«Mancano infermieri al nido dell’ospedale di Macerata». A evidenziare la carenza è la Uil Fpl che segnala come, dopo il pensionamento dopo 41 anni di servizio di una storica puericultrice, la situazione è peggiorata. «Quella della puericultrice – scrivono i sindacati – è una figura professionale un tempo formata appositamente e dedicata specificatamente a coadiuvare la mamma nell’accudimento del neonato nei primi giorni dopo il parto. Oggi, nella moderna organizzazione, i compiti un tempo affidati alla puericultrice sono affidati all’infermiere. Ecco perciò che nel Dipartimento pediatrico troviamo che gli infermieri prestano servizio nella unità operativa di degenza della pediatria, ma anche in neonatologia e al nido. Da tutte queste figure, formate, motivate e coordinate al meglio, dipende la salute e il benessere del neonato fin dai primi giorni, della sua mamma e dei bambini che nel corso dei primi anni di vita necessitano di un ricovero ospedaliero». Poi i numeri che mostrano una carenza di personale. «Quello di Macerata e il secondo punto nascita delle Marche per numero di nascite. Se ne conta una media di 1.400 all’anno. Nel corso del 2020, in piena pandemia, si è arrivati persino a 1.600 parti in un anno. La maggioranza dei neonati, una volta venuti alla luce, vengono ricoverati al nido e tenuti in stanza con la mamma (rooming in) . Una pratica importante volta a consentire la vicinanza del neonato con la mamma e quindi a promuovere l’allattamento al seno. La scienza moderna infatti attribuisce a questa pratica una particolare importanza per gli effetti salutari che avrà sulla vita futura del neonato. Ma occorre che questa pratica venga svolta in sicurezza. Ci siamo visti costretti a segnalare anche di recente all’amministrazione della Ast di Macerata alcune carenze evidenziando in particolare il probabile sottodimensionamento dell’organico infermieristico dedicato al nido e quindi anche a supporto delle neo mamme. Va notato che a fronte delle precise direttive ministeriali che prevedono un organico di un infermiere in servizio per ogni 7 neonati all’ospedale di Macerata che conta mediamente 14 culle l’organico risulta pericolosamente sottodimensionato».
Un neonato (foto d’archivio)
I sindacati sottolineano come le segnalazioni siano rimaste inascoltate: «Il Servizio delle professioni sanitarie ha di fatto assegnato a questa Unità Operativa, facente parte del più ampio e complesso Dipartimento pediatrico, soltanto 10 infermieri dei 12 che ne servirebbero per garantire una presenza costante di 2 unità per turno. Di questi 10 uno è andato in pensione di recente e uno è assente da aprile e ancora non è stato mai sostituito. Inoltre 2 di queste 10 unità infermieristiche lavorano part time, con orario ridotto e solo su 5 giorni a settimana, dal lunedì al venerdì e prevalentemente la mattina. Questo fatto ovviamente incide sui carichi di lavoro complessivi, non garantisce appieno il recupero psicofisico di chi lavora full time su tre turni può determinare potenziali scompensi assistenziali. Vale la pena poi sottolineare anche come negli ultimi anni l’attività assistenziale del nido si è evoluta ed è divenuta sempre più complessa al punto che ci risulta che spesso e volentieri vengono ricoverati al nido i neonati che in passato venivano gestiti direttamente dalla Patologia neonatale».
La Uil chiede di rivedere l’organizzazione interna e in attesa di soluzioni strutturali stabili attraverso dei protocolli condivisi provare a colmare evidenti lacune e squilibri esistenti. «Ma per far questo occorrerebbe almeno potersi sedere intorno ad un tavolo, con i tecnici e gli addetti ai lavori. In primo luogo con il Servizio delle professioni sanitarie, come si faceva anni addietro, quando probabilmente c’erano meno luminari in circolazione ma si parlava di più e ci si confrontava seriamente. Ma si sa che per poter risolvere i problemi occorre prima di tutto volerlo fare. E da quello che si vede noi possiamo testimoniare , senza tema di essere smentiti, che questa volontà ormai non sembra esserci più Diversamente non si spiega il fatto che tante richieste di confronto e di incontro, come quella reiterata da oltre un anno sul fabbisogno di personale, non solo del nido ma di tutti i reparti e i servizi deputati all’assistenza, spesso hanno avuto poco più di un riscontro di circostanza. Chi ci convoca lo fa tardivamente e, furbescamente, inserisce ad arte l’argomento insieme a molti altri in modo da vanificare o falsare del tutto gli esiti di confronto di cui si è riusciti giusto a salvare il nome».
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Mancano gli infermieri in ogni reparto per il blocco del turn- over, perché molti infermieri assunti durante l’ emergenza COVID hanno preferito tornare alla precedente occupazione senza aspettare la stabilizzazione della legge Madia, manca un Servizio delle Professioni Sanitarie che gestisce il poco personale in modo molto discutibile. E’ inaccettabile vedere personale con oltre 20- 30 anni di servizio in Pronto Soccorso , Medicina, Chirurgia, Geriatria, vincitore di mobilità, esser scavalcato da neo-assunti piazzati in reparti e servizi molto meno gravosi. Questa è la beffa oltre il danno, questa è la buona governance che oramai dilaga e che sta generando un malcontento nel personale che oltre che stanco per i turni logoranti, i riposi saltati,le ferie negate si sente anche presa per i fondelli.
“Quanto tempo resteranno mamma e bimbo in ospedale? “Se il neonato è venuto alla luce con un parto naturale le dimissioni avvengono 48 ore dopo la nascita”, spiega Maria Grazia Pellegrino, “in caso di parto operativo per cui è stato necessario l’uso di ventosa o forcipe, mamma e bimbo si fermano in reparto tre giorni e in caso di cesareo 3 o 4 giorni. Questo dato, però, può variare da un ospedale all’altro”.
E se la mamma desidera tornare a casa prima, magari perché ha un altro bimbo ad aspettarla o perché, comunque, vorrebbe vivere questi primi giorni nell’intimità delle mura domestiche? Se non ci sono problemi di salute potrà chiedere di essere dimessa firmando il consenso informato: in alcuni ospedali è necessario attendere almeno dodici ore, in altri invece è possibile lasciare il reparto poche ore dopo la nascita.
“In questo caso il personale indicherà alla futura mamma quando tornare in reparto”, spiega l’esperta, “per sottoporre il neonato agli screening previsti dalla legge per individuare alcune rare malattie metaboliche, che vengono eseguiti a 48 ore dalla nascita”.
Problema: se i nati sono 4 al giorno e le dimissioni avvengono dopo 48 ore o, a richiesta, molto prima, come è possibile che nel nido vi siano mediamente 14 culle?