Maxi truffa milionaria sul Superbonus,
chiusa l’inchiesta: sette gli indagati

LA PROCURA ha inviato l'avviso di conclusione indagini a un imprenditore albanese, alla madre, la sorella, la moglie e a tre professionisti. Secondo l'accusa, che contesta anche l'associazione a delinquere, il sodalizio avrebbe gonfiato le fatture per lavori in 12 immobili a Tolentino, Civitanova, Serrapetrona, Belforte e Treia così da ottenere crediti di imposta da reinvestire in altre case, auto di lusso o gioielli

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Il tenente colonnello Massimiliano Mengasini, comandante del reparto operativo di Macerata, il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Nicola Candido, il procuratore Giovanni Fabrizio Narbone, il comandante provinciale della Guardia di Finanza, colonnello Ferdinando Falco, il comandante delle Fiamme Gialle di Camerino, sottotenente Elia Mascolo

Maxi truffa milionaria sul Superbonus, chiusa l’inchiesta: sette gli indagati. La procura ha inviato l’avviso di conclusione delle indagini agli albanesi Marsel Mati, imprenditore di 32 anni, la madre 60enne Shpresa Mati, la sorella 30enne Marsida e la moglie 26enne Alba Mati, tutti residenti a Tolentino, l’architetto 67enne di Martinsicuro Pier Luigi Lunghi, Carlo Pisciotta, 66 anni, e il consulente del lavoro di 57 anni Giuseppe Ruiti Spurio, entrambi di Tolentino. Devono rispondere a vario titolo di associazione a delinquere, truffa o debita percezione di erogazioni pubbliche, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, falsità ideologica. 

Secondo quanto ricostruito dalle indagini di Guardia di finanza e carabineri a capo del sodalizio ci sarebbe Marsel Mati, imprenditore edile, che avrebbe diretto e coordinato tutti gli altri. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe gonfiato le fatture dei lavori di miglioramento energetico e adeguamento anti sismico di 12 edifici a Tolentino, Civitanova, Serrapetrona, Belforte e Treia così da ottenere, grazie al sisma bonus e all’ecobonus, crediti di imposta non dovuti per svariati milioni. E sarebbero stati proprio l’architetto e il consulente del lavoro a certificare i lavori e caricare le pratiche per ricevere i crediti.

Due le società al centro dell’inchiesta: la Gruppo Marma e la Immobiliare Centro Italia. La prima utilizzata per effettuare i lavori, la seconda per acquistare e rivendere immobili. Secondo gli inquirenti di fatto farebbero tutte e due capo a Marsel Mati, che però avrebbe utilizzato come prestanome i suoi familiari e Pisciotta. Che a loro volta sono accusati da una parte di aver favorito la frode, dall’altra di aver contribuito a reinvestire i presunti guadagni illeciti. I soldi ricavati, infatti secondo l’accusa, sarebbero stati in parte reinvestiti  per comprare altri immobili, spesso con triangolazioni di denaro da una società all’altra o tra componenti del presunto sodalizio, auto di lusso e gioielli.

A Marsel Mati inoltre viene anche contestato di aver minacciato un militare della Finanza. Durante le indagini, tra maggio e giugno 2022, le Fiamme gialle hanno effettuato un’ispezione alla Gruppo Marma e Mati, secondo l’accusa, proprio per cercare di impedire gli accertamenti avrebbe detto a un militare che sapeva dove abitava.

Gli indagati, difesi dagli avvocati Vando Scheggia, Giancarlo Giulianelli, Riccardo Leonardi, Sergio Ariozzi e Massimo Di Bonaventura, potranno ora chiedere di essere interrogati o presentare memorie difensive.

(redazione CM)

 

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