di Giulia Mencarelli (Foto di Fabio Falcioni)
Il Trovatore, in programma questa sera allo Sferisterio di Macerata, raccontato agli aperitivi culturali con l’arte dello storytelling. Ospiti d’eccezione, il filosofo e performer teatrale Cesare Catà, accompagnato dal polistrumentista Andrea Gasparrini che con due linguaggi differenti hanno analizzato lo storytelling verdiano.
Se allo Sferisterio “Il Trovatore” sta ultimando i preparativi, questa mattina, agli aperitivi culturali, ha superato pienamente la prova. Il terzo appuntamento si sposta, ma senza voltar pagina, dal Don Giovanni alla figura misteriosa del Trovatore. «Notiamo come il Trovatore sia un continuo raccontare e raccontarsi» ha detto la curatrice dell’iniziativa, Cinzia Maroni. Un incontro che, a differenza degli altri, accanto alle parole, accuratamente selezionate dall’ospite, il filosofo Cesare Catà, mette anche la musica del polistrumentista celtico, Andrea Gasparrini.
“Il trovatore, o dello storytelling” spiega, tra le letture di Gabriela Lampa e le pause strumentali di Gasparrini, la questione centrale del figlio scambiato. Il ‘changeling’ che, in seguito alla perdita di un figlio, scuote l’animo materno causando un’elaborazione immediata e razionale. Un inconscio che, nell’opera verdiana, porta Azucena ad uccidere, per uno scambio di persona, il suo stesso figlio. Un gesto crudo, a prescindere, ma voglioso di vendetta per quella madre che molti anni prima vide morire sul rogo, accusata di stregoneria. Pazzia? Forse. Sicuramente i pazzi, assieme ai bambini e agli scrittori (i trovatori), rientrano tra i protagonisti dello storytelling, coloro, insomma che ricercano la propria identità in una storia alternativa, non condivisa. Per i più scettici, certamente, servirebbero lezioni intensive con Catà ma anche a loro avrebbero incuriosito le storie che racconta delle nostre terre.
Narrazioni di bambini scomparsi, per mano di streghe e fate, cavalli che nella bellezza dei Monti Sibillini, vengono scambiati e sempre dalle stesse fate ornati da criniere intrecciate che si narra, porti il divieto di sciogliere. Lo scambio, quindi, come mezzo di salvezza, per superare un lutto, per colmare un affetto come ripreso dal citato film Changeling, dove la madre si rende conto che il ragazzo che le sta accanto, non è suo figlio scomparso. Ed è qui che Maroni, introduce un altro tema, quello della ‘consapevolezza’ della madre nello scambio. L’azione di vendetta che sta nel desiderio di Azucena, unica detentrice della vera identità di Manrico (il Trovatore), in quanto, secondo il filosofo «Azucena rappresenta una cultura che non rispetta l’accordo generale della verità». Continui i riferimenti alle opere pirandelliane e alla tragedia shakespeariana, Romeo e Giulietta. È nella continua lotta di Giulietta nel chiedere a Romeo la rinuncia alla propria identità che scatta un altro tema dominante della giornata, l’agnizione, inteso come improvviso e inaspettato riconoscimento dell’identità di un personaggio. Un percorso intenso che ha lasciato ai presenti punti nuovi ed interrogativi. Un bis finale di applausi per Catà e Gasparrini, ha indirizzato verso la degustazione di prodotti, gentilmente offerti dal bar Centrale e accompagnati dal Ribona dei Colli maceratesi.
Per partecipare agli aperitivi culturali occorrerà prenotarsi attraverso il sito dello Sferisterio al link: https://www.eventbrite.it/e/biglietti-aperitivi-culturali-112682688956 .
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