Diecimila euro del Comune di Macerata per un catalogo non commercializzabile per la promozione della mostra del Bauhaus ma nel frattempo, al bookshop, è in vendita un catalogo sempre sulla stessa mostra a 32 euro. «E’ lo stesso?», chiede il consigliere comunale Andrea Marchiori, fresco di ingresso in Lega, con un’interrogazione in piena estate. «L’interrogazione è conoscitiva – spiega Marchiori – in quanto non ho certezza che il catalogo realizzato con proventi pubblici e destinato alla promozione della mostra, di cui è vietata la commercializzazione, sia lo stesso che, in effetti, viene venduto. Tenuto, però, conto che la mostra è in atto, è opportuno un chiarimento immediato da parte dell’amministrazione anche nell’interesse della cooperativa che gestisce il sistema museale».
Affidataria dell’organizzazione della mostra è l’associazione temporanea di impresa costituita da Sistema Museo e Meridiana. Il Comune con una determina ha previsto tra gli impegni di spesa 10mila euro per il catalogo destinato ad “assolvere a finalità di promozione e di comunicazione istituzionale” e quindi non oggetto di vendita al pubblico. Il catalogo presente invece nel bookshop viene venduto al costo di 32 euro. Per questo Marchiori chiede «se il catalogo proposto in vendita dal Sistema Museo sia quello della determina e, in tal caso, per quale ragione sia stato disatteso l’impegno dirigenziale e quali azioni ha intenzione di intraprendere l’amministrazione. Nell’ipotesi in cui il catalogo commercializzato di cui sopra non sia riconducibile a quello, si chiede quali siano le differenze e se la realizzazione e stampa siano state curate da soggetti diversi. Sempre in tale ipotesi, atteso che il costo unitario del catalogo è di 25euro (qualora siano state stampate 400 copie come indicato in premessa della determina) si chiede di conoscere quante copie siano state ordinate dall’Ati per il catalogo dalla stessa commercializzato e quale costo di produzione la stessa abbia sostenuto».
Infine l’interrogazione a risposta orale chiede «per quale ragione al punto 3 comma 2 della parte impegnativa della determina anziché 400 copie stampate viene stabilito il numero di 300 copie che, stante l’impegno generale di spesa, farebbe salire il costo unitario da 25 a 32 euro corrispondente peraltro a quello dei volumi commercializzati. Sempre nell’ipotesi in cui il catalogo commercializzato non sia riconducibile a quello di cui alla citata determina, si chiede quante copie del catalogo di cui alla citata determina siano effettivamente state realizzate e quale destinazione le stesse abbiano avuto atteso che, anche in occasione dell’inaugurazione della mostra, il catalogo avente “finalità di promozione e di comunicazione istituzionale” non è stato offerto ai visitatori mentre era in vendita quello proposto dall’Ati».
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