Antonio Bravi (terzo da sinistra) con alcuni suoi sostenitori: ultimo a destra Graziano Bravi, candidato sindaco del Pd alle elezioni del 2019
di Francesca Marchetti
Antonio Bravi, sindaco uscente di Recanati, rinnova la sua candidatura a primo cittadino in vista delle elezioni amministrative dell’8 e 9 giugno. In attesa della presentazione delle liste che lo sostengono, e in seguito al “divorzio” con l’ex assessore ed ex sindaco Francesco Fiordomo, fa il punto della situazione.
Francesco Fiordomo, allora sindaco uscente, passa la fascia tricolore a Bravi dopo l’elezione a primo cittadino nel 2019, prima di diventare assessore nella sua giunta
Dopo la divisione della maggioranza, non c’è il rischio di consegnare la città al centrodestra?
«Il nostro elettorato di riferimento fa fatica a capire il perché di questa divisione, dal momento in cui Francesco (Fiordomo, ndr) ha fatto questa scelta il pensiero comune è stato appunto questo, quello di dare un vantaggio al terzo candidato. Pian piano le cose si stanno assestando, durante la campagna elettorale ci sarà tempo per spiegare. Penso che non si possa parlare di uno svantaggio in termini di voti ma di ritorno d’immagine, di comunicazione. Se fossimo rimasti uniti certo saremmo stati largamente favoriti, adesso ci sarà un ballottaggio faticoso anche per gli elettori».
In caso di ballottaggio è possibile un apparentamento?
«L’argomento non è mai stato affrontato, credo che tra il primo e il secondo turno la possibilità di trovare dei sostegni sia realistica, è stato così anche 5 anni fa, ma dipende dai risultati del primo turno e dalla disponibilità degli altri, è una partita che nascerà dopo il primo turno».
Come è arrivato lo strappo con Francesco Fiordomo?
«Sembra assurdo ma non c’è mai stato un vero e proprio strappo, a fine febbraio non c’erano motivazioni concrete per arrivare a questa divisione. Probabilmente lui maturava da tempo questa scelta e qualche segnale che stesse andando in quella direzione ci era arrivato anche se smentito. È una scelta più personale che politica, giustificata con il pretesto di non condividere la mia operazione di allargamento della maggioranza con Graziano Bravi. Un sindaco che pensa di ricandidarsi dopo un primo mandato, e lo dissi in tempi non sospetti, non può non pensare all’allargamento, soprattutto venendo dall’esperienza del 2019 in mi ero riproposto di ricostruire l’unità del centro sinistra, credo possa essere considerato un valore più che un difetto».
L’inaugurazione della sede elettorale due settimane fa
Cosa pensa del candidato del centrodestra Emanuele Pepa?
«È sicuramente una candidatura poco innovativa ma che nasce da un gruppo politico che va avanti da due decenni, dal punto di vista umano non c’è nulla da obiettare. É una persona conosciuta in città che ha esperienza politica sia di maggioranza, con la vecchia amministrazione Corvatta, sia di minoranza nel 2009, quindi la definizione di “imprenditore prestato alla politica” è poco calzante».
Alcuni intervenuti all’inaugurazione della sede elettorale
Secondo lei quali sono stati i punti più importanti del mandato in scadenza?
«Questi 5 anni di amministrazione vanno divisi in due parti. La prima è stata caratterizzata dalla pandemia, un periodo difficile che ora sembra lontano ma sono soddisfatto perché siamo riusciti ad affrontare un’emergenza così grave ed inaspettata in maniera serena. La città ha registrato purtroppo 60 decessi legati al Covid ma non siamo andati in crisi come è successo ad altri Comuni. Abbiamo distribuito all’inizio più di 16mila mascherine casa per casa, grazie al dono di una città cinese e all’operosità della Protezione civile e dei tanti volontari; abbiamo istituito il punto vaccinazioni che è stato molto utile per gli anziani. Abbiamo risposto prontamente alle necessità dettate dalla pandemia grazie ai fondi del governo centrale, tra l’altro registrando addirittura un avanzo che verrà usato nel prossimo consuntivo. Durante la seconda parte, usciti dalla pandemia, ci siamo buttati a capofitto nella realizzazione di progetti per assicurarci i fondi del Pnrr, quasi tutti approvati, destinati alla rigenerazione urbana, all’abbattimento di barriere architettoniche nel teatro e nei musei, all’edilizia scolastica compresi gli ampliamenti dell’asilo nido e della scuola dell’infanzia, e alle chiese».
Antonio Bravi
Cosa sta preparando per il futuro della città?
«Con me ci saranno persone già note ma anche volti nuovi della politica, molti giovani si stanno avvicinando. Ci sono 6 liste, non ci sono ancora i simboli perché vogliamo prima pensare a costruire un bel gruppo, che presenteremo durante gli incontri per ogni lista. Il nostro motto 5 anni fa era “Le persone al centro” e sarà ancora così, incontrerò i cittadini durante i “Caffè con il sindaco” e i prossimi eventi nei quartieri a maggio. Siamo aperti al confronto non solo con i cittadini ma anche con le associazioni: uno dei nostri punti di forza è stato proprio il dialogo con quest’ultime. Porteremo avanti le iniziative culturali e di spettacolo di successo, e tornerà l’Emf a luglio. Le necessità della città sono sotto gli occhi di tutti, i servizi sociali stanno crescendo in termini di fondi destinati quindi grande attenzione sarà ancora dedicata a quest’ambito. Dobbiamo adeguarci al meglio alle dinamiche sociali che abbiamo di fronte, come l’invecchiamento della popolazione e la violenza di genere.
Ovviamente dobbiamo sfruttare la ricaduta dal punto di vista del turismo come molla per il rilancio del commercio del centro storico e il ripopolamento dei residenti. Senza dimenticare la periferia di Recanati, ci sono sempre stati e ci saranno sempre lavori di miglioria da realizzare soprattutto per la messa in sicurezza delle strade, non è certo una novità degli ultimi anni».
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la sinistra italiana ha un problema in più della destra,che non è di poco conto : qauello di definire il proprio profilo sul quale costruire l’unità,che invidualismi venati di fanatismo ha sempre allontanato.
Forse sarà l’età ma, pur non votando a Recanati, non riesco proprio a capire come vi siano ben sei liste civiche di centrosinistra, per di più cinque di esse schierate con uno dei due candidati di quell’area. Allora mi domando, perché non far direttamente parte di quel raggruppamento, preferendo in qualche modo differenziarsene: ma su che cosa? E perché?
Sig.Tombesi,tenga conto che dovrebbe avvenire altrettanto per gli altri candidati alla carica di Sindaco,cosa che porta a ritenere che la maggioranza degli elettori voterà per il rapporto personale con i candidati alla carica di Consigliere Comunale.Hai voglia ad auspicare maturità politica,base indispensabile per una democrazia solida.E questo avviene in ogni angolo del Paese.
La rottura di Fiordomo con il partito è il risultato tangibile di una politica radicata nel passato, che fatica ad abbandonare il proprio controllo. Bravi può sembrare un ingenuo, ma è probabile che avesse compreso da tempo, sin dal momento in cui Fiordomo lo ha aiutato a ottenere la vittoria, le aspirazioni di quest’ultimo a candidarsi come sindaco nella prossima tornata elettorale. Quanto a Pepa, sebbene abbia ricoperto il ruolo di consigliere comunale per dieci anni, ha poi fatto ritorno al suo lavoro originario, segno che non dipende finanziariamente dalla politica e ne segue un approccio meno attaccato al potere, rispetto alla Sinistra. Ritengo che dopo un così lungo periodo di dominio delle stesse figure nel governo della città, sia giunto il momento di un cambiamento necessario. L’accumulo di potere nelle mani di pochi per un così lungo periodo di tempo non può che risultare in un indebolimento della democrazia locale e nell’esclusione di nuove idee e prospettive che potrebbero portare vantaggi alla comunità nel suo complesso.