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Santo Stefano, protesta dei lavoratori:
panettoni riconsegnati all’azienda
«Il vostro regalo non è autentico»

POTENZA PICENA - Gesto simbolico dei dipendenti della struttura, che hanno scritto una lettera all'ad per motivare la scelta

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I panettoni riconsegnati per protesta dai lavoratori del Santo Stefano

 

«L’autenticità dell’atto di regalare qualcosa consiste nel manifestare attenzione, rispetto, gratitudine e affetto alla persona a cui è destinato il regalo. Ciò premesso, abbiamo più motivi per ritenere che non vi sia alcunché di autentico nel vostro regalo perché nel trattamento che ci riservate quotidianamente non c’è nulla di quanto sopra. Non c’è attenzione da parte vostra nelle richieste che vi facciamo. Da anni avete orientato la gestione del personale su modalità anacronistiche da “padroni”. Il vostro è un no incondizionato ad ogni richiesta che presenti elementi discordanti con la vostra continua ricerca di profitto». Sono le parole dei lavoratori del Santo Stefano di Porto Potenza, che hanno riconsegnato il tradizionale panettone “aziendale” in segno di protesta con la proprietà e hanno accompagnato il gesto con una lettera inviata all’ad per spiegarne i motivi. 

«L’approssimarsi delle festività natalizie coincide, come d’abitudine, con il vostro regalo natalizio, un panettone, che oggi vi restituiamo insieme a questa lettera nella quale cercheremo di spiegare i motivi di una scelta così netta – esordiscono i lavoratori – Siamo consapevoli di compiere un gesto simbolicamente forte, perciò cercheremo di contestualizzarlo compiutamente affinché possa essere meglio compreso.  Cgil, Cisl e Uil (ci hanno provato, va detto) vi hanno portato semplici richieste di revisione dei turni che avete imposto. Poi, consci della vostra irremovibilità, vi hanno chiesto di sospenderne per qualche mese l’applicazione ma voi avete tirato dritto, peggiorando la qualità della nostra vita e diminuendo l’assistenza ai degenti. Vi abbiamo anche scritto una lettera, a firma di più di 270 lavoratori. E non ci avete nemmeno degnato di una risposta. Riguardo al rispetto che quotidianamente ci dimostrate, basterà ricordarvi che ci avete frammentato in una “Babele contrattuale”: chi prende lo stesso stipendio da 14 anni e chi, a parità di mansioni svolte, percepisce un salario nettamente inferiore. Inoltre, a titolo gratuito, ci fate lavorare due ore in più ogni settimana dal 2013».

«Voi dite che applicate i contratti – continua la lettera – Allora perché avete scelto proprio questo contratto? Potevate applicarne un altro, o potevate scegliere di non applicare lo scempio della variante (si, è come un virus) Aris-2012. Potevate decidere di corrispondere adeguamenti salari a tutti i lavoratori, e non solo agli infermieri che (giustamente) scappavano via quando si vedevano accreditare 1.300 euro al mese per un lavoro che comporta enormi sacrifici sul piano fisico ed emotivo. Nessuna legge ve lo vieta. Dite che di queste cose si parla ai tavoli e non in “semplici manifestazioni”. Ma di quali tavoli parlate? Di quello nazionale? Ovvero di quello in cui chi vi rappresenta (Aris) ha già fatto sapere che, vista la situazione finanziariamente compromessa di diverse regioni, bisognerà aspettare (e molto) per un nuovo ccnl? O forse parlate di quello regionale in cui, sempre per bocca di Aris, avete già fatto sapere che non sborserete neanche un euro? Oppure parlate di quello aziendale? Quello in cui non fate sedere chi rappresenta la metà dei lavoratori sindacalizzati? Già, dimenticavamo, per voi siamo incapaci di prendere iniziative. Figuriamoci se siamo all’altezza di sederci ad un tavolo con voi. Per non parlare poi dei carichi di lavoro, problema che da sempre viene sottoposto alla vostra attenzione ma che per voi non esiste. Ecco – concludono i lavoratori – provateci voi a sentirvi rispettati sulla base di quanto detto».

 



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