Infermiere rinviato a giudizio per violenza sessuale ad una paziente dell’ospedale di Macerata. L’Asur è stata chiamata in causa come responsabile civile e si è al tempo stesso costituita parte civile. I fatti risalgono al 2018 e oggi si è svolta l’udienza davanti al gup Giovanni Manzoni del tribunale di Macerata. La difesa ha chiesto di fare il processo con rito abbreviato condizionato a una perizia sulle condizioni della parte offesa, ma il giudice non ha accolto la richiesta.
«Secondo noi era necessario che ci fosse una perizia per chiarire questa vicenda, ora andremo al processo col rito ordinario» dice l’avvocato Tiziano Luzi che insieme al legale Giovanni Vittorio Galeota difende l’infermiere, un 48enne.
L’uomo, che è stato poi licenziato, nel 2018 lavorava nel reparto di Psichiatria dell’ospedale di Macerata. Nel luglio di quell’anno era ricoverata una donna sui trent’anni. Nella notte tra il 6 e 7 luglio, dice l’accusa, l’infermiere avrebbe costretto la paziente a compiere atti reciproci di masturbazione, dopo averla indotta a seguirlo in una stanza vuota del reparto. Ancora, sempre secondo l’accusa, approfittando dello stato di inferiorità psichica assoluta della paziente, il 10 luglio l’avrebbe costretta a subire rapporti sessuali completi dopo averla portata nello spogliatoio degli infermieri.
Oltre alla violenza sessuale, l’accusa gli contesta il peculato (perché si sarebbe appropriato di alcune confezioni di farmaci del reparto che erano state trovate nel suo armadietto) e quella di falso per aver scritto sulla cartella clinica della paziente di averle somministrato i medicinali che le erano prescritti alle 21 del 10 luglio mentre invece i farmaci sarebbero stati somministrati alcune ore dopo: alla mezzanotte del 10 luglio. Al processo è parte civile, oltre all’Asur (tutelata dall’avvocato Gianfranco Borgani) che al tempo stesso è stata chiamata in causa come responsabile civile, anche la donna (assistita dal legale Francesco Copponi).
Commenti disabilitati per questo articolo