Valerio Merolla
«Dopo oltre due anni di pesantissimo calvario ed un sequestro penale che ha colpito i miei conti ed i miei depositi personali e quindi mi ha impedito ogni capacità finanziaria, finalmente la magistratura ha archiviato ogni accusa nei miei confronti certificando la mia innocenza rispetto alle gravissime accuse che mi vennero mosse all’epoca», così Valerio Merolla, ultimo amministratore del Cala Maretto (c’è in corso un’opzione di acquisto sul locale che attualmente è chiuso), interviene dopo l’archiviazione dell’indagine in cui doveva rispondere di appropriazione indebita. Il pm ha chiesto l’archiviazione per difetto di querela, perché il reato di appropriazione indebita, in base all’entrata in vigore della legge Cartabia, è procedibile a querela di parte.
«Ero incensurato allora e resto orgogliosamente incensurato anche oggi tanto che non ho mai perso fiducia nell’operato del pm, in ciò assistito dall’avvocato Paolo Giustozzi – che ringrazio pubblicamente – e da ultimo anche dall’avvocato Paolo Carnevali. Ho ricevuto un locale che era stato pesantemente indebitato da precedente gestione, riportandolo ai fasti di un tempo e nel mentre ero impegnato finanziariamente a farlo risorgere ecco che vengo colpito da una devastante indagine. Ma per me non è finita perché è giunto il momento di togliermi qualche sassolino dalla scarpa tanto che quando rilevai il 100% della Cala Maretto srl (2021) divenendone amministratore in sostituzione di Mauro Raschia, rinvenendo da ultimo un enorme debito prodottosi nel triennio precedente quando a gestirlo era proprio lui». Su questo aggiunge che su quei debiti «chiederò all’autorità giudiziaria di verificarli uno ad uno insieme alla contabilità. Purtroppo ho dovuto obbligatoriamente onorare debiti altrui impegnando risorse personali – è la versione di Merolla – Risorse che erano depositate in banca e mi sono state sequestrate impedendomi di esercitare io stesso l’opzione all’acquisto dello chalet».
Il Cala Maretto
E aggiunge che «come se non bastasse sono stato sottoposto al pubblico ludibrio mentre altri avrebbero dovuto rispondere delle proprie condotte ivi compresi gli avvoltoi che si sono gettati sul Cala Maretto nella convinzione di fagocitarlo. Esco a testa alta dal fango nel quale sono stato gettato ma con la ferma convinzione di fare piena luce su chi effettivamente fece partire quella indagine su di me, definendomi riciclatore o contiguo alla malavita nel mentre il mio certificato penale parlava per me. Ho quindi già dato incarico ad uno dei massimi esperti di diritto societario di approfondire l’intera gestione della Cala Maretto srl dalla sua costituzione alla cessione quota in mio favore, così come ho incaricato uno dei più noti penalisti maceratesi di analizzare e verificare le condotte di singoli in relazione alle vicende dello chalet, alla formazione dei debiti, all’utilizzo delle risorse ed alla destinazione degli introiti confidando ancora una volta in quella magistratura verso la quale non mi è mai mancata la fiducia. Non finisce qui, almeno per me».
Indagine archiviata (leggi l’articolo) anche per l’assessore del comune di Civitanova Giuseppe Cognigni (gli veniva contestata la rivelazione di segreti d’ufficio, avrebbe detto di togliere l’immondizia dello chalet perché ci sarebbero stati dei controlli), per Raschia (pure lui doveva rispondere di appropriazione indebita) e per il sottufficiale della Capitaneria Pasquale Catapano e gli ispettori della Capitaneria Michele Bottoni e Sharon Iuliano erano stati indagati per abuso d’ufficio perché sarebbe stato trovato un trancio di tonno scaduto da pochi giorni.
(redazione CM)
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