La casa del custode di Villa Spada
di Marco Pagliariccio
«Il nastro lo taglio io perché un po’ me lo merito». Una battuta, ovviamente, quella del sindaco Franco Capponi, ma che nasconde tutto l’orgoglio di chi il recupero di Villa Spada lo segue da oltre un quarto di secolo. Stamattina è infatti stata riaperta ufficialmente la casa del custode che fa parte dello straordinario complesso disegnato a inizio Ottocento dal grande architetto Giuseppe Valadier. Ospiteranno, per ora, quattro alloggi temporanei destinati a famiglie che vivono l’emergenza abitativa post sisma del 2016, ma chissà che in un futuro la loro destinazione non possa essere anche diversa.
Il taglio del nastro del sindaco Franco Capponi
Un investimento di circa 1,6 milioni con il quale si è provveduto al miglioramento sismico e al consolidamento delle sottofondazioni della struttura (che poggiando su un versante molto ripido era fortemente a rischio), ma anche a un restyling complessivo degli interni, pronti ad accogliere fino a quattro nuclei familiari. Ma l’appartamento al piano terra, quello nei cui locali è stata temporaneamente allestita una mostra che ripercorre la storia dei lavori della casa e della villa, è già predisposta per diventare eventualmente, in futuro, la biglietteria di una potenziale struttura museale da allestire alla villa vera e propria.
La casa del custode dall’esterno
La pioggia ha parzialmente rovinato il programma della giornata (con passeggiate culturali e visite guidate che però si ripeteranno anche domani), ma si sa, inaugurazione bagnata, inaugurazione fortunata. «Siamo molto contenti perché è il primo grande intervento dal 2015, anno in cui il complesso è passato definitivamente in mano al Comune, che completiamo nell’ottica di recuperare l’intera Villa La Quiete, come la chiamò il conte, o Villa Spada che dir si voglia – ha sottolineato Capponi, fresco di ricandidatura per le prossime elezioni comunali – l’intenzione è di andare avanti anche con tutto il resto, perché i fondi ci sono: abbiamo vinto un bando del Pnrr per circa 3 milioni di euro e che stiamo già portando avanti, ne abbiamo altri 7 per la villa vera e propria e a quel punto, quando anche quell’intervento sarà ultimato, tutta l’area tornerà pienamente fruibile per la cittadinanza. Era l’obiettivo che sognavo nel 1999, quando, da sindaco, decisi di esercitare la prelazione culturale per acquisire la villa al patrimonio comunale e trasformarla in un grande parco pubblico che la città non ha, ma anche per recuperare un luogo che trasuda storia da tutti i pori».
La splendida Villa Spada, ad oggi chiusa
Capponi ha poi ripercorso la storia della villa, due secoli pieni di eventi, fatti e capovolgimenti. «Nel 1828 Lavinio de’ Medici Spada, che poi sarà nominato Ministro della Armi dello Stato Pontificio, acquista la tenuta e inizia a modellarla – ha raccontato il primo cittadino – Dolores Prato racconta che si trattava di un qualcosa di extraterrestre all’interno di un contesto, quello del territorio treiese, sostanzialmente povero. Lavinio la detiene fino alla morte nel 1860 insieme alla moglie Natalia Komar, principessa polacca sorella della compagna di Chopin. Dopo questo periodo d’oro, la villa attraversa varie vicende fino a che, nel 1920, non finisce nelle mani di un conte napoletano molto ammanicato con il regime fascista. Alle soglie della guerra, affitta tutto al Ministero dell’Interno, che la trasforma nel primo campo di concentramento femminile italiano, con recluse una quarantina di donne in larga parte provenienti dalle colonie italiane in Nordafrica. Fu chiuso dalla Croce Rossa per le drammatiche condizioni igienico-sanitarie ma anche per stupri e violenze nel 1942. Ma al posto delle donne arrivarono una cinquantina di reclusi africani fatti arrivare da Mussolini in Italia da Somalia, Eritrea ed Etiopia per partecipare all’esposizione triennale di Napoli. Quattro di questi scapparono e si unirono ai partigiani, venendo poi trucidati a Valdiola durante un rastrellamento. Tra il 1943 e il 1944 Villa Spada diventa base del comando polacco che preparava la liberazione di Ancona e per questo da anni continuano a riemergere pezzi di artiglieria di vario tipo. Nel dopoguerra e fino agni anni Ottanta la villa ospitò l’asilo Savoia e la scuola elementare e così si arriva al 1999, quando optammo per esercitare la prelazione culturale sulla vendita della struttura. Un privato fece causa invocando la legge che prevede che, se non si segnalano eventuali abusi edilizi all’interno di un atto di vendita, questo diventa nullo. La storia si trascinò fino al 2015, quando il giudice sentenziò che, anche in caso di abusi edilizi, non poteva esserci ente più sicuro del Comune per sanarli e quindi diede il definitivo lasciapassare in mano pubblica».
Presenti alla piccola cerimonia un centinaio di persone, tra le quali il sindaco di Montecassiano Leonardo Catena e il consigliere regionale Romano Carancini (Pd).
Alessandro Gigli, dell’Ufficio ricostruzione sisma del Comune, con il sindaco Franco Capponi
Gli interni della casa del custode
Le scuderie che costeggiano la casa del custode
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