Esperienza “spaziale”
per una studentessa di Visso
«E’ stato come vivere sulla Luna»

SCIENZA - Flavia Palma, 25 anni, originaria dell'entroterra maceratese è stata selezionata per partecipare alla missione che si è svolta a Cracovia. «Siamo rimasti isolati una settimana intera, notte e giorno non vedevamo la luce del sole, non avevamo né finestre, né porte. Aver perso i riferimenti con il mondo esterno, è stata la cosa più strana»

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Flavia Palma

di Monia Orazi

«E’ stato come vivere una settimana sulla Luna, in un ambiente protetto, dove spazio e tempo si annullano e le ore della giornata sono scandite solo da un timer, che segna il tempo per fare esperimenti scientifici». E’ stata questa l’esperienza di vita “spaziale” vissuta da Flavia Palma, 25 anni, studentessa universitaria originaria di Visso e trasferitasi da qualche anno a Senigallia, che frequenta l’ultimo anno della magistrale in ingegneria biomedica a Padova, unica italiana selezionata insieme ad un’altra ragazza di Bologna per la missione Emmpol 10, Euro Mars Poland, che in un laboratorio a due ore da Cracovia, in Polonia, simula come vivrebbero gli astronauti in missione sulla Luna, per studiare gli effetti dell’isolamento, della minore gravità ed i vari parametri che si modificano nel corpo umano.

Flavia-Palma-1-325x244Racconta la studentessa: «C’è grande soddisfazione dopo aver fatto questa esperienza, prima di partire avevo un po’ di dubbi, non sapevo che cosa mi aspettasse, la guerra è vicinissima, Cracovia è davvero vicinissima all’Ucraina, ero preoccupata questo, mi sono chiesta chissà che ambiente troverò, abbiamo girato la città prima di ripartire, si vede che la gente è più preoccupata, girano tanti profughi e tanti militari, il tassista che ci ha portato in aeroporto era ucraino. Il luogo della missione si trova a due ore da Cracovia, siamo stati trasferiti di notte con la pioggia, c’era disorientamento, come qualcuno che va sulla Luna non vede ciò che c’è fuori, non dovevamo sapere come siamo arrivati, per questo hanno scelto di portarci di notte». «E’ stata un’esperienza veramente particolare – racconta la giovane – è andata benissimo sono molto soddisfatta delle tante emozioni che mi ha lasciato. I primi giorni sono stati davvero impegnativi, è stata un’esperienza tosta. Siamo rimasti isolati una settimana intera, notte e giorno non vedevamo la luce del sole, non avevamo né finestre, né porte, aver perso i riferimenti con il mondo esterno, è stata la cosa più strana. Dentro tale habitat abbiamo dovuto cambiare le ore dal cellulare e computer, seguivamo fuso orario tutto nostro, magari all’esterno erano le due di notte, ma per noi la giornata era appena iniziata e stavamo facendo colazione. Tutto questo è stato voluto per sfasare i ritmi circadiani, settando l’orologio biologico su altri ritmi».
L’esperienza “spaziale” è stata un piccolo salto nel buio perché gli studenti coinvolti non sono stati informati più di tanto, spiega Flavia Palma: «Ci hanno detto le cose al momento, per noi è stata una sorpresa. non dirci le cose era voluto per vedere come avremo reagito, sapevamo qualcosa in linea di massima ma non i dettagli. Prima di entrare nella base abbiamo avuto due giorni di introduzione con addestramenti particolari, un survival training, siamo stati lasciati in montagna di notte al buio senza torce o cellulari, lo scopo era riuscire a tornare dalla cima della montagna a valle, una prova fatta per dimostrare quanto l’occhio umano riesca a vedere al buio, più di quanto comunemente si creda, quando non c’è l’inquinamento luminoso ad interferire, in effetti siamo scesi senza grandi difficoltà».

Flavia-Palma-2-433x650Non c’è stato il tempo di annoiarsi, dentro l’habitat che ha ricreato quello di una missione spaziale: «E’ stata molto completa come esperienza, con aspetti da rapportare al mondo reale, insegnamenti scientifici. Nell’habitat la giornata era pianificata al secondo con organizzazione militare, piena di impegni nelle 17 ore in cui stavamo svegli e le restanti in cui dormivamo, sette ore di sonno. Dovevamo riempire la routine con compiti assegnati dalla base di controllo monitorata dall’esterno, ordini schedulati. La mattina eravamo impegnati con controlli medici, temperatura corporea, battito, saturazione, analisi impedenziometrica per vedere come varia il peso massa grassa e magra, poi la colazione cucinata insieme con cibo confezionato, il resto sono stati pasti brevi semplici non lunghi da cucinare. Dopo colazione si iniziavano le attività, ognuno era dedito al suo esperimento, altre parti della giornata si facevano delle cose insieme, test psicologici e così fino all’ora in cui non dovevamo andare a dormire, all’ora 17 il timer scattava, andavamo a dormire stanchi morti, dormivamo quasi sempre meno di sette ore».

Flavia Palma ha partecipato a quello che è uno studio scientifico vero e proprio per testare sul corpo umano gli effetti dell’isolamento, durante una missione spaziale: «La missione cercava di riprodurre in tutti gli aspetti la vita nello spazio e quanto il corpo umano ne risente a livello fisico, peso, saturazione, ossigeno e a livello mentale. Un isolamento da tutto per sette giorni non è lunghissimo, una missione spaziale va avanti anche mesi, a livello cognitivo si vedono effetti importanti, si può vedere come lo stress influisce. I primi giorni sono stati per tutti i più duri, alla fine ci eravamo abituati alla routine, negli ultimi giorni siamo diventati più veloci a svolgere le attività, abbiamo dato il meglio di noi, anche a livello mentale. Il mio sogno sarebbe di portare i frutti di questa bellissima esperienza nel mio progetto di tesi, abbiamo partecipato all’ambientamento prima di entrare, con crioterapia con temperature -160 -180 gradi completamente in costume, sensori all’interno dell’habitat, elettrocardiogramma per vedere come il corpo risponde al freddo estremo, se ci sono conseguenze per apparato cardiologico e altro, tutto questo permette di conoscere come si comporta il corpo umano durante una missione spaziale e sarebbe bello farci la tesi».

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