Onlus abbandonate dalle istituzioni:
«Costretti a tagliare servizi ai nostri pazienti»

APPELLO - Susanna El Sahrawy di La Mar Onlus accende i riflettori sul settore del no profit sanitario. «In quest'anno l'assistenza domiciliare è aumentata, ma senza possibilità di organizzare eventi e conviviali sono venuti meno i contributi con cui si offriva il servizio ai malati. Comuni e Regione offrano un sostegno anche a realtà come la nostra»

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Susanna El Sahrawy – fondatrice de La Mar Onlus assieme all’oncologo David Mariani

 

di Laura Boccanera

«Costretti a tagliare i servizi ai nostri pazienti assistiti, in questo anno di pandemia lanciamo un appello alle istituzioni affinché offrano sostegno alle onlus che quotidianamente danno il proprio contributo alle persone malate». E’ un accorato appello quello che arriva da La Mar Onlus associazione no profit nata per volontà del medico e oncologo David Mariani che in questo anno ha continuato ad offrire i servizi di assistenza ai malati domiciliari e oncologici, ma che ha dovuto ridurre la propria possibilità di aiutare gli altri a causa del venir meno delle occasioni pubbliche di finanziamento. Ci sono i bar, i ristoranti, le palestre chiuse. Poi ci sono anche le associazioni di volontariato che prestano servizio pubblico e che pur facendo leva sulla buona volontà e sul tempo di tanti volontari sostengono costi per i professionisti che lavorano a contatto con gli utenti seguiti: infermieri, fisioterapisti, operatori socio sanitari, assistenti domiciliari. Realtà che in questa emergenza sanitaria hanno continuato a fare la propria parte e che per certi versi hanno visto aumentare la necessità del proprio servizio dal momento che negli ospedali l’emergenza primaria era dettata dal Covid. Ma a fronte di questo sforzo in più le risorse sono venute meno e dalle istituzioni non c’è stato un segnale di incoraggiamento. A parlarne facendo emergere una problematica che è comune a tutte le associazioni no profit è Susanna El Sahrawy fondatrice assieme a Mariani di La Mar Onlus operativa da meno di due anni sul territorio, ma con già oltre 200 pazienti assistiti. «Crediamo che sia arrivato il momento di far luce anche su questa esigenze che non emerge mai nel dibattito – spiega El Sahrawy – credo che le istituzioni in questa fase debbano essere una sorta di prolunga delle onlus sanitarie perché chi è in casa malato ha personale sanitario che lo assiste. Per fare questo quotidianamente prima del Covid la nostra associazione era solita organizzare eventi, conviviali e attività che consentiva di fare una raccolta fondi che nel successivo trimestre era in grado di sovvenzionare il lavoro dei professionisti che operano a domicilio con soggetti che necessitano di fisioterapia perché allettati da tempo o magari di assistenza o anche solo per i trasporti per gli ospedali per effettuare le terapie. In questo periodo la nostra azione è stata richiesta sempre maggiormente e con un maggior onere. Ad esempio per alcune terapie l’ospedale disponibile non era più quello più vicino. E di conseguenza i costi sono aumentati, ma è venuta meno la possibilità di raccogliere i fondi. Sarebbe bello e auspicabile che le istituzioni in questa fase fossero vicine a chi si adopera in questo settore e se possibile offrire un sostegno concreto a tutta questa parte di vita che continua ad esistere se pur nell’ombra più totale».



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