L’impianto rigassificatore al largo di Porto Recanati non si farà. È quanto deciso oggi dal Tar del Lazio, che si è pronunciato sul ricorso presentato da otto Comuni del territorio maceratese e anconetano: Recanati, Potenza Picena, Ancona, Sirolo, Numana, Loreto, Castelfidardo e Camerano, insieme al comitato Rigassificatore Nograzie, al Parco regionale del Conero, a Legambiente Marche e a Lanfranco Giacchetti, che chiedeva l’annullamento del decreto di compatibilità ambientale del ministero dell’Ambiente sul progetto del rigassificatore Gnl. I giudici del Tar, in accoglimento di quanto prospettato dalle parti ricorrenti, hanno stabilito che il decreto ha perso ormai ogni efficacia. Il provvedimento, emesso il 21 gennaio 2011, aveva una validità di 5 anni.
«Pertanto – scrivono i giudici della Terza sezione stralcio nella sentenza del 26 giugno scorso -, il progetto in questione avrebbe dovuto essere realizzato entro il 31 gennaio 2016». Se la società Tritone Gnl spa, subentrata alla Gdf Suez, avesse voluto provvedere alla costruzione dell’impianto, avrebbe dovuto richiedere la proroga del decreto di compatibilità ambientale. Entrambe le cose, la costruzione del terminale e la richiesta di proroga della V.I.A., invece non si sono verificate. «Non risultando realizzazione alcuna, né proroga del provvedimento Via – sottolinea ancora il Tar Lazio – va da sé dichiarata la cessazione della materia del contendere, stante l’integrale soddisfazione della pretesa vantata dalle parti ricorrenti». Il progetto era stato presentato dalla società Gas de France Suez e puntava alla costruzione di un terminale “offshore” della capacità di rigassificazione di 5 miliardi di metri cubi all’anno, che sarebbe arrivato al punto di trasformazione al largo della costa di Porto Recanati mediante navi gasiere e da lì fino a terra mediante una condotta sottomarina, per essere poi immesso nella rete di distribuzione. Un impianto che aveva suscitato forti contestazioni da parte dei cittadini di diverse località, che in particolare attraverso il comitato Rigassificatore Nograzie avevano evidenziato le innumerevoli ragioni, specialmente sul piano della salvaguardia ambientale e della sicurezza, per le quali il rigassificatore non andava costruito.
Un lungo braccio di ferro, sfociato nel ricorso sostenuto dagli avvocati Patrizia Niccolaini e Anna Maria Ragaini, che chiedevano anche l’annullamento di tutti gli atti e provvedimenti connessi al decreto Via. Richiesta che ha trovato pieno accoglimento da parte dei giudici amministrativi del Tar del Lazio.
Per poter lasciare o votare un commento devi essere registrato.
Effettua l'accesso oppure registrati