«Museo Kodak, l’umidità ha rovinato tutto
e il Comune fa orecchie da mercante»

ELEZIONI POTENZA PICENA - La segnalazione della lista Comunità ecologia progresso: «Enzo Romagnoli ha riparato quasi tutte le macchine fotografiche che aveva donato a sue spese, l'ente non ha mai risposto alle sue richieste: uno scempio evitabile»

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Il Museo Kodak

«Che fine ha fatto, o meglio che fine farà il Museo Kodak?». Lo chiede la lista Comunità ecologia progresso, che sostiene la candidatura a sindaco di Mario Morgoni, a seguito dei problemi rilevati negli ultimi tempi nella chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, che ospita la particolarissima raccolta creata da Enzo Romagnoli raccogliendo per anni  macchine fotografiche in giri per il mondo, inaugurata nel 2014.

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Uno degli apparecchi danneggiati dall’umidità

«Si trattava di 220 apparecchi fotografici Kodak d’epoca ancora funzionanti, conservati in teche donate al Comune da Romagnoli – ricorda il gruppo in una nota – erano esposti modelli di tutte le epoche: il modello più antico risaliva al 1900 ed era una Folding Pocket modello A, fino a modelli degli anni Sessanta. Potenza Picena aveva uno dei pochissimi musei al mondo di macchine fotografiche Kodak, visitato da curiosi, ma anche da appassionati venuti da varie parti d’Italia e d’Europa, un vero fiore all’occhiello per il nostro territorio».

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Si parla al passato, però, perché ad agosto 2023 qualcosa è cambiato. «Enzo Romagnoli si è trovato costretto a togliere le Kodak dalle teche in quanto gravemente danneggiate dall’umidità presente nella struttura che le ospitava – svela la lista – sono state riscontate muffe all’interno e all’esterno delle macchine, ossidazioni e ruggine sui soffietti. Cronaca di una morte annunciata, perché già da qualche tempo le pareti della chiesa mostravano i segni della muffa e dell’umidità e tali condizioni erano state da tempo segnalate da Romagnoli ai tecnici del Comune e al sindaco stesso, che, accompagnata nel sito dal cittadino, ha potuto toccare con mano lo stato delle pareti. Lo stesso Romagnoli, dopo aver ricevuto diversi rifiuti da parte di professionisti esperti nel settore, si è adoperato per riparare i danni: ha raschiato la ruggine e le ossidazioni, ha rincollato le pelli, oliato le parti scorrevoli e verniciato le sezioni danneggiate. Tutto a sue spese. La relazione dei lavori e le fatture sono state inviate al Comune, insieme alla richiesta di un rimborso, ma nessuno ha risposto. Il risultato dell’impegno di Romagnoli è stato per lo più positivo: è riuscito a riparare quasi tutti i danni, anche se alcune macchine non si possono più chiudere e una in particolare è talmente danneggiata da non poter essere più esposta. Questo scempio poteva essere evitato se ci fosse stata cura per i beni comunali e se ci fosse stato un atteggiamento di ascolto e di rispetto nei confronti di un cittadino».

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Nel marzo 2024 Romagnoli comunicava per iscritto al sindaco che gli apparecchi fotografici, opportunamente riparati, sono stati da lui sistemati in scatole catalogate, ma devono essere necessariamente aperte e riposte al più presto in ambienti idonei per evitare che si rovinino definitivamente: i soffietti devono essere distesi e le macchine devono riprendere il loro spazio nelle teche. «Romagnoli si è reso, inoltre, disponibile a ricollocare egli stesso il patrimonio nelle rispettive bacheche, raccomandando al Comune l’acquisto di deumidificatori professionali: quelli già all’interno dello stabile non sono sufficienti per un’aera tanto vasta – prosegue Comunità ecologia progresso – ne suggeriva la tipologia e ne indicava il prezzo approssimativo: una spesa massima di 2000 euro per preservare sia le Kodak che lo stabile, il quale conserva anche opere pittoriche del Settecento e un trittico ligneo cinquecentesco. Da marzo tale disponibilità non ha ottenuto nemmeno una risposta da parte del Comune: nonostante siano state inviate tre richieste protocollate, le Kodak attendono ancora dentro le rispettive scatole. Questa vicenda suggerisce delle emozioni contrastanti: da una parte la rabbia per dei danni evitabili al patrimonio comunale e per il silenzio irrispettoso con cui vengono trattate le iniziative, le propose e anche le preoccupazioni e i suggerimenti di chi, da anni, si spende per la valorizzazione del territorio e dona di tasca propria materiali e reperti. Dall’altra parte, c’è la consapevolezza della presenza, nonostante tutto, di cittadini attenti che hanno voglia di spendere le proprie competenze e il loro tempo per arricchire la nostra comunità di storia, arte, bellezza. Auspichiamo che non si verifichino più situazioni come questa e che i cittadini si sentano accolti nel donare a tutta la comunità le loro passioni e le loro competenze, per poterle poi tramandare alle generazioni future. Per far questo sono necessari apertura e soprattutto rispetto, altrimenti rischiamo di perdere pezzi importanti del nostro patrimonio e della nostra storia».

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