La tabella pubblicata da Il Sole 24 ore
di Alessandra Pierini
La provincia di Macerata è la peggiore in Italia per la perdita di aziende under 35 tra il 2019 e il 2022. Secondo le rilevazioni di Infocamere-Unioncamere, la provincia ha perso il -19,6% nel triennio, -12,2% sul 2021 di imprese giovanili. Il trend negativo riguarda anche le Marche che tra il 2011 e il 2020 hanno perso circa un terzo (-33%) delle aziende giovanili.
Secondo i dati, riportati oggi da “Il sole 24 ore”, oltre a Macerata, le province con le peggiori performance sono nel centro sud. A Macerata seguono infatti Isernia e Campobasso, che hanno registrato un calo rispettivamente del 15,8% e del 15,7% nei tre anni. E Macerata purtroppo stacca la seconda con ben quasi 4 punti percentuali.
Le cause del fenomeno sarebbero secondo Il Sole la demografia e i costi troppo elevati, ma anche la difficoltà di affrontare il cambio generazionale.
Questo è invece il quadro nazionale che pure registra una discesa ripida: «Al 30 settembre 2022 – scrive “Il Sole” – infatti, le aziende con la maggioranza dei titolari o soci entro i 35 anni rilevate da Infocamere-Unioncamere erano 511.996, oltre 36mila in meno rispetto al periodo pre pandemia (-6,6% sul2019). Un calo più veloce di quello registrato, in parallelo, per motivi demografici, dalla popolazione giovanile tra i 18 e 35 anni (-0,3% nei tre anni) e dal totale delle imprese registrate (-0,8%). Insomma, tutto cala ma le imprese under 35 di più. I dati raccolti dal Sole 24 Ore, pubblicati all’interno dell’indagine della Qualità della vita, confermano il declino dell’imprenditorialità giovanile, un trend in corso da circa un decennio. Basta pensare che nel 2011 erano 697mila le attività con più della metà della compagine sociale sotto i 35 anni. Un’impresa su dieci, allora. Mentre oggi le imprese giovanili sono solo l’8,4% del totale. Con una perdita, tra il 2011 e 2022 di oltre 185mila unità».
Emanuele Conforti
«I giovani maceratesi – commenta Emanuele Conforti, presidente Giovani Imprenditori Confartigianato – che hanno attività in essere sono preparati, fanno formazione e lavorano con grande impegno ma il mercato è diventato davvero difficile e bisogna reinventarsi continuamente. Pur facendo bene il tuo lavoro devi avere una visione». Alle difficoltà indicate dall’analisi de “Il Sole 24 Ore”, Conforti aggiunge altri fattori secondo lui determinanti. «E’ vero che è stata data una spinta importante con Pnrr, bandi e finanziamenti ma il giovane ha una difficoltà enorme di accesso al credito e finanziamento agevolato. I bandi danno fondi ma i soldi arrivano dopo mesi. Si rischia che pur avendo una idea e un progetto, non si riesca a portarlo avanti. Servono iniziative forti che danno una scossa, i vecchi metodi di finanziamento non funzionano più e in tutto questo i rischi sono aumentati notevolmente. Grosso è anche il problema demografico, che inciderà anche sul Pil. Purtroppo i giovani non sono invogliati a fare figli, non vengono fatti entrare in azienda e per aprirne una loro devono fare un percorso ad ostacoli. E’ una tendenza evidente e molto preoccupante».
Imprese under 35: meno 3mila in 5 anni, nell’anno del Covid 1.792 aperture
Ma chi c'ha voglia di pagare il 27% di Ires + Irap e altri 26% di distribuzione dividendi.
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