I volti di Braccano,
la mostra di Fabrizio Massari

MATELICA - Taglio del nastro il 19 novembre alle 16. L’esposizione sarà allestita negli spazi dell’ex scuola elementare e rimarrà aperta fino all’8 gennaio nei weekend e nei giorni festivi

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Uno scatto della mostra

 

La quotidianità di un borgo ai piedi del monte San Vicino negli scatti di un esperto fotografo matelicese. Taglio del nastro sabato 19 novembre alle 16 per la mostra “Braccano: l’anima di un borgo” realizzata da Fabrizio Massari in collaborazione con Fototeca Matelica, Comitato feste Braccano e comune di Matelica. L’esposizione sarà allestita negli spazi dell’ex scuola elementare di Braccano e rimarrà aperta fino all’8 gennaio nei weekend e nei giorni festivi (sabato dalle 16 alle 18, domenica e festivi dalle 10 alle 18).

«Le immagini parlano, hanno sempre parlato. La storia è fatta di parole, ma anche di immagini, che ricordano i momenti più importanti della vita e delle vicende umane – si legge nella presentazione della mostra affidata ad Angelo Antonelli -. I personaggi di questa comunità, ritratti nel 2004, parlano di una vita semplice, a volte difficile, dura, fatta di dolori e fatica, ma col sorriso sulle labbra, per dire grazie alla vita. Felici di posare perché ritratti. Quei visi parlano di dignità, la dignità che regala la vita di chi ama le cose semplici. Ad ognuno si associa un nome, un cognome, a volte anche un soprannome, ma qui non ci interessa, perché è un’intera comunità che si esprime. Sono trascorsi anni da quegli scatti, alcuni di quei protagonisti non ci sono più, di loro almeno rimane memoria e qualcuno li ricorderà per sempre. A loro si associano abitudini e gesti di un vivere quotidiano: lavorare, raccontare, dialogare, parlare, commentare. Queste foto raccontano la storia di una comunità legata alla terra, lo dicono le rughe di quei visi, preziose come i solchi tracciati sui campi dalle loro mani. Il mondo contadino è duro, oggi campagna e città si confondono, ma l’identità di una comunità resta; è difficile cancellarne le origini, lo testimoniano i volti di quei vecchi in posa, di quelle signore felici di essere fotografate, perché qualcuno ha chiesto loro di diventare protagoniste di un racconto, anche se per il breve tempo di uno scatto».

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