L’ospedale di Camerino
Tutto tace sull’ospedale di Camerino e sale la preoccupazione dei sindaci per il futuro. L’ultimo allarme è stato lanciato ieri dal sindaco di Camerino Sandro Sborgia, che ha denunciato come in ortopedia sia rimasto ormai in servizio un solo medico. «Stiamo perdendo la professionalità qualificata del dottor Di Palma – incalza Sborgia – si permette ai medici di andare via, poi sarà difficile trovarne di nuovi. Questo medico non sarà immediatamente sostituibile, i bandi di assunzione vanno deserti. Perdiamo una professionalità, non per cause di forza maggiore, ma per una scelta scaturita dalla mancanza di prospettive di questo ospedale, che determina il lasciare il nosocomio di Camerino, nel disinteresse più totale. Sembra che la perdita di questa ulteriore professionalità medica non preoccupi chi ha la responsabilità della gestione politica ed amministrativa della sanità, sembra che non ci si senta in dovere di intervenire».
Il sindaco Sandro Sborgia
Sborgia ricorda che nella recente campagna elettorale erano stati presi impegni dal governo regionale, in merito alla difesa della sanità nell’entroterra: «E’ stata fatta campagna elettorale sul tema della difesa della sanità dell’entroterra, ricordo a chi ha preso impegni con i cittadini che è ora di mantenerli. E’ vergognoso – aggiunge – che di fronte alla perdita di professionalità mediche rilevanti, non si cerchi di mettere in campo ogni sforzo possibile, per cercare di trattenerle. La situazione critica del reparto di ortopedia è nota da mesi, dal trasferimento a Fabriano di altri due medici, se sarà persa la professionalità del dottor Nicola Di Palma, la responsabilità morale e politica sarà di chi gestisce la sanità a livello politico ed amministrativo».
Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo
Anche Mauro Falcucci, sindaco di Castelsantangelo sul Nera, esprime tutta la sua preoccupazione: «Mi associo al grido di allarme del collega di Camerino Sandro Sborgia sull’attuale situazione e sul futuro dell’ospedale di Camerino. Attendiamo, e di ciò ne sono certo, un’immediata risposta della Regione Marche volta a ripristinare l’immediata efficienza del reparto di ortopedia, un’eccellenza da tutti riconosciuta, e dell’importantissimo ruolo che riveste una storica e preziosa struttura sanitaria per l’entroterra maceratese. Vogliamo – incalza – una pari attenzione, giustamente riconosciute ad altre aree omologhe quali Amandola, Urbino e Fabriano, per tutte le popolazioni montane che da sempre vivono una serie di disagi sotto il profilo viario, sanitario, scolastico, sociale ed economico. Senza queste necessarie e oggettive garanzie, la stessa ricostruzione post sisma 2016, che tenta di partire quanto prima, verrebbe fortemente compromessa. Sono altresì certo che nella imminente rivisitazione del piano socio sanitario della Regione questi delicatissimi aspetti verranno affrontati e individuate le soluzioni più idonee».
«Ortopedia resta con un solo medico: un reparto d’eccellenza rischia la chiusura nel silenzio»
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I Sindaci si accorgono delle cose che accadono, sempre in ritardo. Per l’ospedale andava prestata la massima attenzioni , con lo stesso impegno dedicato alla ricostruzione. Invece per la ricostruzione(fatti privati), sono stati spesi fiumi di parole, per l’ospedale (cosa pubblica), se ne parla solo dopo la chiusura.
Cosa vuoi ricostruire se non pensi alle infrastrutture?
Dopo il sisma del 1997, prospettai agli amministratori pro tempore, dato che il territorio era sprovvisto di infrastrutture ricettive, di dare vita all’albergo diffuso. La ottusità mentale o la difficoltà a comprendere l’iniziativa, non ne permise la realizzazione. Il ns territorio è dotato di vie di accesso molto precarie. La Valnerina, fa paura, con quella frana all’imbocco , che alla prossima scossa sismica viene giù e … si salvi chi può. Il “viadotto delle rote”, è un po’ precario. Vengono eseguite in continuazione manutenzioni sulle campate per dislivelli che si creano tra una trave e l’altra. Che cosa significa?
Credo sia giunto il momento di seguire un po’ più da vicino queste problematiche, per non fare la fine del nosocomio.