Indagine Cala Maretto, cadute le accuse:
archiviazione per l’assessore Cognigni,
funzionari della Capitaneria e amministratori

CIVITANOVA - Le ipotesi di reato andavano dalla rivelazione di segreti d'ufficio, all'appropriazione indebita e all'abuso d'ufficio. La soddisfazione dei legali dell'esponente della giunta Ciarapica: «Accolte le nostre tesi. La vicenda sembrava francamente sopravvalutata». L'avvocato dell'ex amministratore dello chalet, Mauro Raschia: «Viva soddisfazione, finisce la lunga serie di inopportuni commenti e proclami mediatici che hanno ingenerato nei mesi scorsi immeritato disagio e preoccupazione nel mio assistito». Accuse cadute anche per Valerio Merolla

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Da sinistra: gli avvocati Riccardo Sacchi e Federico Valori e l’assessore Giuseppe Cognigni

di Gianluca Ginella

Archiviata dal Gip del tribunale di Macerata l’indagine che coinvolgeva l’assessore di Civitanova Giuseppe Cognigni, tre funzionari della Capitaneria di porto e due amministratori (in periodi distinti) dello chalet Cala Maretto. E proprio intorno al locale di Civitanova ruotava l’indagine condotta dalla Guardia di finanza e riguardante fatti del 2020.

L’ASSESSORE – A Cognigni veniva contestata la rivelazione di segreti d’ufficio. Il motivo è legato al fatto che avrebbe detto di togliere l’immondizia dello chalet perché c’erano dei controlli e altrimenti avrebbero dovuto fare la multa. Nella richiesta di archiviazione che era stata avanzata dal pm Claudio Rastrelli, poi disposta dal gip, si legge che ritiene che il fatto non sussiste o, comunque, gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non consentono una ragionevole previsione di condanna perché, come sostenevano i difensori di Cognigni, l’assessore «non era a conoscenza di nessun esposto formalmente inoltrato alla Polizia locale di Civitanova, considerato che nessuna segnalazione o esposto erano mai formalmente pervenuti agli organi preposti al controllo» scrive il pm. Aggiunge che ritiene che l’assessore potesse essere a conoscenza di lamentele di cittadini per lo smaltimento dei rifiuti del locale e che fosse intervenuto (come ha sostenuto la difesa) per risolvere la situazione «sollecitando a garantire il decoro e la pulizia della strada». Inoltre, si dice ancora, Cognigni «non era nella facoltà di disporre alcun controllo per la verifica della corretta gestione dei cassonetti della nettezza urbana, compito che sarebbe stato tutt’al più del comandante della Polizia locale». Cognigni è assistito dagli avvocati Federico Valori e Riccardo Sacchi che oggi esprimono «soddisfazione per l’ampio accoglimento delle ricostruzioni di fatto e giuridiche elaborate da questa difesa. D’altronde, la vicenda che ha visto coinvolto l’assessore Cognigni sembrava francamente, e già ad un primo approccio, sopravvalutata. Lo svolgimento di alcune indagini difensive, in particolare l’audizione della comandante della Polizia Locale di Civitanova, Daniela Cammertoni, ha consentito agli organi inquirenti di fare piena chiarezza sullo svolgimento dei fatti, precisando, da un lato, il reale svolgimento degli eventi e, dall’altro, ruoli, funzioni e competenze nell’ambito della pubblica amministrazione. Anche in questa circostanza abbiamo visto confermata la solerzia e l’attenzione che normalmente contraddistinguono la procura di Macerata nella persona del dottor Claudio Rastrelli. Analoga conferma da questa vicenda si può trarre circa la sollecitudine e rettitudine del contegno amministrativo dell’assessore Cognigni».

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L’avvocato Alessia Pepi con Mauro Raschia

GLI AMMINISTRATORI – A due persone che sono state amministratori, in periodi distinti, del locale sul lungomare sud (che è al centro di un passaggio di proprietà), veniva contestato di essersi appropriati di soldi della società per spese non legate all’attività di questa. La procura contestava in totale circa 88mila euro. Le indagini riguardano un periodo che va dal luglio 2020 al dicembre 2021. Gli indagati erano l’ultimo amministratore Valerio Merolla, originario di Nola, e Mauro Raschia, civitanovese, che è stato nella società fino all’inizio del 2021. Indagine archiviata per entrambi dal gip Claudio Bonifazi.

«Pur nella consapevolezza della assoluta trasparenza del proprio operato – dice l’avvocato Alessia Pepi -, Mauro Raschia, molto conosciuto a Civitanova, ha appreso con viva soddisfazione l’esito giudiziale che finalmente pone fine alla lunga serie di sicuramente inopportuni commenti e proclami mediatici che hanno ingenerato nei mesi scorsi immeritato disagio e preoccupazione nel mio assistito. Altrettanta soddisfazione esprimo perché la nostra tesi sulla assenza di procedibilità dell’ipotesi di incolpazione hanno trovato pieno accoglimento, come pure il merito della vicenda è stato riconosciuto come il legittimo esercizio di un’attività nel pieno rispetto delle normative di settore».

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Il Cala Maretto

I FUNZIONARI – Il sottufficiale Pasquale Catapano e gli ispettori Michele Bottoni e Sharon Iuliano erano stati indagati per abuso d’ufficio. Nel corso di un controllo al Cala Maretto sarebbe stato trovato un trancio di tonno sottovuoto scaduto. Avrebbero omesso di contestare la sanzione, questa la contestazione. Il pm nella sua richiesta di archiviazione dice: «Risulta quantomeno plausibile il dubbio interpretativo sull’applicazione della sanzione, che sembrerebbe applicarsi ai soli esercizi commerciali che espongono direttamente alla vendita il prodotto scaduto. Non risulta provata l’intenzionalità degli operanti nel procurare ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale». Dice inoltre che Iuliano non ha avuto un ruolo attivo nell’attività decisionale del controllo eseguito allo chalet. «Anche per quanto riguarda Catapano valgono le medesime considerazioni – scrive il pm – e, inoltre, si ritiene plausibile che lo stesso sia stato contattato da Bottoni per avere un consiglio tecnico sul caso di specie riscontrato e non è sufficientemente provata una sua interferenza nel veicolare dolosamente l’esito del controllo».

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L’avvocato Giovanni Bora

«Michele Bottoni ha appreso con soddisfazione la notizia dell’archiviazione del procedimento penale che lo vedeva coinvolto – dice il suo legale, l’avvocato Giovanni Bora -, e ringrazia non solo la famiglia che gli è stata vicino, ma anche il pm che ha saputo leggere la vicenda e valutare i fatti serenamente sottraendosi alle ipotesi suggerite dalla pg inquirente che non aveva neanche valutato come fosse stato lui a chiamare il suo superiore in grado e non il contrario, ed addirittura prima che quest’ultimo venisse contattato da altre persone. Si apprezza che il dottor Claudio Rastrelli abbia convenuto che la norma amministrativa non contemplava sanzione per chi non commercia, si aggiunge solo che il sottufficiale ha imposto la distruzione innanzi ai suoi occhi del prodotto scaduto, e ciò a tutela dei possibili futuri consumatori. Bottoni si augura che questa vicenda possa servire a far comprendere alla pg tutta, compresi i suoi colleghi, che la presunzione di innocenza è un principio di garanzia che deve governare anche l’agire nelle indagini».

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