Francesco Fiordomo e Antonio Bravi festeggiano dopo la vittoria
di Giovanni De Franceschi
«Per chi vorrebbe continuare un percorso nel Pd è avvilente questa situazione, ci fa capire che il partito è in affanno e sopravvive solo dove ci sono brave amministrazioni riconosciute dalla cittadinanza». E’ l’amara constatazione di Francesco Fiordomo, dopo le elezioni che hanno incoronato il suo ex vice Antonio Bravi sindaco di Recanati. Un ballottaggio al cardiopalma con cui il centrosinistra ha mantenuto il governo della città per appena 29 voti. Fiordomo è sicuramente stato uno degli artefici del successo con la sua lista Vivere Recanati, «un’impresa» come l’ha definita lui stesso che ha lasciato dietro di sé una comprensibile gioia, ma anche un velo di tristezza soprattutto per come è andata la campagna elettorale e per la guerra fratricida che si è consumata con il Pd. E che non accenna a placarsi nemmeno ora. I dem al primo turno hanno deciso (perdendo) di puntare su un altro candidato, Graziano Bravi, tra l’altro proveniente dall’area del centrodestra. E al ballottaggio sono stati accusati, tanto che la lettera di un iscritto è arrivata anche a Zingaretti e Gostoli, di aver mantenuto un atteggiamento quantomeno ambiguo. Accuse che ieri il segretario locale Andrea Marinelli ha rispedito al mittente, dichiarando che senza i voti del Pd Antonio Bravi non avrebbe mai vinto.
«Ci sono fatti, circostanze e situazioni di fronte alle quali non si può raccontare qualcosa di diverso – continua Fiordomo – capisco l’opportunismo e l’impudicizia quasi, ma quello che è successo è sotto gli occhi di tutti: gli elettori si sono trovati di fronte a indizioni clamorosamente fuorvianti. Dopo il primo turno avremmo auspicato una presa di coscienza e un bagno di umiltà, ma non c’è stato. E al ballottaggio non c’è stata nessuna indicazione esplicita per Antonio Bravi». Da qui l’amarezza del militante ed esponente storico dei dem che, per inciso, dal 18 aprile è stato pure estromesso dalla chat della direzione provinciale del partito. «E’ chiaro che c’è anche un velo di tristezza – aggiunge Fiordomo – perché non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire. Ormai i campanelli di allarme sono continui e il fatto che non ci sia una presa di coscienza, non fa che diminuire le speranze che si possa cambiare qualcosa. Il nostro orizzonte naturale è questo, riteniamo che la nostra casa sia di area progressista e democratica, però se la casa ha il portone blindato e le finestre sbarrate e dentro sono rimasti i soliti quattro amici al bar, diventati due nel frattempo e per di più sono andati a destra, che possiamo farci? C’è una rivolta nella base evidente e a Recanati tanti elettori Pd ci hanno votato nonostante le indicazioni contrarie di alcuni dirigenti, indicazioni che hanno rischiato di consegnare la città a Lega e Fratelli d’Italia. Di fronte a questo uno dovrebbe scappare e invece no».
Ecco, perché il punto ora è questo: come se ne esce, come si può riuscire a ricostruire un rapporto di fiducia e collaborazione? Il segretario regionale Gostoli si è detto disposto a fare la sua parte in questo senso, sarà sufficiente? «Se ne esce facendo piazza pulita – conclude l’ex sindaco – quando uno non ne azzecca una dovrebbe tirare le somme. Se ne esce aprendo quel portone blindato e quelle finestre sbarrate, facendo respirare il Pd. C’è la parte buona del partito che si sente mortificata, ci sono giovani pronti a fare la loro parte: serve un cambio radicale. Recanati forse in questo può rappresentare una sorta di laboratorio, ma noi viviamo questa situazione con consapevolezza e umiltà, sapendo che è stata un’impresa. Perché nonostante tutto i cittadini ci hanno premiato e questo dovrebbe essere un ulteriore campanello, per noi sicuramente di festa, per il partito d’allarme. E deve essere colto, perché ho l’impressione che sia una delle ultime chiamate».
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Fiordomo dovrebbe prima di tutto fare pubblica autocritica per avere aiutato in maniera determinante nel 2015, insieme a Comi, a Silenzi e alla Giannini, Cerescioli a vincere le primarie del PD per la carica di Presidente della Regione Marche, vicenda da cui è derivato l’attuale inconsistente assetto regionale del partito, che non è assolutamente in grado di incidere sulle realtà locali.
Bommarito dovrebbe prima di tutto leggere bene, anzi solo leggere, prima di scrivere i suoi commenti. Qui stiamo parlando del PD di Recanati, che ha amministrato, con Fiordomo, negli ultimi 10 anni, (negli ultimi 5 con la maggioranza assoluta), quindi da ben prima dell’elezione di Ceriscioli e degli organi regionali e provinciali del partito.Lasciare un commento non è obbligatorio, qualche volta sarebbe meglio tacere piuttosto che dire sciocchezze.
Caro Frapiccini,
io non mi sono mai permesso di dire a nessuno che scrive delle sciocchezze, quindi anche lei farebbe bene a moderarsi nei termini.
Ciò detto, è chiaro che la spaccatura attuale si è consumata nel PD di Recanati, ma mi sembra che da parte di molti piddini si sia lamentato il mancato intervento del PD regionale per sanarla nei tempi giusti, per cui la vicenda Ceriscioli (colui che insieme a Ricci ha determinato la scelta di Gostoli, attuale segretario regionale del peso politico quasi inesistente), eletto presidente regionale grazie anche a Fiordomo, c’entra, eccome.
Caro Bommarito
mi scuso se la parola ‘sciocchezze’ è andata oltre i termini da lei ritenuti corretti.
Detto questo ribadisco che lasciare un commento, soprattutto se non si conoscono le dinamiche locali, non è obbligatorio, anzi qualche volta sarebbe meglio tacere.Le spiego perché :come dice, ‘a lei sembra che molti piddini si siano lamentati per il mancato intervento del PD per sanare la spaccatura nei tempi giusti’.
E’ questo passaggio, che poi è “propedeutico” alla, sempre secondo lei,vicenda Ceriscioli che è falso. Il nuovo segretario Andrea Marinelli è stato eletto dagli iscritti del PD, e questo ha innescato la spaccatura con Fiordomo con la conseguente fuoriuscita sua, degli assessori PD (meno Pennacchioni)e dagli iscritti non appartenenti alla linea Marinelli.Il candidato sindaco Graziano Bravi è stato designato sia dagli iscritti che simpatizzanti per acclamazione.
Per quanto riguarda Fiordomo e la sua Giunta hanno continuato a lavorare fino all’ultimo proficuamente per Recanati sempre in perfetta condivisione con la Regione Marche.
La invito inoltre a leggere o rileggere, sempre su Cronache Maceratesi l’articolo di Fabrizio Cambriani “La lezione di Bravi e Fiordomo – PD a casa per manifesta incapacità” tra le altre un passaggio così recita: Fiordomo vince la sua battaglia nonostante il PD recanatese e quello provinciale.
Il suo tentativo di mettere in mezzo il PD regionale e la Regione Marche è del tutto fuorviante.
saluti
Seppur non coinvolto nelle vicende interne al PD,da elettore orientato a sinistra ho seguito con una certa attenzione quanto avveniva nel PD recanatese,ma soprattutto nel PD nazionale.Al di là di personalismi,che localmente hanno avuto di sicuro un ruolo,dietro vedo come causa scatenante la questione che ha caratterizzato la nascita stessa del PD,cioè il suo profilo politico.Questione sulla quale è stato imperniato anche l’ultimo Congresso.Partito di sinistra che guarda a sinistra o partito di sinistra che guarda al centro?L’affermazione di Zingaretti al momento sposta il baricentro verso il primo corùno,ma il secondo,logicamente,medita sulla rivincita.Questa tensione non fa che allontanare la prospettiva della formazione di un soggetto unitario di sinistra,moderno ed avanzato,all’altezza di sfidare l’impostazione che sta prevalendo dei gravissimi problemi che stanno investendo l’intera umanità e,quindi,anche la nostra realtà.Questo mi procura molto sconforto.