Falso-Autentico
La terra cruda come antichissima tecnica costruttiva, la terra cruda come composizione d’arte per dare all’abitare un senso di ri-creazione, la terra cruda come materiale ecosostenibile per elezione. Infine la terra cruda come passione, la passione che anima Samuela Giustozzi, l’architetto maceratese – è alla sua terza istallazione a Milano al Fuorisalone (del mobile).
Samuela Giustozzi
Fin dagli studi universitari Samuela Giustozzi si è applicata alla ricerca su questo materiale che connota antichissimi manufatti delle Marche, e non solo. E’ stato tra i primi elementi di costruzione utilizzati nelle campagne e oggi torna a imporsi come elemento di assoluta sostenibilità dell’edilizia. In quella terra cruda non c’è solo l’abilità del costruire, non c’è solo la tecnica, c’è il respiro di una civiltà. E’ nata anche così l’idea di Falso-Autentico in apparenza un’antinomia, ma in realtà un manifesto della sostenibilità costruttiva e costituiva delle comunità. «L’opera – si legge in una nota – oltre a suggerire, in un periodo di emergenze ambientali attraverso l’impiego della terra cruda un approccio sostenibile al costruire e all’abitare, raccoglie anche la forte suggestione generata da queste architetture soprattutto nella loro dimensione archetipa e mitica». E’ toccato anche a Samuela Giustozzi, tra le più esperte di questo settore, dare il sostegno tecnico necessario alla progettazione di un concept creato da Marco Nereo Rotelli, architetto, ma anche “scultore dello spazio” che è una costruzione in terra cruda capace di contenere e lanciare messaggi universali. “Falso-Autentico” è infatti la riproposizione delle case di fango, i tolek africani del Nord del Camerun e del Ciad, in forma di messaggio. Questa sorta di grande cupola, d’immenso “igloo” di terra cruda – è alto sette metri ed è costituito da una struttura in legno smontabile, parzialmente riempita, le pareti interne sono levigate, l‘esterno è un impasto di terra e fibre naturali – porta sulle facciate (ha forma ogivale con enormi aperture che permettono il passaggio) scritte concepite dall’artista. All’interno invece vengono ospitati dei proiettori che trasformano le pareti in schermi i quali si animano di una narrazione della tradizione che si fa futuro in un dialogo continuo sia fisico (esterno-interno), sia temporale (passato-futuro) che concettuale (archetipo-manufatto).
Il team che ha realizzato l’opera
«Il lavoro di Samuela Giustozzi – prosegue la nota – insieme con Pavel Moretto si inquadra nelle attività coordinate dal professor Mauro Bertagnin (laboratorio Lateris dipartimento Politecnico Ingegneria Architettura Università di Udine ed esperto di fama internazionale, membro Unesco e Craterre), che si occupa con il suo team di abitare ecologico e tecnologie sostenibili, con particolare riferimento alla terra cruda. L’opera Falso-Autentico che è stata presentata insieme con le altre installazioni, tra cui, quelle di Kengo Kuma, De Lucchi, Cucinella, Giovanni Merci per fondazione Renzo Piano, al Fuorisalone in “Interni – Creative Connections” è ospitata presso il Cortile del Settecento dell’Università degli Studi di Milano (via Festa del Perdono, 7) ha ospitato un gran numero di persone ed è ancora visitabile. E’ come entrare in un enorme guscio autoportante, smontabile e rimontabile, con aspetti significativi nella strutturazione stessa oltre che nell’uso della terra cruda, come materiale costruttivo, progettato da Samuela Giustozzi e Pavel Moretto nel team del professor Mauro Bertagnin, che potrebbe essere inteso proprio nell’autenticità (cioè nell’utilizzo, concreto, di un materiale antico) per riflettere, anche, su archetipo abitativo e tecnologia in evoluzione. Qualcosa su cui riflettere anche per quanto riguarda il costruire legato all’emergenza e, allo stesso tempo, al paesaggio. Un’opera fatta ad arte che diventa arte».
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