Umberto Curi agli Aperitivi Culturali
di Marco Ribechi
Mediterraneo contro teutonico, Bizet contro Wagner, uomo contro donna. Per l’ultimo degli Aperitivi Culturali a tema il filosofo Umberto Curi ha declinato la Carmen nei suoi aspetti innovativi e geniali tanto fatali per Friedrich Nietzsche che arrivò a definirla “Un capolavoro perfetto”. L’adorazione del grande filosofo tedesco per l’opera francese non era solo dovuta agli aspetti musicali ma a tutto un panorama concettuale che la pongono ai massimi vertici della comprensione umana. Per Nietzsche infatti la musica era un vero e proprio percorso di scoperta della verità, molto più potente della parola, logos. E se la tradizione vuole che in principio fu il verbo forse la realtà concreta dei fatti direbbe che in principio fu il suono poiché, mentre il verbo è frutto di una convenzione tra esseri umani, il suono esiste di per sé in quanto associato alla materialità insita in ogni oggetto. E inoltre non esiste suono se non attraverso la possibilità di percepirlo e la massima organizzazione umana di questi suoni, la musica appunto, ne eleva la portata a valore esistenziale e spirituale.
Gabriela Lanza
La trattazione di Curi dentro il pensiero di Friedrich Nietzsche parte da quando il filosofo aveva 26 e una passione smodata per Wagner: «Giovanissimo e assegnatario di una cattedra prima ancora di terminare gli studi – dice Curi – Nietzsche sottolinea nel testo “La nascita della tragedia” il suo debito verso Wagner perché la sua musica poteva offrire risposte che la filosofia non era in grado di dare. Ma negli anni l’adorazione verso il compositore si trasforma in sarcasmo e poi in aperta e radicale polemica che diventa una condanna senza appello». Illuminante a proposito la lettura su Il caso Wagner ad opera di Gabriela Lanza. «Nietzsche teneva in gran rilievo la musica – continua Curi – arrivando a dire che senza musica la vita sarebbe un errore e anche che si diventa filosofi quanto più si diventa musicisti. Il filosofo riteneva che la musica rende libero lo spirito mettendo le ali al pensiero quindi la sostituzione di Wagner con la Carmen di Bizet, definita perfetta, rappresenta un giudizio estremamente forte e totale». Nietzsche era quasi ossessionato dalla Carmen arrivando a vederla oltre 20 volte e forse rincorrendo le rappresentazioni in giro per l’Europa. Addirittura la definisce “La migliore opera che esiste, perfetta che rende perfetti gli spettatori che la ammirano”.
Cinzia Maroni con la titolare della ditta Sigi
Per Nietzsche la Carmen era talmente superficiale, sensuale e mediterranea quanto insopportabilmente troppo cristiana l’ascesi di cui parla Wagner. Ma quale è la grandezza della Carmen quindi? «Nietzsche riteneva che rappresentasse il modello più riuscito di un certo tipo di amore – spiega Curi – che non è quello del gioioso immoralismo di una donna libera dalla sessualità spinta ma quello di un terzo modello che va ad inserirsi tra la concezione di amore come Eros o come Agape che aveva caratterizzato tutto il pensiero filosofico occidentale fino a quel momento». “Finalmente l’amore” scriverà Nietzsche stupito da aver trovato una rappresentazione tanto innovativa del sentimento. La seduzione della Carmen non è quella del “condurre con sé” ma al contrario ha valore di separazione, portando cioè l’individuo a smarrire la retta via attraverso tutte le armi disponibili, dalle minacce, alle lusinghe, alle menzogne ai raggiri. «Se Eros, come esposto da Platone nel Simposio – dice Curi – è la forza che spinge a ricercare l’altra metà per ricostituire l’uno originale, e se Agape rappresenta l’amore per le creature in quanto riflesso dell’amore vero di dio la Carmen è l’esaltazione dell’odio tra i sessi e la guerra permanente tra essi. Questa è la novità che tanto sconvolge Nietzsche, la rappresentazione di una tipologia nuova di amore inteso in termini bellicosi e battaglieri». Curi, che ha scritto il volume Filosofia del Don Giovanni, lancia l’aggancio per la prossima stagione lirica: «Ritengo che Don Giovanni possa essere un precedente di Carmen – dice il filosofo – perché come scopo non aveva il godimento bensì la conquista, la vittoria e la sopraffazione delle difese avversarie, se sarò invitato ne parleremo l’anno prossimo». L’aperitivo finale è stato offerto dal Centrale Eat e dalla ditta Sigi e bagnato con il già amatissimo Spritz Maceratese inventato da Enzo Gironella la cui ricetta però è ancora un segreto dell’autore. Domani nell’ultimo incontro dell’anno Barbara Minghetti, Francesco Lanzillotta, Luciano Messi e il sindaco Romano Carancini tracceranno il bilancio del festival 2019.
Enzo Gironella mentre prepara lo spritz maceratese
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