguiti interventi, perché non aveva evidenziato criticità in seguito al più debole sisma Umbria-Marche 1997. Il terminale in muratura e lamina di piombo della cella campanaria, perso l’appoggio di base a causa dal fortissimo sisma del 30 ottobre, era rimasto precariamente sostenuto dal solo perno centrale in legno e minacciava di cadere.

Riapertura-San-Giuseppe-7-650x488Così l’1 novembre 2016, con un intervento di somma urgenza, i vigili del fuoco hanno provveduto a imbragarlo, liberarlo dall’ultimo sostegno e, con un’altissima gru, calarlo a terra. Di qui un lungo stop ai lavori, finché non si è individuata – tra il complesso sistema delle ordinanze per la ricostruzione – la modalità per far ripartire i lavori di un cantiere legato a un terremoto precedente, che ha subito danni a causa di uno successivo: praticamente si trattava di un caso unico nel cratere marchigiano».

Riapertura-San-Giuseppe-12-650x488Solo grazie all’approvazione di una variante al progetto, allo stanziamento per coprire i nuovi danni e alla tenacia di chi ha voluto portare a termine i lavori, il restauro è ripreso. E’ tornato a funzionare dopo oltre quarant’anni di silenzio il grande organo Nacchini del 1757, grazie all’impegno economico della parrocchia e a un ulteriore contributo specifico dell’8×1000 Cei.

esterno-chiesa-san-giuseppeLa chiesa è stata ristrutturata con un milione e 345mila euro di fondi, di cui 837mila dalla ricostruzione pesante del post terremoto 1997, 197mila euro di rimborso dell’assicurazione sull’incendio, 311mila euro di fondi Cei dall’8 per Mille. Progettisti dei lavori oltre all’architetto Cristini i tecnici Sandro Castelli, Fabrizio Cioppettini, Franco Monteverde gruppo Marche, Alessandra Lenzi, Roberto Ranciaro, Stefano Tallei.

Il gruppo di imprese che hanno eseguito i lavori: Lapucci Gino, Pieri Nino, Impertecno, Mastro T, Sante Basilli, Michele Pericoli, Formentelli, AlBa. I restauri dei quadri sono stati finanziati dal Rotary club Tolentino, Arcidiocesi di Ancona, Regione Marche. L’altare ligneo è stato progettato oltre che da Cristini da Erika Gatti, Giacomo Maranesi, Marco Armoni, Emanuele Ticà e ricostruito grazie alle imprese Artigiana L.m.i, Testa di legno, Tecnofer e Mastro T.

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Il sindaco Rosa Piermattei

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La sculura danneggiata

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