Il trasporto pubblico si ferma
La lettera ai cittadini:
«Sostenete il nostro sciopero»

STOP indetto dai sindacati per tutta la giornata di domani: «Le aziende non possono continuare ad ignorare le esigenze dei loro dipendenti e preoccuparsi esclusivamente di incrementare gli utili dei loro bilanci»

- caricamento letture

GiardiniDiaz_Autobus_FF-5-325x217

 

Sciopero di un’intera giornata del Tpl (trasporto pubblico locale) domani (1 giugno). La protesta è a firma di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl Fna ed è stata decisa per il mancato rinnovo del contratto, scaduto da tre anni. Nelle Marche sono interessati circa 1.600 addetti. Per l’occasione, si terrà un presidio dalle 10 alle 12 davanti alla Prefettura di Ancona, piazza del Plebiscito. Saranno garantite, come previsto dalla legge, le due fasce orarie: 5,30-8,30 e 17,30-20,30. Quanto alle modalità, gli uffici resteranno chiusi per l’intero turno, sarà garantita la presenza di un addetto nelle officine durante le fasce di svolgimento del servizio per le prestazioni minime, gli impianti sciopereranno l’intera giornata e sarà garantita la presenza di un addetto per i servizi minimi. Infine, verranno garantiti i servizi per i portatori di handicap, scuole materne ed elementari.

TerminalBus_FF-23-325x217I sindacati hanno scritto inoltre una lettera alle cittadine e cittadini marchigiani, per chiedere solidarietà e comprensione e spiegando le ragioni dello sciopero: «A tre anni dalla scadenza del Contratto collettivo nazionale di lavoro, le legittime richieste di miglioramento delle condizioni lavorative, sia normative che salariali, continuano a non ricevere risposte. Spiegare le ragioni delle nostre proteste ci sembra un atto doveroso, soprattutto nei confronti di chi, per i propri spostamenti, utilizza i mezzi pubblici anche in questo momento storico di estrema difficoltà per tutti. Sin dai primi giorni dell’emergenza sanitaria, le lavoratrici e i lavoratori del trasporto pubblico locale hanno dimostrato coraggio e alto senso di responsabilità, attraverso l’espletamento di un servizio che ha permesso alla cittadinanza di utilizzare il mezzo pubblico anche nei momenti più bui della pandemia. Il diritto costituzionale alla mobilità, anche nei giorni di lockdown, è stato garantito a tutti i cittadini, nonostante il rischio di contagio fosse elevato malgrado i Protocolli condivisi, finalizzati a contenere la diffusione del Covid sui mezzi pubblici; soprattutto nei primi giorni di emergenza, le lavoratrici e i lavoratori hanno spesso operato in condizioni di sicurezza precaria a causa della carenza di sufficienti dispositivi di protezione, mascherine, gel, disinfezione del posto di lavoro. Ma non si sono mai tirati indietro.  Perché oggi siamo costretti a proclamare un’ulteriore azione di sciopero nazionale, consapevoli di creare disagi? Perché malgrado gli sforzi, i sacrifici affrontati quest’anno dalle lavoratrici e dai lavoratori, e nonostante la disponibilità di più di 2 miliardi di euro stanziati dal Governo e destinati al settore (anche a salvaguardia della sostenibilità ambientale, sociale ed economica del Paese) le organizzazioni sindacali continuano a ricevere dalle rappresentanze datoriali proposte inaccettabili sul rinnovo del Contratto. Le aziende non possono continuare ad ignorare le esigenze dei loro dipendenti e preoccuparsi esclusivamente di incrementare gli utili dei loro bilanci, che forse nei prossimi mesi appariranno meno catastrofici di quanto ci si aspetti. Di contro, molte lavoratrici e lavoratori che, pur continuando a fornire il loro indispensabile contributo, sono stati sospesi dal lavoro e posti in cassa integrazione vedendo, come molti altri lavoratori nel Paese, drasticamente ridotto il proprio reddito. Una ragione in più, non la principale, perché si superi l’inaccettabile diktat delle aziende del settore, che vorrebbero azzerare le perdite salariali nel triennio 2018/2020 e negare gli aumenti contrattuali, perpetuando una perdita di potere di acquisito di stipendi quasi congelati dopo anni di stasi contrattuale. Se l’atteggiamento delle aziende non cambierà, la protesta proseguirà con maggiore forza e convinzione, attraverso tutte le azioni consentite nella consapevolezza che, purtroppo, il disagio maggiore, oltre che sui lavoratori del settore, per il sacrificio economico che esse comportano, si ripercuoterà come sempre sulla cittadinanza, che ne soffrirà l’impatto sulla libertà di movimento, libertà tanto attesa dopo tante restrizioni subite». Nelle conclusioni della lettera l’appello alla solidarietà: «Da domani saremo di nuovo al tuo servizio con l’abnegazione di sempre. Oggi ti chiediamo di sostenere la nostra mobilitazione».



© RIPRODUZIONE RISERVATA

Torna alla home page

Quotidiano Online Cronache Maceratesi - P.I. 01760000438 - Registrazione al Tribunale di Macerata n. 575
Direttore Responsabile: Gianluca Ginella. Direttore editoriale: Matteo Zallocco
Responsabilità dei contenuti - Tutto il materiale è coperto da Licenza Creative Commons

Cambia impostazioni privacy

X