Mithun, giallo ancora aperto
«Dubbi dalle intercettazioni»

INDAGINE - La procura di Fermo ha chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla morte del 26enne studente di Unicam. La famiglia ha presentato opposizione sottolineando una serie di elementi che non tornerebbero: udienza ad aprile

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Mithun Rossetti

 

di Gianluca Ginella

Il giallo di Mithun Rossetti, la procura di Fermo chiede l’archiviazione ma la famiglia ha fatto opposizione: fissata l’udienza (si svolgerà il 16 aprile). Per i legali della famiglia qualcosa non torna. In particolare alcune intercettazioni fatte alle persone che vivono in una casa vicino all’annesso di villa Castellano, a Porto Sant’Elpidio, in cui il 7 agosto 2016 venne trovato il corpo del 26enne studente di Unicam. Il giovane, che viveva a Treia con la sua famiglia, era stato trovato impiccato. Per la procura Mithun si sarebbe tolto la vita, ed è arrivata una nuova richiesta di archiviazione. Ma i familiari di Mithun non hanno mai creduto alla versione del suicidio, e hanno fatto opposizione. «Dalle intercettazioni telefoniche – dice l’avvocato Federico Valori, legale della famiglia – che sono state eseguite nel corso del procedimento attualmente pendente, per il quale è stata chiesta l’archiviazione, si apprende che i membri della famiglia (che vive nella zona dell’annesso in cui è stato trovato Mithun, ndr) avessero contezza della presenza delle mutande di Mithun e della loro ubicazione, ancora prima del ritrovamento del cadavere e quindi in epoca antecedente a qualsiasi notizia al riguardo».

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L’avvocato Federico Valori con la sorella di Mithun, Putrika e la madre del 26enne

Il legale cita una intercettazione dei vicini di casa, tra moglie e marito: «viste le insistenze del marito – dice Valori – nel riferire di aver visto anch’egli le scarpe del povero Mithun sotto la palma del giardino di casa loro, lo zittisce dicendogli: “…Tu non c’entri cò… non si venuto fori.. statte zittu…perchè tanto tu che i visto….eee… non c’eri nel pomeriggio… stavi a fadigà…..sci va be per dilla tutta tu eri visto gliò da pè li pagni che è stati poi ritrovati, quando si glito con Giò quel giorno si glito con Giò a passeggià quagghiò da pè.”» (l’intercettazione viene riportata nell’opposizione all’archiviazione, ndr). Secondo il legale: «dopo aver ascoltato la conversazione ritengo che i membri della famiglia sapessero delle mutande prima del ritrovamento». Altro elemento che il legale sottolinea nel ricorso riguarda «l’avvocato di famiglia: a dir poco singolare che a tutte le audizioni dei familiari sia stato presente nella sua qualità di “avvocato di famiglia” (questa la dicitura indicata in calce ai verbali di sit). Non solo, ma dalle intercettazioni si è appreso che l’avvocato si sia più volte adoperato per dare indicazioni sulle versioni da fornire in sede di esame». Il legale lamenta poi che la procura non abbia fatto contestazioni o domande in merito a dichiarazioni fatte dai famigliari nel 2017 e che non combacerebbero con quanto si sente nelle intercettazioni. Si parla poi di una «visita mattutina da parte dei genitori di Mithun: nel 2017 quattro membri della famiglia avevano riferito di un incontro avuto la mattina del 7 agosto 2016 con i genitori, nonostante tale circostanza sia stata sempre smentita dalla signora Lorena Poddine (mamma di Mithun, ndr) e dal signor Sergio Rossetti (papà di Mithun, ndr). Magicamente l’incontro non viene più menzionato nelle dichiarazioni testimoniali del 2020 e si riconduce l’incontro al solo pomeriggio». Queste alcune delle contestazioni nella richiesta di opposizione all’archiviazione che dovranno essere prese in esame nell’udienza fissata per ad aprile. Il legale non attribuisce responsabilità ai componenti della famiglia, «ma riteniamo sappiano altro rispetto a quanto finora hanno detto».



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