In pensione uno dei “ragazzi della Mobile”,
dal delitto Bernacchini ai maxi sequestri
tra i successi di Fabio Tarquini (Foto)

MACERATA - Centosettanta persone tra colleghi, amici, vertici di questura e procura, hanno salutato il commissario che per 40 anni ha portato il distintivo. Amatissimo, ha detto: «Ho fatto questo lavoro con grande amore fino alla fine. Per me questa è stata una grande famiglia». Il questore: «Sempre sul pezzo»

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Alcuni dei partecipanti alla festa per il pensionamento

di Gianluca Ginella

Una cosa, Fabio Tarquini, commissario della polizia, in pensione dal primo giugno dopo aver portato il distintivo per 40 anni, l’ha detta più volte ai 170 colleghi e amici che ieri sera hanno partecipato alla cena per il suo pensionamento: «Ho cercato di essere l’amico di tutti, il collega di tutti». Evidentemente c’è riuscito vista la grande partecipazione alla cena-evento alle Case di Macerata.

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Fabio Tarquini con la moglie Margherita

C’era mezza Questura e lo stesso questore Vincenzo Trombadore, c’erano magistrati, a partire dall’attuale procuratore facente funzioni, Claudio Rastrelli, e i dirigenti dei vari reparti della questura. Ma c’erano anche carabinieri, avvocati, funzionari della Pg, il comandante della polizia locale di Macerata, Danilo Doria. E c’erano tutti quei colleghi, diventati amici per la pelle, a cominciare da Emanuele Ciccarelli. Quei colleghi che se entri nei loro uffici vedi le foto delle operazioni che hanno compiuto in provincia, come, ad esempio, alcuni maxi sequestri di droga. Una carriera che per Tarquini si è interrotta per forza, a 60 anni, per raggiunti limiti di età. Eppure fino all’ultimo giorno, come ha sottolineato lo stesso questore, il commissario (che ora era in servizio alla Squadra mobile) ha lavorato con la stessa energia e passione del primo giorno. Tra le lacrime ha accolto il fatto di dover smettere la divisa e lasciare quella che per lui era una seconda famiglia, amatissima come quella con sua moglie Margherita e i figli Annamaria e Alessio. In un video, proiettato nel corso della serata, è stata ripercorsa, di foto in foto, la carriera e alcuni momenti divertenti, di Fabio Tarquini che l’ha guardato con al collo uno dei regali dei colleghi (una bella piastrina in oro bianco con il suo numero di matricola).

Nelle immagini si parte dal giovane Tarquini, originario di Tolentino, stretto nelle prime divise, e poi via via il suo percorso dalla Squadra mobile agli uffici della Pg della procura (dove è stato per dieci anni), fino al ritorno alla Squadra mobile negli ultimi anni.

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Da sinistra: il procuratore Claudio Rastrelli, Fabio Tarquini, e il questore Vincenzo Trombadore

«Ho fatto questo lavoro con grande amore fino alla fine – ha detto Tarquini, che diverse volte si è commosso nel corso della serata -. Per me è una grande famiglia e ci tenevo stasera a riunirvi qui». «Umile, sempre disponibile con tutti» è il primo commento che viene dal cuore a chi l’ha conosciuto in questi anni. Sempre sul pezzo fino all’ultimo giorno di lavoro, uno di quelli che sapeva fare bene il suo lavoro senza cercare protagonismi, e anche un abile istruttore di tiro. «Il commissario Fabio Tarquini ci ha voluto dimostrare l’affetto nei nostri confronti, noi l’abbiamo ricambiato, ma è sempre poco quello che abbiamo fatto stasera – ha detto il questore -. Ci ha voluto testimoniare che ha vissuto in una famiglia, la famiglia della polizia. A nome di tutti un ringraziamento sentito. Diceva prima il commissario Fabio che sono il 12esimo questore nella sua carriera e quindi sono fortunato per questo momento in cui ho l’occasione di testimoniare questa gratitudine da parte di tutti, da parte della polizia e degli amici della polizia. La magia della polizia è vivere in famiglia. Il commissario Tarquini è stato sempre sul pezzo, fino all’ultimo giorno si doleva di non avere potuto compiere un arresto, ma la volontà c’è stata, evidentemente non c’è tutta questa mafia organizzata nel Maceratese. Ma noi siamo pronti ad approfondire ogni spunto che ci possa condurre agli assetti della criminalità organizzata».

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Nella foto con i figli Alessio e Annamaria

Uno degli ultimi interventi lo ha raccontato Fabio Tarquini quando si trovava al 15esimo piano dell’Hotel House insieme a Ciccarelli per una perquisizione. Erano solo in due, al buio, di fronte alla porta di una abitazione. «Pensavamo dentro ci fossero due persone, quando hanno aperto erano in nove». Se la sono cavata, come sempre. Ma se c’è una indagine che ricorda tra le tante, è quella dell’omicidio di una donna anziana di Macerata, nel 2000, quello di Amelia Bernacchini. «L’avevo conosciuta, era la zia di una collega, quando tre anni prima venne a fare una denuncia per una truffa telefonica – racconta Tarquini -. Io e un collega risolvemmo questa vicenda. Tre anni dopo la mia collega viene da me dicendo che la zia era scomparsa da 3 giorni, una donna di 85 anni, e non si sapeva dove fosse. Ricordo che chiesi di poter controllare la casa. Quando entrati sentii qualcosa, qualcosa che mi diceva di andare fino in fondo. Dissi alla mia collega di uscire, chiudere e di chiamare la Scientifica. Al capo della Mobile di allora, Ulderico Salvi, dissi che secondo me l’avevano ammazzata. Certo, era difficile spiegare come mi venisse da dirlo solo per quella sensazione che avevo provato, senza prove. Venti giorni dopo arrivò un dispaccio dell’Ansa sul ritrovamento di un corpo a Montegiberto.

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Fabio Tarquini con Emanuele Ciccarelli, una vita fianco a fianco nella polizia

Partimmo io e Gianluca Romagnoli, mi feci dare qualche dettaglio sul corpo della zia dalla mia collega per poter vedere se il corpo fosse quello della donna scomparsa. Ci parlò di una cicatrice all’anca per una operazione. Andammo giù, parlammo con il pm Lebboroni che era in servizio a Fermo, e lei ci fece andare sul posto. Trovammo la cicatrice sull’anca come ci era stata descritta. A quel punto il pm affidò a noi della Mobile di Macerata le indagini». Da lì in poco tempo la Squadra mobile risalì agli autori del delitto.

Alla fine dopo tanto impegno per Tarquini il primo giugno è arrivato il momento della pensione, ora le sue mattine non sono più le stesse come per 40 anni, ma l’augurio di tutti gli amici e i colleghi è che ora possa godersi quello che davvero è un meritato riposo, circondato dall’amore dei suoi famigliari, compresi quelli in divisa, dedicarsi alle sue passioni e a viaggiare con la sua Margherita. Anche perchè a sessant’anni, anche se ti mandano in pensione per anzianità, persone come Tarquini restano ragazzi dentro, come quello che indossò la prima divisa 40 anni fa.

 

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Momento musicale della serata con la collega Giuseppina Pinna

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