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Arianna Porcelli Safonov, star della rete
innamorata dei Sibillini
«I miei consigli di bellezza per periferie»

CIVITANOVA - L'intervista alla irriverente e pungente scrittrice social amica di Vanni Leopardi che aveva «un compagno di università con la nonna “mageratese”». Domenica 12 marzo alle 21,15 salirà sul palco del teatro Annibal Caro

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Arianna Porcelli Safonov

di Federico De Marco

È una forbita scrittrice social che fa arrabbiare tutti con i suoi monologhi diventati virali. Parliamo di Arianna Porcelli Safonov, irriverente e pungente star della rete, romana, che indaga nelle nostre fobie e comportamenti. Domenica 12 marzo alle 21,15 salirà sul palco del teatro Annibal Caro di Civitanova con “Consigli di bellezza per periferie”.
«A Civitanova parleremo di periferie. – racconta Arianna Porcelli Safonov – Sarà un percorso divertente. Le periferie fino a poco tempo fa erano un luogo maltrattato e oggi vivono una rivalutazione. Quest’ultima è una parola che va tanto di moda e su cui scherzeremo molto perché oramai fa quasi paura. Arrivano questi designer con la montatura rossa e riqualificano dei luoghi che perdono l’identità che avevano. Ridiamo di queste cose qui. Da una parte per trovare i punti a favore di una vita in periferia che snobba la città dopo che ci ha dissanguati, dall’altra sorridiamo sul fatto che tutto ciò che viene riqualificato aumenta di prezzo, a volte senza senso, e lo scotto che paga chi vive in questi luoghi è altissimo. In questo spettacolo si registra ciò che sta avvenendo nelle periferie in un momento un cui tutti parlano di queste rivoluzioni come operazioni virtuose e forse non sempre sono così, a volte si perde un po’ il cuore della periferia, un po’ come è avvenuto per la campagna».

arianna-porcelli-safonov-1-266x400Dove trova l’ispirazione per i suoi pezzi che sono certamente satirici ma anche una feroce critica sociale? Ha argomenti che le stanno più a cuore e altri che la fanno imbestialire?
«Diciamo che cerco di non imbestialirmi mai. La satira deve rimanere apersonale. A me piace registrare la contemporaneità e quindi qualsiasi soggetto contemporaneo per me è succulento. È una fotografia. Ora in giro c’è troppa satira, per tantissimi motivi, e tanti si sentono offesi personalmente per ciò che viene detto. Si sentono colpiti da un genere, quello satirico appunto, che ha sempre fatto questo di mestiere e non per questo significa che sia l’opinione personale di fa la satira. Cerco di fare una specie di parafrasi della contemporaneità attraverso la risata».

Come reagisce il pubblico a quello che dice?
«Tantissimi si sono lamentati, ma chi ci rimane più male è chi frequenta la rete. È come se fossimo bipolari. Ci comportiamo in un modo dal vivo e in rete siamo altre persone molto più facilmente offendibili. Nei social c’è tanta fragilità per cui ci si sente subito toccati nel vivo e c’è sempre una minoranza pronta a offendersi. Questa è una cosa molto pericolosa proprio perché viene male interpretata la battuta. Forse perché siamo abituati al cabaret e quindi siamo abituati a ridere di stereotipi e non di cose che facciamo anche noi. Ma cosa c’è di più bello che di ridere di noi stessi?».

Chi sono i suoi riferimenti?
«Ormai purtroppo non esistono più. Luttazzi resta per me un riferimento incredibile nonostante la sua scomparsa mediatica. Ma anche Achille Campanile, Gaber senza dubbio è un gigante. Purtroppo sono tutte persone che non esistono più perché non c’è più la voglia di ridere e pensare, non ci siamo più abituati».

Che idea ha della Marche e in particolare del maceratese?
«La mia esperienza con le Marche è legata da aneddoti personali di tanti anni fa. C’è stato un periodo in cui si frequentava la casa di Vanni Leopardi. Faceva sorridere tutto quello che lui offriva che era lontano anni luce dal suo famoso parente molto più triste. Lo ricordo con grande piacere. Poi ho avuto il mio compagno del cuore di università che aveva suo nonna “mageratese”».

arianna-porcelli-safonov-3-325x217Un format dei suoi spettacoli riguarda il trekking nell’Appennino. Nelle Marche, specialmente dopo il terremoto, ci sono aree interne in grande sofferenza. Che consigli si sente di dare ai politici e ai residenti per la rinascita di questi luoghi?
«Intanto di non sentirsi da soli perché l’entroterra italiano non subisce crisi. Io sono innamorata pazza dell’Appennino. Ritengo che l’Appennino sia lo scrigno di tutto ciò che l’Italia riserva di bello. Ci siamo sempre rifugiati lì. Ho vissuto sette anni in un piccolo borgo dell’Appennino e non c’è altro posto dove l’essere umano italiano sia più a suo agio, è il suo habitat. Perché la difficoltà forgia e si torna al centro delle cose. Spesso non ce ne rendiamo contro perché viviamo solo il disservizio. Ai politici cosa vogliamo dire? Di fare i politici e di studiare la politica».

I biglietti per lo spettacolo “Consigli di bellezza per periferie” sono acquistabili sul circuito Ciaotickets (online e nei punti vendita stabiliti), alla biglietteria del teatro Rossini, che sarà aperta il giovedì dalle 17.30 alle 19.30 e il sabato dalle 10 alle 12 e alla biglietteria del teatro Annibal Caro il venerdì dalle 17.30 alle 19.30 e il giorni dello spettacolo dalle 18.30.

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