Gino Sabatini, presidente della Camera di Commercio delle Marche, il sindaco di Macerata Sandro Parcaroli e l’assessore regionale Guido Castelli
di Luca Patrassi (foto di Fabio Falcioni)
Meglio avere più finanziamenti e una Zes interregionale a guida abruzzese o avere la governance di una Zes più lontana nel tempo ma regionale? Meglio parlare di area del cratere o inserire singole zone censuarie? Non siamo ancora al Nanni Moretti di Ecce Bombo che si chiede «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?», ma l’incontro di oggi pomeriggio organizzato nella sede maceratese dalla Camera di Commercio delle Marche e dalla Regione sul tema della Zona Economica Speciale è apparso un pochettino particolare ed ha ripreso alcuni dei temi già emersi nel primo incontro sul tema che si è svolto a Fermo.
Le Marche si preparano ad entrare nel novero delle regioni europee in regime di transizione, collocazione che comporta una serie di misure di sostegno per un tempo determinato per cercare di arginare il calo di alcuni indicatori economici. Calo dovuto ad alcuni fattori, alcuni ripetuti fino alla noia e qualcun altro quasi taciuto, forse perchè quasi nessuno ha detto all’epoca mezza parola quando ancora i tempi erano utili ad evitare quella che uno degli intervenuti al dibattito odierno ha amabilmente definito «il dramma della ex Banca Marche».
Quindi Banca Marche prima, poi il terremoto, la pandemia ed ora la guerra hanno catapultato le Marche, e la sua economia, verso il Sud d’Italia e dell’Europa. Come se ne esce? Un ragionamento lineare lo ha svolto il direttore della Coldiretti Giordano Nasini: «Dobbiamo favorire gli investimenti, invece troviamo imprenditori che vengono ostacolati dagli Enti locali iniziando – per fare un esempio – dalle difficoltà all’apertura delle stalle. Poi dicono di voler contrastare lo spopolamento, ma se le famiglie non restano in certi paesi, se non facciamo i figli, poi è inutile protestare perché chiudono le classi per assenza di iscritti». Chissà cosa replicano i sindaci dei tanti paesi maceratesi che hanno costruito nuove scuole ed oggi si trovano con il rischio di non vederle frequentate per assenza di «addetti ai lavori». Però le forze sociali e le associazioni di categoria, Confindustria in testa, hanno chiesto strumenti efficaci per attrarre investimenti.
C’erano, tra gli altri, i rappresentanti maceratesi e regionali di Confindustria, la direttrice regionale Paola Bichisecchi, il direttore maceratese Gianni Niccolò, il presidente della territoriale di Macerata Sauro Grimaldi, il presidente di Confidi Gianluca Pesarini, i rappresentanti di Cna, Confartigianato, delle due università del territorio, alcuni docenti di Unimc e Unicam, la presidente dell’Ordine degli Avvocati Maria Cristina Ottavianoni. Ha aperto i lavori il presidente della Camera di Commercio delle Marche Gino Sabatini: «La Camera di Commercio il luogo istituzionale di incontro di tutti gli interessi economici e di tutti i settori nel quadro di una visione strategica generale e regionale delle aree che potranno beneficiare delle misure di agevolazione e semplificazione. Vogliamo che la Zes divenga un valore aggiunto per tutti, tenendo a mente quanto detto dal ministro Carfagna e cioè che la zona economica speciale riguardi anche le zone del sisma».
L’assessore regionale Guido Castelli, dopo aver premesso la volontà di arrivare a una scelta condivisa come sostenuto dal presidente Acquaroli, ha toccato i punti salienti del «problema-questione Zes». «Fondamentale sarà – ha osservato l’assessore regionale – individuare con gli Enti locali e le forze sociali quali dovranno essere i criteri per disegnare quei 18 kmq che non sono tantissimi ma che dovranno estrarre il valore massimo da questo strumento che costituirà un’occasione imperdibile quando saremo formalmente regione in transizione». Crediti di imposta significativi, investimenti infrastrutturali e una serie di importanti semplificazioni tra i benefici diretti principali per le imprese delle zona economica speciale. Tra i temi emersi oggi il nodo della portualità, l’interregionalità della Zes, la misurazione del ritardo economico delle aree, la questione dell’area sisma, la filiera istituzionale. Unico scambio di vedute non vellutato quello che ha visto protagonisti il presidente di Confindustria Macerata Sauro Grimaldi e l’assessore regionale Guido Castelli: il primo aveva detto che per le imprese dell’area terremotata non era stato previsto un euro per lo sviluppo e l’assessore ha smentito seccamente.
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