Da sinistra Andrea Boccia e Roberto Cherubini
«Una vergogna per la città e un atteggiamento vessatorio verso quei cittadini che hanno il diritto di ritornare nelle proprie case o di poter usufruire di agevolazioni fiscali e verso i tecnici che hanno il diritto di poter lavorare serenamente. Per tutto questo, qualora la situazione dovesse permanere, non potrà che portare la questione all’attenzione degli organi competenti all’accertamento delle responsabilità». Sono le parole dei consiglieri del M5S Roberto Cherubini e Andrea Boccia, che denunciano un problema di accesso agli atti che riguarda il Comune e in particolare l’Ufficio tecnico. Secondo i pentastellati molti documenti non vengono resi disponibili o non si trovano a causa dell’incendio che nel 2012 distrusse l’archivio. Dopo 9 anni ancora non è chiaro quali documenti si siano salvati e quali no. «Gli eventi sismici del 2016 – continua il M5S – hanno segnato indelebilmente il nostro territorio determinando situazioni sociali paragonabili solo a quelle causate da eventi bellici. Proprio come dopo una guerra, bisogna riprendere il prima possibile a vivere una vita normale ritrovando indispensabilmente l’ambiente fisico familiare precedente agli eventi: la casa. Per questo il Governo italiano ha appositamente istituito la struttura commissariale, oggi diretta da Giovanni Legnini. Questa struttura deve necessariamente trovare speculare agibilità nell’operato delle amministrazioni locali coinvolte nel processo di ricostruzione: ciò dovrebbe accadere in ogni città d’Italia, ma a Macerata non succede. Sapete perché? Perché per dichiarare la conformità dello stabile agli atti autorizzativi comunali, il tecnico incaricato deve necessariamente chiedere di prenderne visione, ricevendo dall’Ufficio tecnico comunale, in non pochi casi, questa risposta: “In data 11 agosto 2012 l’archivio delle pratiche edilizie è stato interessato da un incendio, è stato accertato che il faldone relativo alla posizione dell’edificio di cui trattasi contenente i documenti a quel momento presenti, risulta essere tra quelli direttamente interessati dall’incendio e allontanati dall’archivio dal personale dei vigili del fuoco. Poiché al momento non è stata ancora eseguita la cernita del materiale incendiato non è dato sapere se i documenti contenuti nel faldone allontanati che potrebbero riguardare la richiesta di che trattasi, risultano recuperabili o meno, di conseguenza non è possibile effettuare la consultazione. Per quanto sopra la sua richiesta rimane sospesa”».
L’intervento dei vigili del fuoco nel 2012
«Questa situazione – aggiungono – fa sì che per il tecnico si prospetti l’alternativa tra l’assumersi la responsabilità di assicurare la conformità senza poterne verificare la fondatezza o rinunciare all’incarico con la conseguente impossibilità per il cittadino danneggiato di rientrare nella propria casa. Tutto ciò già così è inaccettabile, e come se non bastasse, oggi la situazione si è ancor più aggravata dovendo a simile prassi ricorrere anche per poter accedere ai benefici del così detto “superbonus 110%” del governo Conte 2. Per quest’ultimo caso inoltre il progettista ha a sua disposizione anche tempi ristretti, dovendo tutti gli interventi incentivati terminare entro il 30 giugno 2022 o il successivo 31 dicembre». Una situazione quantomeno anomala, che secondo i due consiglieri dovrebbe indurre l’Amministrazione comunale «a chiedersi se è possibile “sospendere” un procedimento di accesso agli atti e, di nuovo, a domandarsi come sia possibile che un’amministrazione comunale capoluogo di provincia dopo quasi 9 anni non abbia recuperato o avviato al macero i faldoni interessati dall’incendio. Per rispondere alla prima domanda – sottolineano i pentastellati – è sufficiente ciò che ha risposto la Commissione per l’accesso ai documenti amministrativi costituita alla presidenza del Consiglio dei ministri: “La pubblica amministrazione ha trenta giorni di tempo per rispondere alla richiesta di accesso. Essa può rispondere in modo positivo, sia in modo negativo. L’amministrazione, inoltre, può differire l’accesso per assicurare una temporanea tutela degli interessi coinvolti o per salvaguardare specifiche esigenze dell’amministrazione”; si badi bene la Commissione parla di “differimento” e non di “sospensione” e nel marzo 2012 il Consiglio di stato ha stabilito che “il differimento dell’accesso deve pertanto specificamente indicare il termine e la durata di tale differimento”. Alla seconda – concludono – si potrebbe rispondere con un semplice “no” considerato che l’Ufficio tecnico ha dato prova dell’alto livello produttivo già nel 2015 quando, in appena due mesi, è stato capace di progettare, affidare l’esecuzione e terminare lavori per circa un milione di euro presso lo stadio Helvia Recina».
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